IMPEGNI DA MINISTRO Quote latte quote rosa e di prelievo
GIUSEPPE TATARELLA E' evidente che il ministro Zaia è impegnatissimo: petrolio alle stelle, pesca in subbuglio con i pescatori che vedono ridursi sempre più il margine sul loro lavoro, divorato dal carburante, le quote latte che ossessionano gli agricoltori. Ma se avesse ancora un po’ di tempo, se riuscisse a ricavarlo nella sua agenda, provi ad informarsi (da titolati di fiducia) sul significato che le quote di prelievo hanno sul gioco. Sfiorammo l’argomento, incidentalmente, a bordo pista di un ippodromo, poche settimane fa: i monitor trasmettevano la semifinale ltalia Spagna mentre in pista correvano i nostri ronzini. “Ecco, vede Ministro, se ora volessimo scommettere su quello che vediamo in TV il “costo” sarebbe del 5%, mentre se vogliamo giocarci una trio sulla corsa che parte tra poco, la tassazione è oltre sei volte superiore. Le sembra giusto?” Segno di diniego da parte del Ministro. Non ci aspettavamo certo una risposta precisa: troppo poco tempo in carica, ancora poca gente sentita, poche le informazioni raccolte; ma poi, in fondo, avrebbe anche potuto dire: guarda caro che sbagli interlocutore, rivolgiti al Ministro dell’Economia. Certo. Pochi giorni fa, Nicola Tani in un articolo su questo giornale illustrava, dati del primo semestre 2008 alla mano, come il gioco ippico fosse letteralmente “soffocato” da imposte neppure lontanamente paragonabili a quelle più “leggere” delle scommesse sportive, che pure hanno dalla loro due grandi vantaggi: la possibìlità di utilizzare una rete di vendita già formata da decenni d’esperienza “pagata” dall’ippica e una fruibilità infinitamente maggiore da parte del grande pubblico, soprattutto quello più giovane, poco incline a studiare prestazioni, a fare confronti tra genealogie. Quando da ragazzo mi è capitato di fare qualche concorso con i giornali, il Ministero delle Finanze aveva un regolamento che parlava chiaro: se al gioco che proponevi per vincere occorreva solo avere fortuna, la tassazione superava il 50%; se viceversa richiedeva anche una certa dose di abilità ecco che la tassazione scendeva al 30%. Ora, se lo stesso principio dovesse essere applicato all’ippica — e non si capisce perché non dovrebbe ecco che le quote di prelievo scenderebbero immediatamente, probabilmente innescando quel ciclo virtuoso che ha anche aiutato le scommesse sportive. Un’altra ragione, ma si rischia la noia a forza di ripeterlo, è che l’indotto ippico è agricolo, e trae il proprio nutrimento non dalla macellazione, ma dal gioco. L’Unire è un organismo statale: è regolato da un’organizzazione che dello Stato ha tutti i difetti, ma che dovrebbe avere la snellezza burocratica, la capacità decisionale e la prontezza d’azione tipica di un’azienda che con il mercato si confronta: può farlo, non è utopia, ma si sa che è necessaria unità d’intenti, sintonia, affiato. Altrimenti sperequazioni come quella accennata tra i vari tipi di gioco si possono trascinare per anni, ma l’ippica non ne ha molti a disposizione, anzi non ne ha neppure uno. Tanto varrebbe “consegnare le chiavi a qualcun altro. Sembra anzi che già ci sia un certo interesse, non disinteressato. Le quote latte non sono argomento — per ora - del nostro trattare; ma un cenno ad altro tipo di quote forse vale la pena di farlo. L’ippica è sempre stata maschile; però le poche donne che di ippica si sono occupate e si occupano (Lydia Tesio non appartiene ai nostri giorni, ma Isabella Bezzera e Franca Vittadini sì, tanto per fare due esempi significativi) danno un salutare contributo. Un allargamento della quota “rosa” forse può contribuire e allineare l’ippica alle tendenze governative. Dati i duri ostacoli che le donne devono superare, come i membri di governo dimostrano, forse l’ippica potrebbe con loro trovare un valore aggiunto grazie alla gradevolezza, all’abbassamento anagrafico, oltre naturalmente alla grinta.
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