PREMESSA L’Unire, giova ricordarlo, è l’Unione Nazionale Incremento Razze Equine, Ente di diritto pubblico che pone quale fine istituzionale indefettibile la promozione della cultura del cavallo italiano. Ed ai sensi dell’art. 12 del DPR 169/98 e dell’art. 5 del D.L.vo 20.04.1999 e, vengono di concerto stabilite dai Ministeri competenti, le quote di prelievo sull'introito lordo delle scommesse sulle corse dei cavalli da destinare all'Unire, al fine di garantire l'espletamento dei suoi compiti istituzionali, il montepremi ed il finanziamento delle provvidenze per l'allevamento. L'Unire in questo contesto, destina annualmente quote adeguate dei proventi derivanti dalle scommesse, al netto delle spese per dir così di produzione, al perseguimento delle proprie finalità. E’ allora all’interno di questo meccanismo programmatico ed istituzionale che si deve affrontare in termini di imprenditorialità e secondo criteri di produttività, il piano per la nuova strategia dell’ippica: ottimizzazione dei bilanci Unire ed ottimizzazione del prodotto ippico. Ottimizzare il prodotto ippico, non significa, o almeno non significa solo, rendere ogni corsa di cavalli produttiva: perché per “prodotto” ippico, non si può né si deve intendere la corsa o la gara fine a sé stessa, ma l’indotto che consegue allo spettacolo ippico, in termini di aumento degli appassionati, di aumento degli spettatori negli ippodromi, di aumento dei proprietari. In modo che si “ottimizzi” qualitativamente il cavallo italiano da competizione. L’ippica italiana ha dimostrato di poter dare vita a fenomeni di livello ed interesse mondiale (basti pensare a Varenne). Ma per ottenere risultati di questo genere, occorre allestire uno spettacolo ippico che appassioni, che solleciti prestazioni e performances. E per ottenere uno spettacolo ippico interessante, occorre considerare il montepremi come una voce stabile del bilancio. Montepremi che, peraltro, le categorie ippiche non hanno mai preteso (né avuto), per assistenzialismo, ma per i risultati di quell’aumento del volume delle scommesse, che appaiono conseguenza del miglioramento dello spettacolo ippico. In sostanza, più lo spettacolo ippico è interessante, più sono gli appassionati, più interesse circola intorno al settore, e più aumentano gli scommettitori, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e posti di lavoro. Il sillogismo è di una stringente e concreta logica. Per questo occorre quindi mantenere inalterato il montepremi, ed anzi, porre le basi per un incremento, magari legato all’andamento delle scommesse. Pertanto, non ha senso riferirsi alle corse estere (anche perché l’Unire è Unione Nazionale e non Internazionale per l’incremento delle razze equine), così come non avrebbe senso riferirsi a corse telematiche o virtuali, che forse darebbero inizialmente un miglior rapporto spesa-introito, ma condurrebbero fatalmente a ridurre, penalizzare e squalificare i cavalli da corsa e da competizione italiani: con conseguenza da un lato dell’apostasia dell’Unire rispetto ai propri fini istituzionali, dall’altro lato della perdita del lavoro per circa 65.000 addetti, dall’altro lato ancora di circostanza deterrente per chiunque voglia entrare o rimanere nel settore. Stesse ragioni che portano a qualificare poco attendibili, ai fini di una ottimizzazione del settore, dati estrapolati da un elementare rapporto fra mezzi impiegati e scommesse riversate, anziché proporre un’ immagine globale del settore, nel quale, proprio per giungere ad una equilibrata e seria efficienza, occorre avere attenzione non solo al grande ippodromo, ma anche al piccolo ippodromo, che potrà diventare grande per il principio dei vasi comunicanti, con tutte le questioni endemiche in primo piano: al fine di creare un indotto di passione e di cultura del cavallo. La produttività generale deriva dagli interi comparti corse e ippodromi e non dalla resa di una singola corsa o di un singolo ippodromo. Pertanto, la pregiudiziale dell’invarianza del montepremi, al fine di una programmazione imprenditoriale del rilancio ippico, si basa non su una mera richiesta di elargizione, ma sulla disciplina di legge (che pone montepremi e provvidenze all’allevamento quali voci stabili e non residuali del bilancio), sul perseguimento dei fini istituzionali dell’Ente, sulla concreta “managerializzazione” della gestione (che deve tendere alla esaltazione dello spettacolo ippico, per allargare la filiera di allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e di conseguenza aumentare le scommesse ed i posti di lavoro), che deve essere comunque permeata da massima trasparenza economica e tecnica. Qualsiasi piano strategico deve quindi passare attraverso l’analisi della pregiudiziale posta come sopra: il documento programmatico per ottimizzare il settore deve essere un documento di appoggio alla invarianza del montepremi per il 2005 rispetto al 2004, aumentato dell’indice di rivalutazione Istat e propedeutico ad una sua rivalorizzazione per gli anni 2006-2007 e successivi. D’altra parte, ottimizzazione del settore significa anche ottimizzazione dei bilanci Unire, Ente che deve riappropriarsi della propria centralità. In questo ambito, il profilo economico è fondamentale. Rapportandosi al momento attuale, ad esempio, si rischiano tagli equivalenti a perdite dovute non ad attività dell’Unire e del comparto ippico. l'Unire sembra dimenticare che questo affanno nei bilanci è dovuto soprattutto al problema dei crediti non esigibili, quei maledetti "minimi garantiti" che una legge ha spalmato, o quasi condonato, ai concessionari alla raccolta delle scommesse. Il taglio di 90 milioni di euro, diventati poi 80 (Bilanci di precisione 2003 –2004, delibere n. 46 del 13.5.04 e n. 4 del 19.2. 2004), che continuiamo a trascinarci dietro sta rendendo davvero esangue il settore. Quindi quei 35 milioni di una tantum elargiti nel 2004 altro non sono che una parziale restituzione di quanto ci sarebbe spettato. E la variazione di residui attivi per euro 80.000.000 sintetizzata nella “tabella dimostrativa dell’avanzo di amministrazione presunto al termine dell’esercizio 2003” è una stima corretta? O giustificata dalla sola necessità di chiudere con un presunto avanzo di amministrazione? Spiegazioni e chiarimenti ai quali sinora non è si è avuta mai risposta e che l’Unire, come per altre poste di bilancio, deve ed è tenuto a dare per avviare un rapporto costruttivo con tutte le componenti ippiche. Appare ancora inammissibile non avere la certezza che per errori commessi dai Ministeri competenti e sanzionati ad un risarcimento del danno, come per il lodo arbitrale rituale – e quindi con forza di sentenza - 26.5.03, per circa ancora altri 80 milioni di euro, non possano finire per pesare esclusivamente sulle categorie ippiche e sull’Unire come è successo per i minimi garantiti riferiti agli anni 2000-2001-2002. Appare allo stato inevitabile che un piano tecnico, per quanto possa essere valido, dipenda dal supporto economico, che non possa essere di emergenza, né condizionato da fattori esterni al settore; solo conoscendo con una pianificazione almeno triennale, l’ammontare delle risorse si può garantire certezze agli operatori, tali da completare un percorso di autonomia economica. Dunque, ribadendo che la discussione e la redazione di un documento programmatico quale piattaforma per l’ottimizzazione del settore deve avere come presupposto inscindibile la conferma del montepremi 2005 riapetto a quello 2004, rivalutato dell’indice Istat, le Categorie del trotto formulano le seguenti proposte relative: 1. Analisi sulla redditività delle corse; 2. Rivisitazione delle prescrizioni tecniche per gli ippodromi di trotto e di galoppo (del. n. 6 del 1.06.04 e n. 16 del 29.07.04); 3. Considerazioni per una valutazione degli ippodromi che permetta di individuare e definire all’interno dell’esistente rete i diversi ruoli nazionali e regionali cui destinare i vari impianti e, al contempo, di parametrare le entrate attraverso criteri dinamici e meritocratici; 4. Ottimizzazione del Bilancio di previsione Unire 2004 (del. n. 4 del 19.2.2004); 5. Sostenere con tutti i mezzi consentiti l’introduzione di nuove tipologie di scommesse; E’ nostro parere che i temi sopra esposti siano strettamente correlati e che ognuno sia in funzione reciproca dell’altro, contribuendo la loro analisi alla definizione di una strategia comune che, attraverso il costante impegno di tutte le componenti ippiche, possa dare all’ippica un rinnovato impulso tecnico, economico, organizzativo, tale da permettere all’Unire di tornare ad assolvere i suoi fini istituzionali. CAPITOLO 1 ANALISI DELLA REDDITIVITA’ DELLE CORSE L’aumento continuo delle giornate di corse, passate, tra ordinarie e differenziate, dalle 2029 del 1994 alle 2853 del 2003 da un lato ha determinato e determina per l’intero settore margini decrescenti di utilità economica delle scommesse, dall’altro un minor controllo