CARO MINISTRO ZAIA, LA MIA STORIA E’ L’EMBLEMA DELL’IPPICA CHE LEI HA EREDITATO... Spero, signor Ministro, che il suo ufficio stampa sia attento anche ai siti che trattano di ippica, e che quindi possa leggere questa mia lettera. Così com’è “rotolata” negli ultimi anni, l’ippica ha ridotto me ed almeno il 90% (se non più) dei miei colleghi nelle condizioni che vado ad illustrarle. Premetto che sono un allenatore e guidatore di 37 anni, ed ho preso la licenza nel ’90. Per quattordici anni sono stato prima allievo, poi seconda guida di uno dei più bravi e famosi professionisti italiani. Quando mi è sembrato di essere maturo, con un notevole bagaglio di vittorie e piazzamenti, mi sono spostato al Nord, perchè in Campania il parco cavalli era già enorme, i bravi allenatori molti, e lo spazio anche per uno abbastanza bravo era praticamente inesistente. Ho collaborato con ottimi professionisti, correndo prevalentemente negli ippodromi del Nord Est. Non sono mancate le soddisfazioni. Il mio curriculum sportivo testimonia di una buona percentuale di vittorie e piazzamenti. Pensi che un anno son stato secondo solo al grande Enrico Bellei come percentuale di successi! Nonostante ciò, per il continuo assottigliarsi del montepremi, per la fuga dei proprietari, non sono riuscito ad aprire una scuderia per mio conto, ed il mio lavoro, fatto di sudore e sangue dalla mattina all’alba alla sera tardi, con continui, costosi spostamenti da un ippodromo all’altro, con i sacrifici “dell’emigrante”, mi ha dato si e no il necessario per sopravvivere. Sono stato costretto a tornare alle origini, al Sud, dove mi trovo esattamente (anzi peggio) di come ero messo all’inizio della carriera, quando potevo però contare sull’aiuto dei genitori. Mi arrangio correndo qualche Tris nella quale dei colleghi mi danno partente, ho acquistato (indebitandomi) un puledro che si mantiene a stento. Nonostante la mia attività ridotta nelle condizioni che le ho descritte, ho accumulato un credito dall’UNIRE (da febbraio ad oggi) di circa 7.000 euro (media 1.160 €. mensili) che ancora non ho potuto riscuotere per i noti ritardi dell’Ente. Sul mio conto corrente bancario giacciono malinconicamente soltanto 250 euro. Se per far fronte alle esigenze minime della vita chiedessi un prestito alla banca, penso che si metterebbero a ridere. La mia, signor Ministro mi creda, non è neanche una situazione-limite. Molti miei colleghi stanno addirittura peggio, perchè non hanno nulla in banca e niente da avere dall’Ente. Ciò che vorrei da Lei, è che si rendesse conto che se i motori che fanno andare l’ippica (guidatori ed allenatori, in funzione dei cavalli e delle corse) sono così ridotti, è perchè “le” politiche del settore hanno gradatamente spostato le risorse provenienti dall’attività ippica sul campo, da chi le produce agli intermediari. Le scommesse si effettuano sulle corse, i cavalli sono preparati e guidati dagli allenatori, ma la fetta maggiore degli incassi se la spartiscono le Agenzie Ippiche, gli Ippodromi che ricevono (non tutti, ma quelli che hanno più maniglie politiche) sovvenzioni a fondo perduto, senza contropartite, e nonostante ciò restano deserti, e la burocrazia di un Ente che ha portato ad un numero illimitato direttori, funzionari e consulenti superpagati, impiegati, e che nonostante ciò non riesce ad espletare neanche il lavoro di routine. Egregio Signor Ministro, spero che voglia tener conto di quanto le ho esposto, e che affido a Lei per l’interpretazione corretta di queste enormi ingiustizie. Se il suo partito ha raggiunto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti è perchè è stato capace di saltare tutte le ipocrisie della politica andando giù, a gamba tesa quando è stato necessario, per correggere proprio le ingiustizie e le ipocrisie che hanno ingrassato i fannulloni a spese di chi produce ricchezza con sudore e fatica. Mi aggrappo, e ci aggrappiamo (tutti quelli che sono ingiustamente nella mia situazione) al verde speranza della sua bandiera. Un allenatore guidatore |