SIAMO IN PIENA GUERRA DI LIBERAZIONE (G.C.) Domenica senza corse, ma sopratutto domenica senza Derby. Se solo la guerra aveva interrotto la disputa della più importante corsa del calendario ippico, allora l’attuale è una guerra, perchè il Derby non è stato disputato. Una guerra che assomiglia in modo impressionante a quella del ’43, detta di “liberazione”. L’Italia che si ribella al totalitarismo e che grida la sua voglia di libertà e democrazia. L’ippica si è ribellata ad una classe dirigente che ha scavato un solco profondo tra sè e le corse, i cavalli, gli operatori. Una classe dirigente diventata sprezzante padrona, che ha preso decisioni sulla testa e sulla fatica di chi sgobbava in pista, e che ha trattato da schiavi quelli che producevano denaro. Tanto denaro che, diciamo bonariamente, i dirigenti sperperavano, a meno che qualcuno non riesca a dimostrare che prendeva vie che soltanto un controllo sui conti correnti bancari potrebbero dimostrare. Clientelismo, favori, assunzioni raccomandate, sconti miliardari, provvidenze a pioggia, hanno assorbito gran parte delle scommesse, e per il montepremi sono sempre restate solo le briciole. Quando quei dirigenti hanno permesso (in buona fede?) l’ingresso della concorrenza nei punti vendita dell’ippica, hanno fatto male i loro conti: perchè è bastato che le scommesse ippiche siano calate, per mettere in crisi il settore. Ancor più la decisione di prendere dal montepremi quello che mancava per soddisfare chi era abituato a succhiare da una mammella prosperosa. Si può tirare la corda, ma fino ad un certo punto. Ed ecco allora che scoppia la “guerra di liberazione”. A noi dispiace, fa tristezza passare le giornate senza i cavalli e le corse. Ma il fermo, la “guerra” sarà utile se servirà: - in primo luogo a liberare l’ippica da chi l’ha sfruttata e l’ha ridotta in questo stato. - Poi a liberarla da chi ha appoggiato la politica suicida dell’UNIRE viaggiando a braccetto con i Panzironi di turno. - Infine a riscrivere le regole tenendo conto in primo luogo di chi è protagonista dello spettacolo che produce soldi. Di chi compra i cavalli da corsa ed ha diritto a competere per premi adeguati; di chi presta la propria indispensabile professionalità domando, allenando e guidando. Se questi saranno i “parametri” potremo alimentare ancora la speranza. Non abbiamo parlato dei giusti diritti degli allevatori, perchè questi meritano un discorso a parte, un lungo discorso per riqualificare la categoria dandole il giusto rilievo ed il posto che merita nel panorama ippico nazionale. |