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Le Voci del Trotto: Sacrifici si, ma per tutti (29.7.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 30/7/2008
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Sacrifici si, ma per tutti

 

(Gianni Castelluccio) L’incontro delle categorie ippiche con il nuovo segretario generale dell’UNIRE, dott. Acciai, ed il presidente del C.d.A, generale Cecchi, si è concluso con due dati di fatto. Il primo, nettamente positivo, riguarda la favorevole impressione suscitata dalle parole finalmente chiare da parte dell’Ente. Al contrario di quanto avveniva nel passato, quando ci prendevano in giro fino alle aste dei puledri di settembre con assicurazioni bugiarde circa il montepremi, allo scopo di favorire le vendite, questa volta i rappresentanti dell’Ente hanno dato prova di grande onestà anticipando la ferale notizia dell’inevitabile abbassamento del montepremi. Diamone ampiamente atto: con dirigenti non più asserviti alle varie fazioni degli sfruttatori che hanno portato l’ippica nel baratro attuale è certo più facile andare d’accordo. Sapere la verità su quanto ci aspetta facilita la collaborazione indispensabile per risalire la china. Bisogna ora decidere come attivarsi, per rimuovere le cause dello sfascio. Dovranno, dovremo sacrificarci tutti. Ognuno dovrà rinunciare a qualcosa, non è più pensabile scaricare tutto sul montepremi: bisogna capire che questa politica porta fatalmente proprietari ed allenatori a rinunciare a correre, perché la partecipazione alle corse rappresenta ora, almeno per il 90%, un costo aggiuntivo insopportabile. Nel momento che ciò dovesse avvenire sarebbe la fine di tutto. Anche per gli allevatori, ad esempio, si chiuderebbero i rubinetti: le Agenzie perderebbero una bella fetta di profitti; gli ippodromi dovrebbero chiudere, ai monopoli verrebbero meno profitti importanti. Insomma una chiusura non converrebbe a nessuno. La domanda è: quali sacrifici bisogna chiedere, e, soprattutto, a chi? Pesto detto.

Agli allevatori, la cui politica è stata finora di una  superba appartaihed, sostenuta da legami politici importanti per cui hanno ottenuto tutto quanto hanno chiesto, il giusto e l’ingiusto: dovranno rendersi conto che quel famoso 20% al traguardo, che doveva essere un premio per ben produrre, in pratica è una sovvenzione indiscriminata, elargita a chi produce qualità ed a chi produce brocchi. Allora dovrebbero riconoscere che solo a chi produce buoni cavalli spetta un premio al traguardo, in aggiunta al prezzo della vendita. Si potrebbe proporre loro di lasciare inalterato il 20% ai due e tre anni, perché il cavallo non si è ancora espresso e potrebbe diventare un buon soggetto: passare al 10% a quattro anni, perché esiste ancora una piccola probabilità. A partire dai cinque anni dare un premio del 20% al traguardo solo a chi ha prodotto cavalli di categoria A o Super.

Alle Agenzie, o gli assuntori di scommesse in genere: la percentuale concordata è la più alta d’Europa. La nostra ippica non è la più fiorente. Si dovrebbe allineare alla media europea.

Agli ippodromi: in regime di precarietà finanziaria, tagliare laddove la resa è minore o addirittura in rosso. Senza guardare al blasone: è un momento in cui non si può avere riguardo speciale per la nobiltà.

Alle organizzazioni, a partire dall’UNIRE: se è vero molte assunzioni sono frutto non di necessità, ma fatte per compiacere le parti politiche che si sono avvicendate al Governo, trasferire ad Enti che ne hanno bisogno il personale in esubero. Restino solo gli impiegati la cui competenza è necessaria per far andare avanti la baracca.

Se taglio deve esserci sul montepremi, seguire il principio che levare da un piatto unico, e proprio da quello che produce l’unico flusso di denaro, non può che peggiorare la situazione.

 
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