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Lo Sportsman: Grizzly in Triomphe (12.5.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 13/5/2008
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NEL GIORNO PIÙ IMPORTANTE IL SOGNO SI È REALIZZATO GRAZIE ANCHE A UN PERFETTO SILVANO MULAS
Grizzly in Triomphe

FRANCO RAIMONDI
Chi avrebbe vinto sui 2400 metri? Ecco la domanda più gettonata ieri dopo l’arrivo strappacuore del Derby. Risposta impossibile e soprattutto inutile, la corsa è sui 2.200 metri con chicane e l’ha vinta Cima de Triomphe che nel giorno più importante si è realizzato nel cavallo da Derby come sognato dal suo entourage fin dall’inizio. E l’ha persa Permesso.
Umberto Rispoli piangeva come un vitello dopo la sconfitta, Sì, ha sbagliato un rigore ma non è diventato un brocco. Il ragazzino si era messo la corsa in tasca, attaccando con decisione di fuori mentre i suoi colleghi stavano facendo la lotta vicino alla steccato, e poi gli sono mancati gli ultimi 50 metri. «Permesso ha perso la concentrazione, non aveva più il cavallo vicino, non ha sentito arrivare il grigio, altrimeti se lo sarebbe mangiato ha ruggito il Sor Luigi, che è troppo saggio e intelligente per fare il processo a un fantino.
Cima de Triomphe ha vinto perché si è dimostrato il migliore sui 2.200 metri, il più pronto e anche il più fortunato. La fascia di terreno interna era fresca e più veloce e Silvano Mulas ha trovato la corsia giusta, ha avuto il riflesso per evitare Farrel che non avanzava più, è riuscito a piazzare lo scatto vincente di Cima de Triomphe. Il grigio è passato, andando nel burro. Certo non ha volato, i 100 finali sono stati di sofferenza per tutti. E stata una corsa strana: il tempo (2.14.6) è buono ma, in realtà, si è andati al trotto fino all’ingresso in retta prima di lanciare un volatone. E lo schema particolare non ci ha chiarito chi avrebbe vinto sui 2400 metri. Bisognava farlo sui 2200 e Silvano Mulas ha indovinato tutto, regalandosi la giornata più bella di una carriera costruita a forza di muscoli e volontà.
Il team di Permesso può recriminare, mai La Nuova Sbarra era andata cosi vicina al successo. Gli è mancata mezza lunghezza, un granello, quel pizzico di concentrazione che avrebbe fatto la differenza, magari una striscia di terreno più interna e veloce, per prendere la quale, però, un cavallo di grande azione come lui avrebbe potuto non esprimersi.
La vittoria nel Filiberto aveva appiccicato a Cima de Triomphe l’etichetta del “pesantista”. Sbagliata, o meglio non del tutto vera. Forse sul soffice il figlio di Galileo si stende meglio, ma è una questione di dettagli: ha vinto il Derby su un fondo compatto, piazzando un bello scatto. Quello che avevano sia il papà che mamma Sopran Londa (“che preferiva il buono” ci ha ricordato il Sor Luigi).
Papetti e Farrel, che hanno completato il Triomphe di Bruno Grizzetti, non hanno nulla da recriminare. Il “Papo”, in una giornata tremenda per i nerazzurri come il suo proprietario e allevatore Paolo Crespi, ha corso con la solita grande naturalezza. È rimasto alle spalle dei primi, ha dato il cambio di marcia al momento giusto ma più forte di così non poteva proprio andare, il ragazzo del trasloco è stato giustamente impiegato “come se facesse la distanza" e alla resa dei conti non l’ha fatta.
E ha trovato uno scoglio insuperabile anche Senlis, troppo brillante e forse troppo aggressivo nella scelta di mettersi ai fianchi del leader Fathayer. L’ombra di Bonconte si è fatta grande ai 400 finali dove Senlis, che ancora tirava, è rimaso sul posto, incapace di scattare.
È stato risucchiato dal gruppo, ha ceduto il passo al ruvido inglese Bouguereau, non buono abbastanza per rendere il viaggio agli italiani, che è finito settimo, battuto alla fine anche da un validissimo Once More Dubai.
Ci siamo dimenticati qualcuno? No, Voila ce l’abbiamo tenuto apposta per ultimo. Nella sua corsa c’è scritta probabilmente la risposta a quella domanda accademica: chi avrebbe vinto sui 2400 metri. Il grigio della Incolinx è finito quinto, in mezzo alla pista, rimontando dai Carpazi. D’accordo, tra lui e Cima de Triomphe ci sono tre lunghezze e mezza, ma quante posizioni ha rifatto... Ecco, la sua progressione, ai termine di un "duemilaequattro” severo, avrebbe forse fatto la differenza.
Il Derby, però, da quest'anno si corre sui 2200 metri, con la chicane, ed è più simile a un 1800 severo. È la nuova regola del gioco e Bruno Grizzetti l’ha interpretata benissimo. Da domani si apre il tempo delle rivincite, una volta c’era il Premio d’Italia per i veri cavalli classici...

 
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