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Le Voci del Trotto: Se sei buono ti tirano le pietre, se sei cattivo ..... (30.5.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 30/5/2008
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SE SEI BUONO TI TIRANO LE PIETRE. SE SEI CATTIVO TI REGALANO LE PERSONALIZZAZIONI.

 

(Gianni Castelluccio) - Già sappiamo che, per quello che diremo oggi, saremo accusati di essere i soliti velenosi rompiscatole che non si fanno gli affari loro. Ma proprio per questo siamo orgogliosi di non far parte di quelli che “gli affari loro” se li fanno, e come, a spese dell’ippica e dei poveracci che producono. Siamo preparati, ma andiamo avanti per la nostra strada, che è quella della ricerca dei responsabili di tutti i guai dell’ippica, e dei rimedi seri per risalire dal baratro.

         Oggi tocca ad un documento che abbiamo potuto sbirciare e che distribuisce un sontuoso regalo in soldi in base ad una furbissima trovata che dovrebbe giustificarlo.

         La trovata è questa. Quali Ippodromi hanno il bacino di utenza più numeroso, sono cioè nelle province con più abitanti? Naturalmente quelli delle grandi città, cioè Milano, Roma e Napoli. Bene, teoricamente in questi ippodromi potrebbe riversarsi il grande pubblico: ergo, diamo a queste Società dei soldi affinchè attuino quanto occorre per richiamare pubblico. Detto–fatto, sembra che per Milano vi siano complessivamente € 3.825.000, per Roma € 4.725.000, per Napoli € 1.950.000. A parte il fatto che questi soldi provengono dal gioco, cioè dalle corse che hanno un montepremi vergognoso e che sta riducendo al lastrico allenatori e guidatori e sta facendo scomparire la figura del proprietario, non si è posta, l’UNIRE, qualche intelligente, doverosa domanda?

Perchè negli ippodromi citati il pubblico è scomparso del tutto (tranne rare eccezioni per qualche G.P.), mentre ippodromi con un bacino di utenza molto, molto minore contano ancora su un numero interessante di spettatori?

E perchè ai primi posti per volume di gioco vi sono i piccoli ippodromi? E se si parla di resa (soldi impegnati – volume di gioco) gran parte dei piccoli ippodromi surclassa le suddete grandi Società? 

Circa un anno addietro, un dirigente che va per la maggiore, il dott. Papalia, che spesso interviene sapientemente sui problemi ippici, fu accusato dai napoletani di aver barattato un certo numero di giornate di corse con un sostanzioso contributo alla Società per ogni giornata perduta. E giustamente rispose (per iscritto) che le Società di corse non erano enti di beneficenza. Siamo perfettamente d’accordo con il dott. Papalia, ma proprio per questo anche l’UNIRE dovrebbe seguire la stessa strada: premiare cioè gli ippodromi la cui gestione è riuscita a mantenere livelli di gioco e di pubblico dignitosi. Le immagini televisive documentano che, purtroppo, gli Ippodromi che si vogliono premiare, sono ridotti a cattedrali nel deserto, con le tribune desolatamente vuote.

Chi, pur con un bacino di utenza limitato, ancora conta su di un gioco con trend positivo, e riesce a mantenere il suo pubblico, dovrebbe essere incentivato, perchè ha dimostrato, pur nella crisi generale, di sapersi mantenere a galla, contribuendo oltretutto a scongiurare con la propria redditività il fallimento degli altri. Ed invece, come dimostrano i documenti, questi meritevoli ippodromi attendono addirittura da anni i sopralluoghi delle commissioni UNIRE per lavori effettuati da anni e che dovrebbero ricevere i contributi dovuti.

Viceversa gli ippodromi ai quali si vogliono dare le più grasse “personalizzazioni” sono proprio quelli la cui gestione, nonostante la continua generosità dell’Ente, ha prodotto le più gravi perdite di scommesse e di pubblico.

Questi fatti, che sono sotto gli occhi di tutti e che seguono un ragionamento lineare tenendo conto della realtà, sembrano sconosciuti all’UNIRE. Che si comporta in maniera diametralmente opposta a quanto suggerisce il buon senso. Premia chi ha mal gestito ed ha provocato all’ippica gravi passività, punendo chi, con sacrificio, lavoro e senza aiuti rappresenta il salvagente che l’ha tenuta finora a galla.

 
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