LETTERA AI COLLEGHI Per tanti anni l’Ippica è stata la mia passione ed il mio lavoro; dal prossimo, per seri motivi personali, resterà solamente la passione. In un momento come questo è inevitabile per me tracciare, anche solo mentalmente, un parziale bilancio della mia esperienza, fatta di piccole soddisfazioni in pista e di grandi battaglie come Rappresentante della Categoria dei Guidatori. Grandi le battaglie, purtroppo piccole le vittorie, negli ultimi anni a volte appena sufficienti a dare l’illusione di poter andare avanti. Ricordo bene quando la mia Categoria, la NOSTRA CATEGORIA, era l’interlocutore privilegiato della politica ippica, tempi in cui la rappresentatività era tale da permetterci di battere i pugni sul tavolo quando serviva. Oggi la cosa che mi rattrista di più è leggere l’interminabile elenco di sigle di unioni, associazioni, comitati e via discorrendo posta in calce a qualsiasi comunicato redatto dalla nostra base. Un’unità di intenti più in apparenza che in sostanza, fatta di mille divisioni ed interessi particolari quando invece gli interessi dei guidatori dovrebbero essere gli stessi per tutti, da Trieste a Taranto; montepremi, cassa previdenza, programmazione, giusto per citare i capisaldi. Di fronte all’inizio della crisi del nostro settore, cominciata ben prima della crisi economica recente, non si è avuta la lungimiranza di creare un forte fronte comune, preferendo cercare improbabili strade per salvare ognuno il proprio orticello e facendo in realtà il gioco di quanti dall’altra parte del tavolo si fregavano le mani. Ma se l’analisi di quel che è stato risulta amara e fallimentare non vuol dire che possa finalmente darci una lezione. Non è retorica dire che solo uniti si conta qualcosa, poche ma fondamentali argomentazioni, tutti insieme: solo così avremo la forza di spiegare all’illuminato interlocutore di turno che cos’è dove parte l’ippica in Italia. Ne va della sopravvivenza dell’intero settore. Luciano Dalle Fratte |