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QS - Quotidiano Sportivo: Stesse situazioni, decisioni diverse (24.11.05)  
Autore: unagt
Pubblicato: 24/11/2005
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LA POLEMICA FANTINI CADUTI, DUE CASI ANALOGHI ACCADUTI A LIVORNO E A TARANTO
Stesse situazioni, decisioni diverse le giurie ippiche sono nella bufera

Le giurie ippiche un pò nella bufera dopo gli ultimi accadimenti. Del resto per una corsa di cavalli l’operato della giuria vale un pò come quello dell’arbitro nel calcio. Anche qui ci sono diversi giudici, quelli di gara e lo starter, oltre ai commissari. Ciascuno con le proprie competenze, ma il rischio è sempre quello che la discrezionalità prenda il sopravvento sui regolamenti. Così se un fallo di mano per un arbitro può essere da rigore o meno, lo stesso dicasi per una breve rottura che può essere da squalifica o meno, per un danneggiamento che può comportare la retrocessione, o per la posizione delle ruote dl un sulky rispetto ai paletti che delimitano la pista, il riferimento è a quanto accadde nel Mangelli con Fairbank Gi, quando, a nostro modesto avviso, la giuria prese comunque la decisione più giusta e di buon senso.
IL CASO Le polemiche di questi giorni vertono invece su due casi in apparenza simili e per i quali invece due giurie hanno preso decisioni diametralmente opposte. Il primo riguarda la sesta corsa di Taranto di giovedì 17 Novembre. Nel corso della gara il cavallo n. 7 Besinde Top rimane vittima di una caduta e si lancia libero in pista creando una situazione di pericolo. In questi casi di solito la corsa viene ovviamente fermata, sospesa e ripetuta subito se passano meno di trenta minuti dall’interruzione, mentre in caso contrario viene riproposta in coda all’ultima prova del programma. In effetti la Giuria di Taranto ha di fatto riproposto la corsa come decima del programma, ma in realtà ha azzerato tutto il gioco, proweduto al rimborso di tutte le scommesse della corsa fermata e «creato» ex novo una nuova corsa addirittura con alcuni cavalli con numeri di partenza rispetto alla precedente.
IL CASO 2 L’altro ieri a livorno si è riproposta una situazione analoga con una corsa interrotta in seguito a un incidente che ha provocato la caduta di un fantino. Anche in questo caso la corsa è stata riproposta come ultima prova del programma, ma qui il gioco non è stato annullato, i cavalli hanno mantenuto tutti il loro numero e la loro gabbia di partenza originaria con la sola eccezione del cavallo protagonista dell’incidente che è stato ritirato, peraltro senza che le scommesse siano state rimborsate, così come sembrerebbe corretto dalla logica e dalla lettura del regolamento.
DOV’É L’ERRORE? Ora è evidente che una delle due situazioni appena descritte comporta giocoforza degli errori da parte della giuria che ha deciso. È come se per io stesso identico fallo un arbitro avesse decretato un rigore e l’altro invece no. Nel calcio ci siamo abbastanza abituati, ma nell’ippica no. Finora una dei pochi capisaldi della regolarità delle corse era data dalla certezza del regolamento. E evidente che se questa viene a cadere si entra in un vortice pericoloso. Capire chi ha sbagliato è ovviamente interessante, ma fino a un certo punto. L’importante è che si vada verso uniformità di giudizio che, ha dire il vero, sembrerebbe dare ragione ai giudici di Livorno anche perché, pur comprendendo la rabbia di chi ha perso, è evidente che, a corsa partita e scommesse chiuse, la caduta, l’incidente o l’infortunio di un cavallo viene ad assumere un’importanza relativa proprio per tutelare lo scommettitore da frodi tese a ottenere un rimborso delle puntate. Del resto se così non fosse sarebbero inutili anche i controlli sui cavalli che vengono proposti a caso prima di una riunione di corse. Che, dopo il calcio, anche l’ippica stia meditando di richiamare Collina?
Luigi Migliaccio

 
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