CAPITOLO 2 RIVISITAZIONE DELLE PRESCRIZIONI TECNICHE PER GLI IPPODROMI DI TROTTO E DI GALOPPO (DELIBERE. N. 6 DEL 1.06.04 E N. 16 DEL 29 LUGLIO 2004) Le prescrizioni tecniche minime allegate alla deliberazione n° 6 del 1° luglio 2004 e la successiva integrazione e correzione (!) approvata con deliberazione n° 16 del 29 luglio 2004 appaiono come un esempio di caotica accozzaglia di dati mal assemblati copiando qua e là in precedenti documenti emessi dall’Ente tecnico (a suo tempo Encat) o di studi privati consegnati all’Unire. Quanto affermato non è polemica gratuita ma è suffragato dalla lettura del testo. Infatti i parametri individuati forniscono uno standard completamente al di fuori dell’attuale situazione italiana tanto che nessuno degli impianti in attività possiede i requisiti richiesti. I parametri di riferimento a suo tempo individuati nella circolare n° 60/99 del 8 ottobre 1999 emanata dall’Encat risultavano di fatto molto più attendibili ed efficaci di quanto attualmente prescritto con le deliberazioni in oggetto. Nella circolare i parametri erano stati individuati innanzitutto in modo più dettagliato e congruo con tre livelli di impianti: A, B1 e B2 cui venivano aggiunti altri due tipologie a scopo di individuare casi particolari (ippodromi di tipo C e D); tale impostazione sebbene più articolata aveva comunque il pregio di avvicinarsi di più alla realtà nazionale rendendo più agevoli e reali le verifiche degli incaricati di cui si parla nelle lettera di accompagnamento e già in corso di svolgimento. L’attuale stesura prevede in alcuni casi criteri in modo eccessivamente definito e superfluo in altri risulta lacunosa e insufficiente. In particolare, per quanto riguarda il trotto, in merito ai parcheggi è previsto un numero di posti macchina fin troppo elevato (3000) rispetto alle usuali esigenze e possibilità degli impianti in funzione, basti pensare alle presenze in genere di solo qualche centinaio di spettatori durante i convegni o alla reale impossibilità di realizzare nuovi parcheggi nella maggior parte degli impianti in funzione; una specifica estremamente dettagliata del fotofinish che risulta appartenere più alla scheda tecnica di un preventivo di offerta che non ad un criterio standard di utilizzazione, il fissare fin troppi parametri non strettamente fisico-tecnici comporta vincoli di evoluzione tecnica in quanto gli stessi risultati potrebbero essere raggiunti in un futuro prossimo anche con apparecchiature di tecnologia diversa da quella indicata. Relativamente all’impianto di illuminazione va precisato che il livello di illuminamento prescritto, sebbene condivisibile è strettamente collegato alle esigenze dell’impianto di ripresa televisiva che richiede, viste le continue evoluzione tecnologiche, livelli di illuminamento inferiori a quelli di qualche anno fa. Nello specifico l’aggiunta del tipo di corpi illuminanti “proiettori con lampade a ioduri metallici da 2000W ad arco corto …. ” nella formulazione della deliberazione n° 16 del 29 luglio 2004 risulta anche in questo caso eccessiva e limitativa, perché il livello di illuminamento fissato potrebbe essere raggiunto anche con proiettori di tipo diverso, non ultime nuove tipologie che potrebbero essere immesse sul mercato in un futuro prossimo. Molto più correttamente sarebbe stato necessario indicare la temperatura di emissione delle lampade da cui deriva il “colore” della luce emessa fondamentale per le riprese televisive, come peraltro indicato a suo tempo nei criteri della circolare n° 60/99. L’aspetto più eclatante della sopra citata confusa raccolta di prescrizioni fin troppo spesso scritte senza senso logico si raggiunge nella stesura che riguarda le piste: nella deliberazione n° 6 si prescrive “idonea racchetta rapportata alla lunghezza della pista autorizzata, (minimo pista dritta mt. 800)” versione poi corretta nella deliberazione n° 16 in “idonea racchetta rapportata alla lunghezza della pista autorizzata; minimo pista dritta m. 800;” fermo restando che l’unità di misura metri andrebbe individuata sempre con la sola “m”, minuscola e senza