dell’organizzazione delle corse da parte degli ippodromi, della gestione delle scuderie, degli ippodromi e delle categorie ippiche da parte dell’Unire. Gli elaborati dell’Unire non sono attendibili, sono incompleti, non evidenziano i punti critici che determinano la resa o la perdita di una corsa, non considerano fattori fondamentali per valutare la redditività di una corsa, quali il calendario, il giorno e l’ora di programmazione dell’evento, il palinsesto televiso. Esprimono un semplice rapporto matematico tra mezzi impiegati (montepremi, spese organizzative, remunerazione ippodromo) e scommesse riversate, offrono un’immagine “capovolta” dell’ippica, dove l’ippodromo di più basso livello ha maggiore redditività del maggiore impianto italiano, dove la corsa estera è più produttiva di qualunque corsa italiana e dove, portando il ragionamento all’estremo, una corsa virtuale o una pallina di roulette saranno ancora più produttive. Si tratta di una impostazione che non ha alcun riferimento a quell’ ”incremento delle razze equine“ che è alla base della creazione e dell’esistenza dell’Unire. I dati puramente statistici forniti dall’Ente, per non esprimere un mero concetto statistico, debbono essere integrati e sviluppati con l’analisi delle seguenti problematiche: a) Tutela e trasparenza del prodotto- corsa; b) razionalizzazione della distribuzione dei campi e degli orari delle corse; c) collocazione di una corsa all’interno di una riunione e nel palinsesto televisivo; d) calendario delle corse e armonizzazione del numero delle corse; e) indicazione di una più stretta collocazione dell’allevamento ippico all’interno del settore agricolo in coordinamento con Regioni e Province autonome; f) programmazione, numero minimo deii partenti, iscrizioni a pagmento. a) tutela e trasparenza del prodotto – corsa. Tutelare la regolarità delle corse, imporre il rispetto delle Regole, non permettere ancora nel 2004 scambi di cavalli, non permettere la formulazione di corse contro regolamento, intervenire pesantemente, sino alla revoca del riconoscimento (Statuto Unire , art 2, lettera J), artt. 10-11 Reg. delle Corse al trotto , artt. 69-67 Reg. Corse ex jockey club italiano, art 5 Regolamento per il controllo delle sostanze proibite, circolare Commissariale del 6.08.2004 prot. 0053180/SOU/, ecc. ) nei confronti di quelle società che non assicurino la più scrupolosa osservanza delle normative. Per contro, appare necessario affrontare e risolvere in breve tempo lo spinoso problema della classificazione degli ippodromi, lavorare per creare una categoria di guidatori, artieri, giudici più professionali, selezionare ulteriormente l’allevamento, incentivare la nascita di validi centri d’allenamento. Colori e licenze debbono essere passate al vaglio di un normale e serio esame e debbono essere motivate e rese pubbliche le motivazioni relative ai rinnovi, concessioni di colori, licenze, riammissione alle competizioni, di persone riconosciute colpevoli disciplinarmente e penalmente in seguito a manipolazioni di corse, scambi di cavalli o uso di sostanze doping. Al contempo l’Unire deve dare motivazione e comunicazione alle autorità competenti dell’annullamento di una o più corse, il cui atto non può rimanere un’azione a sé stante, ma il preliminare e il deterrente per restituire trasparenza tecnica e credibilità commerciale al prodotto corsa. E’ necessaria maggiore competenza, corsi di aggiornamento, non aumentare il numero dei funzionari. Da due anni a questa parte sono in funzione minimo 13 funzionari Unire per ogni riunione: 3 membri di giuria, uno starter, un aiuto-starter, 2 commissari, 1 giudice di arrivo, 1 handicapper, 2 veterinari (a volte 3), 2 ispettori antidoping. Il doppio del personale impegnato nelle piste sino a giugno 2002, per un aumento di spese a carico dell'Ente di diversi milioni di euro, che, sinora, dati alla mano, – ogni settimana, ormai puntualmente, assistiamo all’annullamento di una o più corse al Cirigliano, lo scambio di Reprime non sembra un caso isolato, le “stranissime e bassissime “ quote di alcune terne vincenti, come nelle tris di Taranto 25.10.04, Montegiorgio 02.11.04, Milano galoppo 10.11.04, composte da cavalli quotati a 30 contro 1- non hanno prodotto l’effetto desiderato. Anche in quest’ ottica la nuova pianta organica dell’Ente dovrà tenere conto delle competenze specifice di ogni singola persona, per i ruoli che andranno a ricoprire; b) razionalizzazione della distribuzione dei