I grandi si ribellano: «Giù le mani da S. Siro» Casoli, Edy Gubellini e Mauro Baroncini: «E’ la storia del trotto, non possono demolirlo» MILANO - Il trotto milanese non ci sta. Ormai da anni si rincorrono le voci sulla demolizione dell’ippodromo attaccato al Meazza, ma ora i fatti sembrano vicini. Molto vicini. Esiste un progetto, presentato in una doppia commissione comunale (sport e urbanistica): un nuovo ingresso per lo stadio Meazza, case, negozi, ristoranti, alberghi, un bel parcheggio in parte sotterraneo da 2300 posti auto e del verde (almeno quello). Un pacchetto da ben oltre 100 milioni di investimenti, pronto a prendere il posto dell’impianto più prestigioso d’Italia che sta vivendo una crisi profonda, dovuta soprattutto alle scelte strategiche dl un sistema in cui la proprietà stessa dl San Siro (La Trenno, ovvero Snai, ovvero le agenzie Ippiche) ha giocato un ruolo non secondario. Nel 1996 vennero investiti 5 miliardi di lire per rifare piste e impianto dl illuminazlone. Ora tutto sarebbe diventato inutile. Non ci stanno gli uomini di San Siro. E gridano la loro rabbia attraverso tre uomini che, in tempi diversi, rappresentano la storia di San Siro: «Siamo ridotti male!» esclama William Casoli, 82 anni, l’uomo che assieme a Sergio Brighenti e Walter Baroncmi ha infiammato la tribuna per una cinquantina d’anni: «Ed era una tribuna gremita, entusiasta. Ora invece il pubblico è sparito, l’ippica rischia dl morire per colpa della politica che ci ha messo le mani. Purtroppo si avvera la profezia di Paolo Orsi Mangelli: già 60 anni fa temeva l’arrivo dei politici». Crisi o non crisi. San Siro è San Siro: «E’ il simbolo del trotto, un impianto da valorizzare e rilanciare. Invece stiamo discutendo della sua demolizione, sono giorni brutti». Edoardo Gubellini è a quota 68 primavere. Rappresenta il San Siro degli anni 70: «Cosa penso di questa storia? Rispondo con un esempio. Mia madre Maria Luisa ha 91 anni, avrebbe potuto andare ad abitare ovunque avesse voluto. Vive sopra la nostra scuderia proprio a San Siro, vive dove sono cresciuto io, dove ho tirato suo mio figlio Pietro. Qui ci sono le nostre radici, le nostre vittorie, la nostra vita. E quella di tanti altri». Più aggressivo Mauro Baronclni, il grande protagonista contemporaneo del trotto milanese: «La prima cosa che mi indigna è il fatto che nessuno ci abbia detto nulla. I driver sono gli attori, i protagonisti. Invece vengono regolarmente trattati come l’ultima ruota del carro». Il motivo di questo progetto: «L’attuale proprietà ha rivolto i propri interessi da tutte le parti tranne che verso l’ippica. Sembrerebbe un paradosso, invece è la pura verità e il progetto ne è la conferma. Una situazione che rispecchia lo stato dell’intero settore ormai vicino alla disfatta. La morte dl San Siro sarebbe un delitto anche sotto l’aspetto affettivo e storico, ma tutto questo ormai non sembra più interessare». Michele Ferrante Il comitato «verde» contro il Comune MILANO - Anche il comitato per la salvaguardia dell’ippica milanese scende in campo e lo fa con un’angolatura diversa, rappresentata dalla leader Maria Sacco: "Vogliamo capire l'atteggiamento del Comune che sembra avercela con l’ippica. Prima vuole tirar via Il cavallo di Leonardo dal galappo, ora prende in esame altri progetti di dismlssione, a proposito dei quali abbiamo molti dubbi sulle procedure usate nelle doppie commissione di lunedì».
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