punto, non si comprende cosa si intenda per minimo pista dritta m 800, se cioè tale lunghezza sia quella del ramo di racchetta esterno all’anello, se sia la lunghezza complessiva o cos’altro. Non appare inoltre comprensibile cosa debba intendersi per “curve aventi il raggio di curvatura tecnicamente realizzabile con il sistema clotoidico” poiché l’introduzione di un arco di clotoide fra un rettilineo ed una curva circolare è sempre possibile, quello che viene meno è che ciò possa essere fatto raggiungendo lo scopo di limitare il disagio creato dalla spinta centrifuga nelle curve. Più propriamente andrebbero fissati degli intervalli dimensionali (es: raggio minimo) ritenuti ottimali per la meccanica del cavallo in funzione dello sviluppo dell’anello della pista. Altro elemento non opportunamente definito è la larghezza minima della pista, introdotta nella “correzione” della deliberazione n° 16, ma di fatto insufficiente visto che in dirittura la larghezza indicata di soli 20 metri è inferiore a quanto prescritto in precedenza, per le partenze con in nastri e comunque valore insufficiente tenuto anche conto che le sole “ali” dell’autostart occupano fisicamente 16 metri cui vanno aggiunti i franchi laterali liberi e la controtendenza della pista non utilizzabile. Anche nel caso della pendenza trasversale della pista la limitazione dal 3% al 12% appare limitativa in quanto tale parametro dipende dal raggio di curvatura e da altre caratteristiche tecniche e geometriche del tracciato di gara, basti pensare che la pista di Solvalla, in Svezia, considerata comunemente il chilometro più qualitativo in Europa risulterebbe fuori norma per eccessiva pendenza in curva. Infine l’ultima frase riguardante le piste da corsa “Paletti: distanziati di m. 8/19, a m. 7 dal ciglio interno della pista da corsa, alti cm 45/60.” appare un pessimo esempio di “taglia ed incolla” poiché i “m. 7 dal ciglio interno della pista da corsa,” nella stesura della circolare n° 60 riguardava gli ostacoli fissi interni alla pista letteralmente “Ostacoli fissi a ml 7 dal ciglio interno della pista da corsa” (per Ippodromi di tipo B1) cosa valida ed opportuna poiché i pali di illuminazione o altri ostacoli simili possono costituire pericolo per cavalli e guidatori; andrebbe comunque precisato se in tale distanza deve essere compresa anche la larghezza della corsia di fuga. Ulteriore errore madornale è quello dell’indicazione delle dimensioni del tondino di pre-corsa, sempre per il trotto, individuato in “600 mq”, sempre nella circolare n° 60/99 era stato individuato invece in “Lunghezza ml. 600 e larghezza 5 ml.”; cosa ben diversa poiché si sono confusi metri lineari con metri quadrati e ciò comporterebbe una superficie di almeno 3000 mq anziché 600 mq. Probabilmente chi ha formulato le norme ha pensato erroneamente che il tondino del trotto potesse essere paragonato a quello del galoppo. Da ultimo si insiste nel prevedere l’innaffiamento automatico delle piste del trotto quando è risaputo in tutto il mondo che l’innaffiamento delle piste del trotto può essere fatto esclusivamente con autobotti affinché si possano ottenere risultati efficaci durante tutto l’arco dell’anno e durante le riunioni di corse: ve lo immaginate un impianto di irrigazione che debba essere messo in funzione mentre sgambano i cavalli in pista durante un convegno, o si limitata la possibilità di sgambare fra una corsa e l’altra o si rischia di far fare una doccia inaspettata a qualche guidatore. Una grave carenza è invece quella di non aver per nulla citato le attrezzatura necessaria per una efficiente manutenzione della pista, fondamentale per garantire il benessere animale e un adeguato livello di agonismo. Nella precedente circolare erano stati previsti “mezzi e sistemi di manutenzione adeguati e programmati”. Quest’ultima carenza è strettamente collegata alla completa omissione delle caratteristiche minime del fondo della pista, estremamente indispensabile al fine di poter garantire lo svolgimento delle corse soprattutto nel periodo invernale. Sono stati più che numerosi i casi in cui si è