campi e degli orari delle corse. Una corsa guadagna maggiormente se programmata in giorni feriali, quando normalmente sono in attività un numero minore di convegni rispetto ai prefestivi e festivi. Le corse in notturna rendono meno di quelle in diurna , perché nei tre mesi estivi il gioco diminuisce sensibilmente. Nel periodo estivo a fronte di una costanza di gioco sui campi stranieri e sostanzialmente anche in quello delle preserali si ha una drastica diminuzione del gioco sulle corse ordinarie. L’Unire favorisce nei suoi studi solo un conto di cassa, non di qualificazione e di investimento in termini di pubblico, proprietari, allevatori, allenatori, guidatori. Così operando si potrebbe scommettere solo sulle corse estere e cancellare un indotto di 65.000 persone che traggono dal settore i loro sostentamenti. Per ottimizzare con fatti e non solo con parole, è necessario procedere ad una vera e meritocratica valutazione degli impianti che consideri le caratteristiche attuali, potenziali e il ruolo che dovranno rivestire per lo sviluppo del settore, tenendo conto delle qualità dei servizi resi, dell’accoglienza al pubblico, agli operatori, dei processi di organizzazione, gestione e promozione delle corse. Il volume medio delle scommesse tende sempre più ad avvicinarsi, anche perché la migliore qualità delle corse di alcuni ippodromi viene compensata dalla maggiore elasticità di altri impianti nello scegliere la più favorevole collocazione all’interno della settimana e del palinsesto televisivo. E’ inammissibile, oltrechè ingiusto e non lungimirante, che ippodromi in grado di promuovere afflussi costanti di migliaia di persone, valide iniziative e spettacolo qualificato, che fungono da volano e contribuiscono all’espansione dello sport del cavallo (da corsa in particolare) venissero penalizzati se si desse credito agli elaborati dell’Ente solo per i numeri che esprimono. Si tratta di una impostazione che non ha alcun riferimento a quell’ ”incremento delle razze equine “ che è alla base della creazione e dell’esistenza dell’Unire. Nella strategia complessiva di un’ippica che si proponga di avviare il superamento delle “storture” create dalla crescita incontrollata e non regolarizzata di alcuni impianti, è indispensabile definire ed individuare all’interno della esistente rete di ippodromi i diversi ruoli “nazionale” e “regionale” cui destinare le varie realtà. Gli ippodromi regionali dovrebbero garantire e promuovere l’ippica a livello territoriale più periferico, valorizzare le molteplici iniziative di allevamento e di proprietari, creando nuovi appassionati e potenziali operatori ippici. A loro dovrebbe essere affidato lo svolgimento delle corse antimeridiane, la cui organizzazione dovrà progressivamente essere abbandonata dagli impianti nazionali secondo criteri di compensazione che dovranno essere oggetto di attento studio. Applicando percentuali di remunerazione diverse per gli ippodromi anche in conseguenza dello spettacolo e dei servizi offerti si potranno innescare quegli automatismi che consentono di ridurre il numero delle corse, qualificare il parco cavalli in funzione di un aumento e di una effettiva ottimizzazione del montepremi. c) collocazione di una corsa all’interno di una riunione e nel palinsesto televisivo Le corse inserite nella fascia oraria di metà o fine convegno danno un profitto maggiore rispetto a quelle programmate per prime e producono introiti diversi se riprese in diretta o trasmesse in differita e la resa aumenta, specialmente per quanto concerne il trotto, se vengono visualizzate anche le sgambature. Sarebbe opportuno che l’Unire ottimizzasse il palinsesto Tv in modo da riservare a corse della medesima categoria medesimo trattamento, l’opposto di quanto avviene. Paradossalmente non è infrequente assistere ad eventi di minima anteposti ad altri ben più qualificati, diffusi in differita. E’ indispensabile determinare i criteri del palinsesto televisivo quali componenti inscindibili e qualificanti lo spettacolo ippico e la redditività dello stesso. Criteri che non possono essere scollegati da una classificazione degli ippodromi che definisca i loro ruoli di “nazionali” e “regionali”. Infatti, nalla sostanza, attualmente, i due canali televisivi di diffusione delle corse, sono intercambiabili tra loro, dovrebbero per il futuro soddisfare due esigenze completamente diverse Le corse se inserite nella fascia oraria di metà o fine convegno danno un profitto maggiore: CANALE