I suoi proprietari scoprirono il mondo dei cavalli grazie a un manifesto che li attirò in un ippodromo anziché raggiungere un bosco per cercare funghi Il “Presidente” è un tedesco: Saddex
di Mario Viggiani ROMA - Siete mai usciti di casa per andare a funghi e alla fine trovarvi proprietari di un cavallo da gran premio? Bè, questa è un’estrema sintesi, ma alla famiglia Klais è andata quasi così. Una ventina di anni fa herr Richard e la moglie stavano per raggiungere un bosco nei dintorni di Hezheim, in Germania, ma sulla strada incrociarono un manifesto che pubblicizzava in convegno di corse ippiche nell’ippodronpo di quella città e così lasciarono perdere i funghi scoprendo i cavalli. Da allora la passione è cresciuta e l’hanno trasmessa ai tre figli (due maschi e una femmina), e tutti insieme, compresa la nipotina Matilda di apena due mesi, ieri erano alle Capannelle dove il loro Saddex si è imposto nel “Presidente della Repubblica”. Anche se la loro passione ippica è quindi ventennale, Saddex è addirittura il primo cavallo da corsa dei Klaus, acquistato all’asta nell’autunno 2004 dalla famiglia Niarchos. Sulla giubba rossa della Stall Avea campeggia alcune spighe del cereale, ma i Klaus con l’avena non c’entrano nulla. Il nome della scuderia è stato scelto dalla figlia di papà Rìchard, che con tutta la famiglia ha due compagnie, una a Becksheim, dove adesso vivono, e un’altra in Svizzera, che si occupano di gestione finanziaria. La scuderia è completamente finanziata dagli utili derivanti dall’attività delle due compagiie di famiglia e nella proprietà di Saddex sono coinvolti i Daiesbaum, amici di uno dei figli di Klaus. LA CORSA - Per vincere a Roma, Saddex si è sciroppato ben 1.600 chilometri in van da Warendorf, in Westfalia, dove lo allena Ieter Rau, con sosta a Merano. Ieri aveva in sella Kerrin McEvoy, l’australiano che da tempo ha successo come vice-Dettori in cavalli del team Godolplin. Stava per pagare pegno all’andatura non proprio brillante imposta alla corsa dall’altro tedesco Axxus, ma in retta McEvoy ha usato le maniere spicce. Ai 600 finali è avanzato con decisione al largo di tutti, ai 250 ha fatto brusca conversione verso lo steccato, sacrificando un po’ il nostro Golden Titus, dopo il tringolo dei 200 ha aggredito il fuggitivo Pressing e proprio in zona traguardo l’ha sopravanzato di una testa. Nonostante il terreno troppo scorrevole, il ritmo di corsa non proprio brillante e la distanza un tantino corta per questo 5 anni figlio del grandissimo Sadler’s Wells, ora destinato da Rau al Grand Prix e Saint Cloud. Pressing ha parecchio da recriminare: era sua la gabbia apertasi in ritardo nella partenza e subito invalidata dallo starter, suo il taglio procuratosi al posteriore destro in quale fase convulsa della corsa. GLI ITALIANI - E i nostri? Uno stupefacente Free Music, a lungo in penultima posizione, è stato montato alla grandissima da Germano Marcelli (Oh, è piovuto in tutta Italia tranne che qui, si lamentava nel dopocorsa in riferimento al terreno appena morbido) per un terzo posto tanto inatteso quanto meritato. Go en Titus è stato solo quarto, di poco davanti a Selmis, dopo ennesimo percorso laborioso. Ha sofferto come sempre la presenza di un cavallo all’esterno (nella circostanza Saddex) al momento di cambiare marcia ed è stato anche sacrificato, come spiegato prima, dallo stesso vincitore.
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