Cocaina ai cavalli? Sì grazie Unirelab al suo centro di Settimo Milanese: «Non considerate positivi i casi fino a 20 nanogrammi»
Se tra le fondamenta della nuova ippica c’è la cocaina ai cavalli ammessa per legge, significa che siamo messi male. Potrebbe sembrare una provocazione, quasi una battutaccia, invece è un rischio concreto frutto di una vicenda quasi imbarazzante, sulla quale si attende una parola chiarificatrice dal Ministero delle Politiche Agricole. 20 nanogrammi Cocaina ammessa dalla legge, perché nel momento in cui passa il principio di una soglia tollerata nell’organismo equino, si fa passare anche quello secondo cui è lecito un trattamento, seppure minimo, di polvere bianca. In altro modo non possono essere interpretate le parole del dottor Paolo De Iuliis (direttore generale di Unirelab) in una trasmissione televisiva con la benedizione di Stefano Varini (amministrazione di Unirelab) e del vicepresidente Unire Cecchi. Una indicazione chiarissima per il centro di Settimo Milanese che effettua i test: i cavalli positivi alla cocaina (attraverso il metabolita Benzoylecgonina) fino ai 20 nanogrammi per millilitro di FERRANTEPerché La motivazione sarebbe di carattere tecnico, una palla rotolante dal parere della commissione scientifica dell’Unire (percentuali di sostanza su cui valutare la positività) fino al via libera dell’Unire, in quanto presso il laboratorio francese di Chatenay Malabry, incaricato di effettuare le seconde analisi, potrebbero non essere rilevate le positività inferiori ai 20 nanogrammi (in virtù di una sorta di taratura delle attrezzature) e sarebbe di conseguenza inutile segnalarle in prima analisi. In realtà il laboratorio francese è perfettamente in grado di operare come quello italiano e sarebbe peraltro stata stridente la scelta di una struttura che non lo fosse. Alla luce di tutto ciò non è comprensibile quindi la motivazione di una tale iniziativa, in totale contrasto con le normative europee in materia e con le affermazioni della stessa Unire fino allo scorso anno: la cocaina nell’organismo equino non può esserci e basta. Discussioni Esistono da sempre teorie contrastanti in materia. Gli innocentisti (in prima urina non devono essere considerati positivi. linea, ovviamente gli allenatori dei cavalli) sostengono fermamente l’inquinamento ambientale (provette intaccate dalla polvere bianca) o l’assunzione accidentale (come le mani dell’artiere tossicodipendente sporche di coca) da parte dell’animale. E anche dall’altra parte della barricata (i cacciatori) il dibattito è aperto, tanto che alcuni Paesi (quali la Francia, lo afferma De Iuliis) applicherebbero delle soglie di tolleranza alla cocaina. Delicata Ed è proprio questo il nocciolo della questione. Secondo gli studi fin qui effettuati, dal numero di nanogrammi presenti non è possibile stabilire neanche con approssimazione la quantità di cocaina somministrata (oltre i 10 milligrammi inizia ad avere effetto eccitante sul cavallo). L’assimilazione della droga è quindi soggettiva e proprio per questo motivo la materia è troppo delicata per essere risolta con motivazioni tecniche superficiali. Ma sarebbe ancora peggio se si trattasse soltanto di una strategia politica, per avere il consenso, e quindi l’alleanza, delle categorie ippiche direttamente interessate.
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