A: presentare un limitato numero di campi di maggior livello, con servizi comprendenti commenti, interventi, realizzati dallo stesso ippodromo o da una regia centrale; CANALE B: presentare tutti gli altri campi in attività, limitatamente alla disputa della corsa, con, nell’intervallo tra una corsa e l’altra, la trasmissione delle quote delle corse di prossimo svolgimento ed informazioni scritte su eventuali variazioni al programma ufficiale delle corse (stato del terreno, ritiri, variazione di guide, monte, ferrature, cambi di scuderia, ecc.). d) calendario delle corse e armonizzazione del numero delle corse La crescita dell’ippica italiana, avvenuta nell’ultimo decennio in modo spontaneo e al di fuori di ogni sistema o progetto pluriennale, ha determinato alcuni pericolosi effetti ad iniziare da una gestione familiare del calendario delle corse, pubblicato addirittura con cadenza mensile, così da penalizzare, scommesse, operatori, qualità. Come già menzionato, i convegni di corse sono passati dai 2010 del ‘94 ai 2860 del 2003 e la mancanza di progetti e criteri ha alimentato una programmazione improvvisata e avulsa da regole. Dalla analisi della valutazione delle medie del gioco emerge come ci sia una saturazione del volume delle scommesse sopra ai 8-9 ippodromi programmati nello stesso giorno e, quindi, come sia possibile una migliore distribuzione della corse, evitando la concentrazione degli 11-12 campi in contemporanea. Sfoltendo la programmazione si può ottimizzare il calendario delle corse, ora improvvisato, e avere una resa maggiore in gioco di parecchi punti percentuale. L’Unire, per dare un chiaro segno di una “inversione di marcia” rispetto all’aumento incontrollato delle corse avvenuto negli ultimi anni, dovrà avviare un graduale processo di armonizzazione delle corse al quale dovrà corrispondere un incremento del montepremi 2005, rivalutato dell’indice istat rispetto a quello del 2004, anche nel caso di riduzione delle corse. Inversione di marcia che non si potrà effettuare prima di stabilire la vera resa di una corsa e una classificazione meritocratica degli impianti. Ogni altra soluzione costituirebbe un surrogato di un vero piano programmatico che, in assenza di minimi garantiti (garantiti dallo Stato), dovrebbe rendere autonomo il settore. Il calendario delle corse deve essere pubblicato, come per gli anni passati, con cadenza annuale. Eventuali variazioni motivate e rese pubbliche innanzi tempo. Tendo conto di quanto sopra esposto per permettere un razionalizzazione dei convegni e degli ippodromi in attività si indicano, secondo una elencazione più esemplificativa che tassativa, alcune linee guida caratterizzanti l’indirizzo di massima dei criteri ispiratori del calendario 2005: “CRITERI ISPIRATORI DELLA PROPOSTA DI CALENDARIO 2005” · Programmazione di un minimo di cinque, possibilmente sei, convegni dal lunedì al venerdì, un numero maggiore nei prefestivi e festivi, cercando sempre di prevedere non meno di due campi principali per ogni giornata di corse. Si superano le nove riunioni di corse per giornata soltanto in alcuni giorni estivi. In questi casi è opportuno considerare che alcuni ippodromi corrano in diurna, altri in notturna, in conformità al numero di campi minimo o massimo previsto in una fascia oraria durante l’arco dell’anno; · Programmare corse differenziate ( antimeridiane e preserali) assegnate nell’ambito di un disegno generale che non rischi, come tutt’ora succede, di alterare l’equilibrio tra ippodromi e di compromettere una logica programmazione. Esse debbono avere lo scopo: - di dare uno sfogo agonistico ai cavalli di più modesta qualità, che risponda anche ad esigenze e realtà locali interessate a spostare versi ippodromi limitrofi e corregionali corse meno qualificate; - di coprire uno spazio temporale di scommesse ormai affermatosi e che rischierebbe altrimenti di sfuggire alla sfera ippica. · Programmazione delle corse estere: - in alcuni periodi dell’anno nei quali l’offerta di corse italiane non sarebbe stata in grado di garantire un numero adeguato di campi sui quali scommettere; - in occasione delle principali manifestazioni ippiche internazionali, in particolare quelle che vedono impegnati cavalli del nostro allevamento. · intervallo minimo di una settimana tra una Tris e l’altra assegnata allo stesso ippodromo; nei limiti del possibile, medesimo intervallo di una settimana per lo svolgimento della tris fra quegli impianti nei quali svolgono