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La Gazzetta dello Sport: Big Brown, il sogno americano (20.5.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 20/5/2008
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Big Brown, il sogno americano
Ora gli Stati Uniti spingono il campione che il 7 giugno a New York può sbancare la Triplice inviolata dal 1978

NEW YORK Il 7 giugno l’ippodromo di Belmont a Long Island (New York) diventerà uno stadio dei sogni: centomila persone assetate di storia per una corsa di cavalli. Non una qualunque, non quest’anno. Le Belmont Stakes sono il terzo gioiello della Triplice Corona, tre appuntamenti che vanno in scena nello spazio temporale di cinque settimane e solo chi li vince tutti e tre entra dritto nell’immortalità dell’ippica. Per capire, fino a oggi, in più di un secolo, ce l’hanno fatta appena 11 cavalli.
L’ultimo trent’anni fa, Affirmed. Da allora, in dieci si sono presentati a Belmont con in groppa due dei gioielli dopo aver vinto il Kentucky Derby (a Churchill Downs in Kentucky) e le Preakness Stakes (a Pimlico in Maryland). Il sette giugno, ci proverà l’11°: Big Brown, perfettamente pilotato da Kent Desormeaux nelle due corse precedenti. Nel Kentucky Derby, all’inizio di maggio, aveva fatto il vuoto, vincendo di quasi cinque lunghezze, pur partendo dall’impossibile posizione numero venti di gabbia (unico a riuscirci con quel numero insieme a Clyde Van Dusen nel ‘29), considerata troppo all’esterno per battersi ad armi pari con gli altri. Sull’erbetta blu del Kentucky si era capito che Big Brown era un fuori-classe.
Sabato scorso, il bis a Pimlico era stato molto meno complicato: Desormeaux aveva persino rialzato il cavallo negli ultimi metri tanto era il vantaggio sul gruppo. Così, ora, esistono tutti i presupposti per dare una rinfrescata alla storia. Anche se ci sono quei dieci fallimenti precedenti negli ultimi trent’anni a frenare l’entusiasmo. Proprio Desormeaux ne sa qualcosa: era in sella al favoritissimo Real Quite nel 1998, quando fu bruciato sul traguardo da Victory Gallop per questione di centimetri.
«La vittoria più facile», ha commentato baldanzoso il fantino dopo il successo di sabato che lo proietta a Belmont con ottime chance di completare il durissimo percorso. Anche War Emblem nel 2002, però, sembrava che a Long Island dovesse passeggiare, invece s’incartò in partenza; Charismatic, nel 1999, altro strafavorito s’impantanò negli ultimi metri.
Desormeaux ha motivazioni da vendere: il figlio più piccolo, Jacob, 9 anni, è destinato alla cecità da una rara malattia che lo ha già reso sordo. E Big Brown sembra un fenomeno: è imbattuto nelle sei gare a cui ha partecipato, e, a Belmont, soltanto Casino Drive del giapponese Hidetoshi Yamamoto potrebbe procurarle dei problemi. Cavallo che, fra l’altro, Desormeaux ha portato alla vittoria nel Peter Pan lo scorso 10 maggio. Dettagli: è certo che Big Brown, il 7 giugno, sarà imprendibile per tutti.

LA CORONA, 11 EROI Da Sir Barton ad Affirmed
Ecco gli 11 eroi della triplice corona (Kentucky Derby, Preakness Stakes e Belmont Stakes) del galoppo Usa.
1978 Affirmed (S. Cauthen)
1977 Seattle Slew (I. Cruguet)
1973 Secretariat (R. Turcotte)
1948 Citation (E. Arcaro)
1946 Assault (W. Mehrtens)
1943 Count Fleet (I. Longden)
1941 Whirlaway (E. Arcaro)
1937 War Admiral (Kurtsinger)
1935 Omaha (W. Saunders)
1930 Gallant Fox (E. Sande)
1919 Sir Barton (J. Loftus)

 
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