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Lo Sportsman: Centri di allenamento l'arma in più degli esteri (16.5.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 16/5/2008
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BELLEIdee
L’OPINIONE DI ENRICO

Centri di allenamento
l’arma in più degli esteri

I successi a raffica degli italiani allenati all’estero mi hanno fatto pensare a un argomento spesso messo in secondo piano ma assolutamente fondamentale per essere competitivi al massimo livello europeo: i centri di allenamento. Si parla sempre delle vittorie di questi cavalli, delle imprese di questi trainer, ma ci si dimentica quello che questi allenatori, che sono certamente bravissimi, hanno alle spalle quanto a strutture. E che quello delle strutture di allenamento è uno dei problemi più importanti dell’ippica italiana.
Ho girato praticamente tutto il nostro Paese e devo dire che ho visitato centri che sono anche bellini, ma nessuno di essi può essere neppure minimamente paragonabile a quelli che hanno a disposizione i francesi. Loro possono contare su una serie di piste differenti, su spazi che sono dieci volte i nostri per i paddock o i camminamenti. Cose che per noi oggi sono solo un’utopia e che per me in particolare costituiscono il vero e proprio sogno nel cassetto.
Quando ho visitato il centro di Dubois ho trovato piste veloci, piste lente, piste in tartari, in salita e in discesa, chilometri di passeggiate. E il centro di Souloy mi dicono sia più o meno sullo stesso livello. Questo tipo di strutture ti permette di variare gli schemi di lavoro a seconda dei cavalli, di differenziare i carichi e di essere utilizzate costantemente per tutto l’anno. Perché se hai una pista sola e la tieni morbida con la sabbia non la puoi utilizzare quando piove oppure hai problemi in inverno. Se invece la tieni con poca sabbia diventa dura e quindi si rischia di spaccare tutto... il sottofondo poi è fondamentale. In tutti i centri esteri si lavora su un fondo naturale, spesso di sabbia, mentre da noi tutte le piste degli ippodromi e anche diversi centri di allenamento si sviluppano sullo stabilizzato. E questo fatto porta in generale a tracciati molto più duri. Sono certo che il vantaggio derivante dall’avere a disposizione strutture “alla francese” sia fondamentale perché consente ai cavalli di allenarsi al meglio e in maniera più “pesante” senza risentire delle conseguenze che ci si presentano spesso quando si è costretti ad allenare sulle nostre piste. Per non parlare di coloro che tengono i cavalli negli ippodromi: oggi è semplicemente impossibile essere competitivi al massimo. E anche un impianto come Torino, che è quello che ha più le fattezze del centro di allenamento, non può offrire le stesse performance di un centro. Insomma gli impianti per l’allenamento fanno la differenza, così come la fanno le piste da corsa, che da noi, purtroppo, vengono tenute dure per essere veloci. Un errore clamoroso, perché è dimostrato che i cavalli vanno addirittura più forte sul morbido perché non sentono dolore. E soprattutto durano di più. Oggi quando si corre sferrati è obbligatorio rimettere i ferri il giorno dopo (anche le piste d’allenamento spesso sono dure), e i cavalli comunque soffrono parecchio. In Francia li potresti lasciare scalzi anche nei giorni successivi, utilizzando i paddock (nei quali non ci sono sabbia e fango) con vantaggi a lungo termine importanti. Sommate tutti questi fattori e pensate bene, perché se è vero che all’estero ci sono ottimi preparatori è anche vero che noi siamo costretti a misurarci con loro non ad armi pari. Perché, anche volendo, da noi mettere in piedi un centro come quelli dei top trainer è quasi impossibile visti i costi della terra e, soprattutto, la mancanza di estensioni sfruttabili nelle zone più favorevoli per tenere i cavalli. Ho sentito infine che Giuseppe Lenzi ha parlato dell’importanza dell’acqua nei centri di allenamento. Concordo pienamente, perché l’acqua è un fattore fondamentale per i cavalli e anzi, troppo spesso, ci si dimentica di analizzarla e di tenerla sotto controllo. Avere acqua buona e in abbondanza è un vantaggio incredibile e ne trae giovamento la salute dei cavalli. Purtroppo anche sotto questo profilo in Italia non siamo certo messi bene visto che ci si trova davanti a carenze nell’erogazione oppure ad acquedotti certamente non “perfetti” come hanno evidenziato molte inchieste sull’argomento.

 
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