dovuto rinviare le gare per un semplice acquazzone. Sebbene sia utile lasciare libertà alle singole società di corse di utilizzare i materiali a loro più convenienti e facilmente reperibili risulta indispensabile prescrivere che il fondo della pista da corsa garantisca un adeguato drenaggio o scorrimento dell’acqua piovana, che in condizioni di pioggia sia limitata al massimo la formazione di fanghiglia o il trascinamento della sabbia superficiale con problemi di omogeneità del fondo di gara. Quanto sopra esposto rappresenta, come anticipato all’inizio, solo una parte, in particolare relativa al trotto, dei numerosi errori e lacune presenti nelle prescrizioni tecniche allegate alla delibere tanto da rendere le stesse formalmente inapplicabili. Inoltre entrando nello specifico di ogni singola realtà, in linea con una non più rinviabile valutazione degli ippodromi, è necessario attribuire ad ogni impianto un proprio ruolo o fascia funzionale e solo allora definire le “prescrizioni minime” di ogni impianto, precisando le “diversità” che non riguarderanno tanto l’obbligo o meno di determinate attrezzature e strutture, ma il loro dimensionamento e le loro caratteristiche tecniche ( tribuna da 1500 posti a sedere, io il dimensionamento del parcheggio su 3000 autovetture costituiscono indicazioni ben poco praticabili nella situazione attuale degli ippodromi italiani). E’ indiscusso che l’esistente rete di ippodromi italiani necessita di opere di risamento e di miglioramento, ma la diversa conformazione strutturale e ambientale di ognuno di essi richiede un singolo approccio di ristrutturazione interna piuttosto che la generalizzata attuazione di uno standard o di quella prescrizione. Restando beninteso condivisibile l’affermazione del documento secondo la quale debbano essere esclusi dalla licenza “a correre” tutti quegli impianti che , pure in rapporto alla loro specificità, non garantiscono le condizioni di un corretto svolgimento delle corse, di un adeguata funzionalità ed ospitalià delle scuderie, di un minimo di accoglienza e confort per gli spettatori. CAPITOLO 3 CONSIDERAZIONI PER UNA VALUTAZIONE DEGLI IPPODROMI CHE PERMETTA DI INDIVIDUARE E DEFINIRE ALL’INTERNO DELL’ESISTENTE RETE I DIVERSI RUOLI NAZIONALI E REGIONALI CUI DESTINARE I VARI IMPIANTI E, AL CONTEMPO, DI PARAMETRARE LE ENTRATE ATTRAVERSO CRITERI DINAMICI E MERITOCRATICI In un piano selettivo, da attuarsi con criteri meritocratici. Un ippodromo deve essere classificato in base a diversi parametri: piste all’avanguardia, parcheggi, boxes, pulizia , punti di ristoro, organizzazione, rispetto delle norme sanitarie e di pubblica sicurezza, dispositivi di sicurezza (gruppi elettrogeni e di continuità), depuratori, ospitalità, qualità nei servizi, promozione, pubblicità, capacità di gestire una programmazione qualitativa e selettiva, capacità di creare un valido indotto – propietari, allevatori, allenatori-guidatori -, ricambio generazionale , un adeguato volume di scommesse sia sul campo che sulla rete esterna, tutela dell’ambiente e rispetto delle normative degli Enti tecnici. Con questa logica, non è detto che il Derby debba essere disputato sempre a Roma, il Mangelli a Milano, il Lotteria a Napoli, Il Marche a Montegiorgio, Il Campionato Europeo a Cesena e così via. Abbiamo già accennato che non è ulteriormente differibile effettuare la classificazione degli ippodromi e che è essenziale stabilire all’interno delle realtà esistenti i diversi ruoli “nazionale” e “ regionale “, cui destinare i vari impianti. Gli ippodromi nazionali debbono rappresentare impianti di consolidata esperienza e tradizione, con strutture tecniche e di accoglienza per il pubblico di buon livello e con un calendario corse selettivo e qualificato. All’interno degli ippodromi nazionali un ruolo di tutto rilievo dovrebbe riconosciuto agli ippodromi della prima fascia che costituiscono ruoli di “impianti faro”, per numero elevato di giornate e di G. Premi e per conservarli, in futuro, dovranno garantire un pari elevato movimento di scommesse, un adeguato numero di partenti, un programma superiore alla