Arrivano le aste lts fiducia e timori
MARCO TRENTINI Non sembra certo il momento migliore per parlare di aste. La situazione di caos, innescata dalle evidenti difficoltà economiche del settore in Italia, non può infondere ottimismo in vista del mese di settembre, quello tradizionalmente dedicato alle vendite degli yeariings. Investire sul futuro oggi può sembrare difficile e spiegare che comunque c’è un mercato importante, che propone cavalli importanti, potrebbe sembrare un proclama da televendita TV, anche se magari non proprio quelle di Vanna Marchi. Perché in questo caso tutto si può dire, ma non che il prodotto sia una fregatura. Ne è convinto Sandro Berardelii, che si appresta a mandare in scena le sessioni della sua ITS, partendo da quella del galoppo in programma mercoledì 3 settembre a Rieti. «La parte tecnica dell’ippica italiana è sana e ai vertici internazionali. Allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e fantini italiani mietono ovunque, con i loro cavalli, successi nelle grandi corse e nei grandi meeting. Questo è assolutamente un dato di fatto non contestabile. Vuoi dire che da noi ci sono ancora le capacità e la forza di essere competitivi. Guardate sia al trotto che al galoppo cosa succede, guardate i successi dei nostri cavalli e dei nostri uomini ed è facile capire come in fondo il prodotto italiano sia assolutamente a livello internazionale e che quindi sia appetibile dal mercato, anche se ovviamente la situazione di crisi non può non farsi sentire». Una delle leggi dell’economia dice che in presenza di una crisi bisogna investire per migliorare il prodotto e crearsi un futuro sul mercato. «Credo che investimenti cospicui di capitali finanziari e di know-how continuino ad essere impiegati dai nostri operatori, ne sono testimoni i cataloghi di gran qualità non solo i nostri, voglio sottoiinearlo - delle prossime aste di yearlings. E questa è una situazione che troviamo da anni. Perché se è vero che solo oggi la crisi sta esplodendo con fragore, è altrettanto vero che da tempo si sapeva che la situazione era tuttaltro che rosea. Eppure molti hanno continuato e continuano a crederci». Difficoltà, crisi, momenti di paura. L’impressione è che si sia arrivati al momento decisivo, quello in cui le illusioni vengono spazzate via per lasciare il posto alle fredde leggi dei numeri. Leggi che però dovranno essere analizzate e ben comprese, soprattutto dal Governo, che negli ultimi anni ha messo in un angolo l’ippica penalizzandola sul mercato delle scommesse e non solo. «Ma un mondo con le tradizioni, le conoscenze, gli impegni profusi come il nostro, non può essere ostaggio di una amministrazione politica vampiresca, che tenta in questo modo di rendere esangue un settore che impiega con l’indotto almeno 50.000 famiglie. Un p0’ di colpa l’abbiamo certamente pure noi, per la nostra tradizionale litigiosità e talvolta per la prevalenza al nostro interno di frange estremiste che vogliono lo sfascio senza proporre soluzioni concrete e sensate da opporre ai ministeri patiigni o all’UNIRE, resa ormai imbelle proprio da quelli. Da parte mia sono certo che se prevarranno, come credo, unità, ragionevolezza e lungimiranza, tutto il settore saprà far capire alla politica che non si scherza con milioni di capitali investiti e con la sopravvivenza di tutte le famiglie coinvolte nel settore. Ci sarà da cambiare faccia, questo è sicuro, e probabilmente sarà indispensabile anche un rinnovamento all’interno del settore, visto che negli ultimi anni sono stati commessi disastri in serie e per questo sarebbe utile un ricambio generazionale che coinvolga le persone che dovranno gestire la fase di rilancio». C’è tanto realismo nelle parole di Sandro Berardelli, ma non c’è spazio per il pessimisno o lo sfascismo. Perché con un prodotto cavalli di alto livello e degli uomini che hanno dimostrato tutta la loro capacità sarebbe un delitto far crollare il sistema per ragioni organizzative e politiche. «Nonostante tutte le difficoltà, sono straconvinto che, con la ripresa dell’attività parlamentare, potremo uscire molto presto dal pantano in cui ci siamo andati a cacciare, anzi nel quale amministratori distratti ci hanno spinto per mancanza di senso politico e per ignoranza colpevole di tutti i meccanismi delicati di cui è fatto il nostro formidabile settore. Non bisogna buttare via tutto, ma ristrutturare intraprendendo strade nuove, perché la base su cui lavorare c’è ed è di alta qualità».
|