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Le Voci del Trotto: Patogenesi di una crisi e consigli terapeutici (28.7.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 28/7/2008
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PATOGENESI DI UNA CRISI E CONSIGLI TERAPEUTICI

(Ma bisogna far presto e bene perchè l’ammalato è in fin di vita)

 

Dal 2002 in poi, le categorie ippiche hanno continuato a svolgere la loro normale attività, che è quella di allenare i cavalli e portarli in corsa, dove solo cinque per ogni competizione vanno a premi, mentre tutti gli altri partecipanti ci rimettono le spese (portatura in pista, notturne, viaggi ecc.). A fronte di ciò l’UNIRE ha progressivamente e colpevolmente aumentato il badget delle spese a scapito del monte premi: ha trascurato del tutto il lato tecnico, affidandolo a persone che, non avendo probabilmente esperienza diretta nel mondo dei cavalli, da una scrivania, hanno introdotto regole e disposizioni disastrose che hanno portato all’attuale sfascio tecnico ed organizzativo.

Non solo: ma piuttosto che preoccuparsi della concorrenza micidiale degli altri giochi, ne ha addirittura favorito la proliferazione nei punti vendita dell’ippica, senza alcuna contropartita. Aggravante: mentre la semplicità della giocata è stato il segreto degli altri giochi, l’ippica si è complicata la vita con l’introduzione di giocate difficili per chi capisce di cavalli, impraticabili per chi volesse tentare la fortuna scommettendo sulle corse.

La situazione è peggiorata ulteriormente quando i bilanci preventivi sono stati sconvolti dalle mancate entrate per l’annullamento degli introiti derivanti dai minimi garantiti, che hanno affibbiato all’ippica una mazzata quasi mortale. Proprio il montepremi, che rappresenta il motore del movimento ippico in quanto consente di effettuare le corse, e quindi le scommesse, è la sola voce che l’UNIRE continuamente ha limato, in controtendenza con la svalutazione annuale dell’8%. Se ne avesse tenuto conto, oggi dovrebbe essere di 407 mil. di euro. Abbiamo invece a disposizione una cifra di 218 milioni, con una perdita secca di 189 milioni. E si vocifera addirittura un ulterione assottigliamento! E’ chiaro che già siamo al punto da non potere più scendere in pista, assillati dai debiti, in quanto per la maggioranza la partecipazione alle corse rappresenta soltanto un costo aggiuntivo.

Tutto questo di fronte all’invarianza delle sovvenzioni ad altre componenti ippiche, alle provvidenze a pioggia, all’aumento progressivo delle assunzioni e delle collaborazioni presso l’UNIRE, agli stanziamenti di fondi per la promozione “invisibile” del mondo delle corse! Potremmo aggiungere altro: il continuo tourbillon di presidenti e commissari all’UNIRE che iniziano il loro mandato con tanta buona volontà, impegnando la loro faccia di fronte alle categorie, per perderla puntuamente al termine del mandato fatalmente fallimentare; uno sconcertante disservizio dell’Ente che, pur contando centinaia di impiegati, non riesce neanche a fare i conti dei premi e deve ricorrere al salvagente della collaborazione di uno dei pochissimi competenti già pensionato...e tanto, tanto altro.

Questa, per sommi capi la situazione. Certo il recupero appare impresa titanica. Non si potrà cambiare tutto subito, con un colpo di bacchetta magica. Il consiglio che diamo alle categorie è di procedere con una cosa alla volta, ma risolverla radicalmente.

Priorità assoluta al problema dei premi, senza di che non si potrà più scendere in pista. Puntare i piedi, e pretendere non assicurazioni e date, ma il pagamento materiale immediato e la regolarizzazione definitiva del servizio.

Dopo di che si passerà alle questioni più scottanti, che riguardano sia il lato tecnico che organizzativo. Per gradi, ma con estrema decisione. UPT, ANAGT, UNAGT e tutte le altre sigle ippiche debbono procedere all’unisono, senza lasciarsi corrompere da sirene accattivanti. Ne va di mezzo la sopravvivenza del sistema...

 
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