media ed una perfetta organizzazione. L’attività agonista degli ippodromi di prima fascia sarà sempre presente sul “canale televisivo A”. Essi dovranno comunque abbandonare l’attività di corse differenziate (matinéè e preserali). Incentivi economici aggiuntivi dovranno essere riconosciuti a quegli ippodromi che, promuovendo iniziative tese a riportare pubblico e aumentando, al contempo, il gioco interno, riusciranno a superare la percentuale nazionale data dall’incidenza delle scommesse raccolte all’inteno dei propri ippodromi sul totale del riversamento nazionale. Le linee guida per stabilire una valutazione degli ippodromi italiani devono basarsi su dati oggettivi facilmente riproducibili ed i più possibili inoppugnabili. Sulla scorta di quanto sopra si è ritenuto identificare i parametri di valutazione nei seguenti: ü piste da corsa e da allenamento; ü programmazione (suddivisa in giornate di corse e gran premi disputati); ü entità del gioco sul campo; ü entità del gioco a riversamento; ü qualità ed efficienza dei servizi agli operatori e al pubblico; ü prodotti d’allevamento direttamente collegati; ü scuderie e centri di allenamento; ü strutture. Per quanto concerne il documento della Società Deloitte per la valutazione economica degli ippodromi è interessante rilevare come questi riguardino esclusivamente alcune caratteristiche tecniche dell’ippodromo ed escludono completamente strutture e servizi destinati al pubblici, in contraddizione con il contenuto di altri documenti sopra citati, quali “Linee guida di sviluppo strategico” e “Prescrizioni tecniche minime per gli impianti ippici” , dove i servizi per qualificare e classificare un ippodromo sono ben più numerosi di quelli espressi nella relazione della Deloitte e riguardano anche il settore riservato al pubblico. Solo dal pubblico che rifrequenterà glin ippodromi sarà possibile trarre una nuova linfa per rafforzare le fila di proprietari, allevatori, allenatori e guidatori. Concludiamo con un rilievo a quanto sinora esposto dall’Unire in materia di geometria delle piste, rivolto ad indicare come ottimale e come elemento qualificante la realizzazione di piste da metri 1600. E’ ormai comprovato, che la pista da miglio, largamente in uso negli U.S.A., presenta degli indubbi vantaggi per la meccanica di corsa dei cavalli, quali: a) Geometria delle curve con ampio raggio; b) Termine delle gare, con il percorso di sole due curve; c) Possibilità di sfruttamento dei lunghi rettilinei. D’altro canto è opportuno evidenziare, che determinate caratteristiche, riscontrate nelle piste Statunitensi di “Meadowlands” e “ Garden State”, calate in una realtà ippica Italiana, potrebbero presentare sviluppi negativi, quali: a) Il posizionamento dei cavalli dopo il via, risente negativamente del tracciato curvilineo, dato che le partenze avvengono in prossimità delle curve; b) La visibilità diretta delle varie fasi della gara, esigenza molto sentita nella nostra cultura ippica, viene nelle piste da miglio penalizzata, in particolare modo al momento dello stacco dell’autostart e del posizionamento dei cavalli, che avviene lontano dal parterre; c) La rilevante lunghezza dei rettilinei, può delle volte creare, come riscontrato in alcune riunioni di corsa svoltesi nei sopra citati ippodromi Statunitensi, un condizionamento psicologico che incide sul rendimento dei cavalli, infatti, capita talvolta di vedere negli ultimi metri dei rettilinei una demotivazione del cavallo che è condizionato dall’eccessiva lunghezza della retta. d) Soprattutto l’impossibilità di effettuare corse sulla distanza dei 2000-21000 metri in quanto lo stacco dovrebbe avvenire in curva. Erroneamente, non si è presa in considerazione, invece, la realizzazione di una pista pista da 1400 metri con corsia di lancio, che rappresenterebbe la soluzione progettuale ottimale Dalla necessità di soddisfare tutti i requisiti sopra esposti, si è arrivati a progettare una pista avente uno sviluppo di 1400 metri con una corsia di lancio esterna lunga circa 450 metri, curve con ampio raggio di 115 metri e pendenze trasversali limitate