I MONSIGNOR PERRELLA DELL’IPPICA INCORREGIBILI ACCATTONI Chi non conosce la storia di Monsignor Perrella? Aveva dei cavalli bellissimi che lavoravano per lui e che lo resero ricco. Un bel giorno però pensò che se avesse dato meno biada ai suoi cavalli, essi avrebbero lavorato egualmente ed il risparmio si sarebbe tramutato in maggior guadagno. Per un po’ le povere bestie ressero. Questo autorizzò il Monsignore a diminuire ancor più la razione di biada, fino al punto che un bel giorno i cavalli morirono per la fame. La reazione di Monsignor Perrella non fu quella, logica, di mettersi dinanzi ad uno specchio ed inondare la sua immagine di saliva, ma disse angosciato, dimostrando tutta la sua cretinaggine: “Peccato, proprio ora che avevano imparato a vivere digiunando sono morti!” Che punti di contatto ha la storiella con l’attuale crisi dell’ippica? Il recente accordo faticosamente raggiunto tra ippodromi e categorie, con la benedizione dell’inesistente UNIRE, ha permesso di tornare a correre. La lezione sembrava essere servita a tutti. Tutti, infatti, avrebbero dovuto capire che se l’ippica è ridotta a dover quasi chiudere i battenti, gran parte della responsabilità è da attribuire a chi ha cercato di accaparrarsi tutto e più di tutto, sacrificando solo chi produce. Ai Monsignor Perrella dell’ippica, insomma. Invece...invece ecco che qualche ippodromo ha cercato ancora una volta di barare. Nel tentativo osceno di fare qualche giornata in più, guadagnando poche migliaia di euro, ha tagliato oltre alla corsa concordata il 10- 15% del montepremi restante. Come definireste questi personaggi che in una tragedia ippica come l’attuale si comportano ancora da sciacalli? Sono soltanto ottusi, o miserabili accattoni? Ben vengano quindi i Minopoli e gli Storti, che si battono per smascherare questi giochi di prestigio. NESSUNO DEVE DARE I PARTENTI NEGLI IPPODROMI CHE NON MANTENGONO INALTERATO IL MONTEPREMI. SPECULARE SU CHI PRODUCE PORTA AL FALLIMENTO PER TUTTI. |