DOPING 6 UMANI E 4 CAVALLI Pochi positivi Bene o male?
DAL NOSTRO INVIATO VALERIO PICCIONI PECHINO - L’antidoping aveva vinto la medaglia d’oro della vigilia, ma ai Giochi la montagna ha partorito il topolino: sei positività fra donne e uomini, quattro fra i cavalli. A grande distanza dal «pronostico» del presidente del Cio Rogge, che aveva parlato di «30-40 casi». Niente da fare: sui quasi 5000 controlli siamo a una percentuale poco superiore allo 0,1 per cento. Ad Atene, fra positività e violazioni regolamentari si arrivò a 26. Hanno perso il podio l’ucraina Blonska, argento nell’eptathlon, squalificata a vita perché recidiva, e il tiratore nordcoreano Kim-Jong Su, un argento e un bronzo. Prima erano caduti la ciclista spagnola Isabel Moreno, la ginnasta vietnamita So Thi Ngan Thuon, la mezzofondista bulgara Daniela Yordanova e l’olimpionica dei 400 ostacoli di Atene, la greca Fani Halkia. Niente epo Ci sono almeno tre ipotesi di lettura. Una è l’alzarsi del livello di deterrenza: non mi dopo perché ho paura di essere beccato. La seconda è che il controllo post competizione sia un’arma prevedibile. Infine la terza: nella ricerca di alcune sostanze, pensiamo all’ormone della crescita, i metodi non sono ancora efficaci. Intanto Werner Franke, biologo tedesco esperto di antidoping, parla di «esami farsa». Più a sorpresa Il futuro allora sta nei controlli a sorpresa, quelli che prima di Pechino hanno trovato 53 positivi. Ma ci sono alcuni nodi. Il più importante: come possono essere a sorpresa in Paesi che richiedono il visto d’entrata e dove si deve spiegare lo scopo del viaggio? LJ
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