a 6 %.Questa pista oltre a garantire le condizioni ottimali sopra esposte, con conseguente tutela dei cavalli da corsa ed elevate prestazioni degli stessi, permette di aver una migliore visibilità delle gare, con un notevole vantaggio per lo spettacolo ippico, soprattutto per quanto riguarda lo stacco e il posizionamento, che avviene proprio davanti alle tribune. Ad esempio la partenza delle gare sui 1600 metri, avviene in pieno rettilineo, con 250 metri a disposizione dei cavalli per posizionarsi una volta partiti, il tratto rettilineo di 400 metri, prima dello stacco, è ampiamente sufficiente per l’allineamento dietro l’autostart, con il vantaggio dei cavalli di percorrere solo due curve per ultimare la gara. La partenza sui 2100 metri avverrebbe ugualmente in rettilineo con un lungo sviluppo per il lancio, anche se la distanza a disposizione per il posizionamento sarebbe inferiore. Nelle pista da un miglio non sarebbe possibile programmare corse sulla distanza dei 2000-2100 metri in quanto lo stacco dovrebbe avvenire in piena curva. Eventuali problemi causati dalla variazione di pendenza longitudinale, nel punto critico, rappresentato dal raccordo della corsia di lancio con l’anello della pista con questa soluzione sono superati tramite i seguenti accorgimenti: a) Una maggiore lunghezza del tratto interessato al raccordo; b) Aumento graduale della pendenza trasversale della corsia di lancio rendendola prossima a quella della pista nel punto d’innesto; c) Lancio dei cavalli nella parte centrale della racchetta, in modo da entrare in pista non nelle prime corsie, evitando così la maggiore variazione di pendenza longitudinale. Conclusioni e valutazioni Va precisato innanzitutto che soluzioni avanzate come la pista da 1400 metri o da miglio sebbene abbiano trovato applicazione negli Stati Uniti e in Canada con ottimi risultati e rappresentino il futuro dal punto di vista delle strutture, in Europa salvo qualche sporadica iniziativa nei Paesi scandinavi, la maggior parte delle piste sono da chilometro e numerose anche da mezzo miglio (800 metri). La situazione attuale quindi, pur tenendo nelle dovuta considerazione le soluzioni avanzate, deve purtroppo partire dallo stato di fatto a da questo trarre i risultati. Come pure trovano difficile applicazione nel contesto italiano piste con curve asimmetriche, esempio per tutti Vincennes, vuoi la tradizione delle piste simmetriche vuoi una reale difficoltà ad impegnare i cavalli sulle brevi distanze in tracciati che non permettano uno svolgimento ed andatura uniforme durante la corsa. Casi a parte sono quelli delle piste dotate di racchetta di lancio sorti negli ultimi anni in Italia, che hanno permesso di ottenere alcuni inportanti vantaggi, soprattutto nei casi di anello da mezzo miglio, quali la partenza in 8 in prima fila dietro l’autostart, l’eliminazione di una curva (la prima) nel tracciato da miglio, maggiore spettacolarità della partenza, ma soprattutto minore pericolo allo stacco della macchina per una maggiore ampiezza della pista e un lungo tratto rettilineo subito dopo la partenza. In definitiva se lo studio dovesse avere lo scopo di capire meglio quali siano pregi e difetti delle varie piste italiane giungendo ad una “classificazione” che permetta una migliore organizzazione dello spettacolo ippico, poiché bisogna esprimere delle fasce di valutazione appare evidente che in un punteggio da 1 a 30, la pista da 1400 metri a seconda delle caratteristiche geometriche e di ottimale soluzione di alcuni problemi tecnici potrebbe essere valutata in un intervallo che va da 25 a 30 ; leggermente al di sotto le piste da miglio con punteggi che potranno variare da 22 a 28 possiamo quindi passare alle piste più usuali con gli anelli da chilometro valutabili fra il 18 ed il 24 a seconda delle caratteristiche geometriche quali raggio, pendenza trasversale, clotoidi, ecc ; infine le piste da mezzo miglio che spesso sono la croce di molti cavalli in difficoltà sui tracciati a raggio ridotto, la valutazione potrà spaziare ancor di più partendo da 16 fino a raggiungere i 22 punti. (segue) |