attività medesimi cavalli, allenatori, guidatori e fantini (es. Modena-Bologna, Treviso-Trieste, Napoli-Aversa, Grosseto-Livorno, ecc.). Nei mesi autunnali e invernali la corsa tris potrà essere programmata solo ippodromi dotati di impianto di illuminazione, al fine di stabilirne la programmazione alle ore 19.00.; · assegnazione di Tris agli ippodromi che operano stagionalmente, nelle date in cui non sono programmati convegni in altre piazze (almeno le principali), in modo da facilitare lo svolgimento di corse utilizzando cavalli provenienti da più località. Privilegiando in tal guisa quel collaudato criterio di intercambiabilità che consentirebbe di impedire combine; · Tenere in debito conto, nel comune interesse della promozione tecnica - economica dell’ippica, delle esigenze degli operatori, evitando come si è visto sovrapposizioni fra convegni di trotto e di galoppo e aste qualificate; La proposta di calendario deve tenere altresì conto della adeguatezza delle singole strutture e dell’organizzazione degli ippodromi (prendendo come dato base la serie di relazioni redatte dagli Incaricati Unire). Suscettibilità di variazioni debbono essere apportate - anche nel corso dell’anno - in correlazione alle capacità di organizzazione, di promozione, di puntuale rispetto dei regolamenti da parte dei singoli ippodromi; e) indicazione di una più stretta collocazione dell’allevamento ippico all’interno del settore agricolo in coordinamento con regioni e province autonome. E’ una direttiva contenuta nel documento “linee guida di sviluppo strategico pe gli anni 2004- 2007” ( del. n. 9 del 01.04.2004), che costituisce un indirizzo importante teso al miglioramento della tecnica e della ricerca scientifica del settore e ad un indirizzo qualitativo della produzione verso standard competitivi di livello internazionale e a favorire con opportuni stanziamenti lo sviluppo delle attività agricole volte al sorgere di nuovi allevamenti ed al miglioramento di quelli esistenti ed a un incremento quantitativo - qualitativo della razza equina italiana. Azione collegata e propedeutica ad un miglioaramento delle strutture degli ippodromi e dei centri di allenamento e addestramento , attività che rientrano tra i fini istituzionali dell’Ente. g) numero minimo dei partenti, programmazione, iscrizioni a pagmento. E’ necessario rivedere le regole che disciplinano il numero minimo dei partenti per aumentare il gettito derivante dalle scommesse e per armonizzare il numero delle corse attraverso criteri selettivi a criteri selettivi. Il numero minimo dei concorrenti in corse di allevamento non deve essere inferiore a 8. In caso di non riuscita la corsa si trasforma in “invito” non necessariamente per la medesima e sola fascia di età relativa, ma utilizzando anche le altre età a condizione che siano quelle di allevamento (2, 3, 4 anni). Il numero minimo deipartenti nelle corse di categoria “A”, “B”, “C”, “D”, non deve essere inferiore a 8, quello delle corse di categoria “E”, “F”, “G” a 9, considerando l’importo della corsa come equivalente parametro per la piazza, senza considerare in nessun caso i cavalli con rapporto do scuderia. Ove non si raggiunga il numero minimo sopra stabilito, la corsa viene trasformata in “invito”, mantenendola, se possibile, con le stesse caratteristiche (alla pari o con resa di metri) ed aggiungendo altri cavalli,fino a raggiungerre il numero minimo consentito. E’ indispensabile rendere flessibili le percentuali di ripartizione del montepremi, al netto degli stanziamenti riservati ai Grandi premi, tenendo presente le mutevoli esigenze e disponibilità dei vari ippodromi e la maggiore percentuale di cavalli di due anni debuttanti. A tal uopo si potrebbe attentamente valutare l’opportunità di riportare dal 3 al 2 per cento l’importo a dispozione dei singoli programmatori e ridurre dello 0,50 % la percentuale a disposizione degli anziani esteri. E’ altresì necessario consentire, previo parere delle Associazioni di categoria, la programmazione di corse per due anni nelle riunioni differenziate dal primo settembre di ogni anno. Per quanto concerene le iscrizioni a pagamento sono un passo obbligato, ma anche in questo caso per favorire criteri selettivi debbono intressare solo le riunioni ordinarie e non quelle differenziate,fermo restanto il principio, come applicato in passato, che gli importi realizzati per ogni singola corsa, debbono essere riversati su quella stessa corsa secondo criteri da stabilire. |