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Lo Sportsman: Stop alle emergenze servono strumenti (28.7.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 29/7/2008
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TAGLIO IN ARRIVO PER IL MONTEPREMI CON MODALITÀ DA STABILIRE
Stop alle emergenze
servono strumenti

MARCO TRENTINI
Come previsto la smaterializzazione di Guido Melzi dall’Unire ha innescato una serie di reazioni a catena, evidenziate nel primo (dA Unire, quello di venerdì, con la “riflessione” dell’organo amministrativo dell’Unire sulla situazione economica. Riflessione che, nell’incontro con alcune categorie effettuato venerdì, ha portato aIl’annpncio dì un calo del monteprenrii quantificabile in un 11/12% su base annua. Annunclo che, secondo quanto dichiarato poi dal segretario Generale Riccardo Acciai a più di un rappresentante ippico, non ha comunque ancora i crismi dell’uffìcialità La linea dovrebbe essere quella, anche se non ci sarebbe ancora la delibera relativa. Così come non sembra esserci il piano operativo che dovrebbe chiarirre quali sono i termini e le condizioni del taglio, che rapportato sui 4 o 5 mesi (a seconda dellla data di inizio del calo> porterebbe a una diminuzione dei premi vicina al 25% per l’ultimo periodo dell’anno. L’impressione è che il CdA, e soprattutto il Collegio Sindacale, abbiano scelto ha soluzione per loro meno “rischiosa”, ovvero quella di prendere atto immediatamente della siltuazione economica allentando almeno parzialmente la difesa del montepremi, anche alla luce delle tante difficoltà incontrate in queste ultime settimane sia per l’organizzazione cHelle corse (con specifico riferimento ai “due campi”) che per le proteste riguardo alla delibera per gli ippodromi, che aveva portato a sbloccare 20 milioni di euro da utilizzare poi per tamponare l’emergenza montepremi.
Oggi sembrano mancare alrappello 24 milioni di euro e la maggior parte di essi verrebbe “scaricata” sul montepremi. Oltretutto con un taglio “generalizzato” che porterrebbe a proporre
premi di livello semplicemente imbarazzante, con matinée ben al di sotto dei 1000 euro al
primo, tanti altri premi alla tedesca e dotazioni non congrue per le prove più qualitative. Taglio a pioggia che potrebbe benissimo lasciare il posto a un’operazione chirurgica, quella di una diminuzione del numero delle corse in programma, che oltre a mantenere il nriontepremi per corsa a livelli accettabili, consentirebbe di distribuire anche su altri soggetti (risparmiando su ippodromi, giudici, antidoping ecc.) l’entità della diminuzione, E in questo casc, oltretutto, sì arriverebbe finalmente anche a un’ottimizzazione del numero di campi in attività, ponendo un limite di 5 per giornata ai quali aggiungere un estero per arrivare ai 6 (escluse matinée) che rappresentano il miglior compromesso fra ricavi e spese.
Si tratterebbe di un’operazione rivolta al futuro, perché anche ammesso che i 24 milioni di euro mancanti possano essere trovati (vista la situazione economica del Governo mon è certo un’ipotesi semplice), oggi il problema non può più essere quello di tamponare l’emergenza o di litigarsi i pochi spiccioli disponibili, ma deve essere soprattutto quello di avere gli strumenti per cambiare faccia al settore.
E al di là delle ipotesi circolanti di un possibile sciopero, che in pieno agosto awrebbe il sapore di un autogol vista la mancanza totale di interlocutori e il concreto rischio di implosione immediata, la vera pressione dell’ippica verso quella Politica che ne sta decretando il ridimensionamento dovrebbe essere quella per riuscire finalmente a ottenere gli strumenti per poter lavorare. Strumenti normativi, più che semplici contributi economici un tantum, a partire ovviamente dalla possibilità di rirnodulare quelle aliquote di prelievo che oggii pongono il prodotto scommessa ippica fuori mercato rispetto ai concorrenti. Pretendendø quindi dal Governo prima e da Aams poi un cambiamento rapido.
Serve poi un immediato chiarimento sull’effettivo funzionamento della rete disegnata con la legge Bersani, ancor oggi operativa solo in parte e con percentuali di “corner” davvero aperti tutte da verificare. Una rete creata attraverso una legge dello Stato che oggi probabilmente è operativa al 50% e che per la parte ippica sta scontando anche le battaglie dei decoder fra i vari provider, visto che in pochissimi punti oggi è presente la televisione delle corse. Quello che poi si può pretendere immediatamente sono i 75/80 milioni di euro stanziati prima da Gianni Alemanno e poi da Paolo De Castro, Ministri dell’Agricoltura, e in pratica mai realmente entrati nelle casse dell’Unire. Denaro che consentirebbe di limitare problemi finanziari che portano al mancato pagamento dei premi.
Strumenti che uniti all’indispensabile ristrutturazione “interna” possono contribuire al rilancio, unica carta che l’ippica può giocare per guardare a un futuro più tranquillo. Perché senza un aumento sensibile delle scommesse e quindi dell’interesse del pubblico, anche i “contributi” statali non basteranno più.
Per questo t’indignazione, la legittima voglia di protesta e il panico in questo momento non sembrano servire a nulla, così come le urla e i proclami utili solo a cambiare faccia (e magari poltrone) ma senza in realtà modificare la realtà, In un momento decisivo è necessaria la massima freddezza, unita a grande decisione e professionalità per ottenere ciò che serve davvero, ovvero gli strumenti legislativi e normativi. Altrimenti fra poco più di un mese, quando andranno in scena le Aste, accadrà semplicemente che i prodotti top (quelli che stanno vincendo su tutte le piste d’Europa) finiranno tutti all’estero, acquistati da proprietari stranieri che li faranno correre nei loro Paesi, così come quelli dei grossi proprietari italiiani, che si trasferiranno altrove, mentre il mercato italiano si awierà con una spirale semlpre più veloce (coinvolgendo subito gli ippodromi maggiori) verso il collasso. E sarebbe l’ultimo passo verso la completa trasformazione del settore sul modello di quanto accaduto in Belgio, Olanda e Germania.

 
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