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Le Voci del Trotto: Lotteria occasione di riflessione sui Grandi Premi (01.5.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 1/5/2008
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LOTTERIA OCCASIONE DI RIFLESSIONE SUI GRANDI PREMI

 

(G.Castelluccio)    Il G.P.Lotteria giunge quanto mai opportuno per riflettere sulla politica ippica degli ultimi anni, che, potenziando il numero e le cifre a disposizione per i Grandi Premi, in particolare per quelli destinati ai puledri, hanno ottenuto il risultato diametralmente opposto di quanto si prefiggevano.

         L’intento di puntare alla qualità, senza tener conto che occorre innanzitutto risparmiare i cavalli durante la crescita e la maturazione, ha finito col distruggere anzitempo il parco puledri. Oggi le somme a disposizione dei due e tre anni, la miriade di succulenti premi rappresentati da poules, criteria ecc., inducono i proprietari dei puledri più promettenti a partecipare sempre e comunque. Al Derby si arriva allo stremo delle forze, e se una volta questo costituiva il trampolino di lancio per i campioni, oggi segna il tramonto delle carriere. Si salvano solo i cavalli tardivi, o quelli che paradossalmente hanno la fortuna di…infortunarsi, perché si salvano dallo stress.

         Il risultato di questa politica suicida è sotto gli occhi tutti. Il Lotteria di quest’anno è l’emblema del fallimento. Tre batterie con cavalli buoni per i centrali, con qualche raro “campione” che però si presenta scucito e con le toppe, logoro e stanco.

         Occorre subito un’inversione di tendenza. Lo scopo dell’ippica (e lo statuto dell’UNIRE lo sancisce) non è quello di far vendere agli allevatori, ma quello di migliorare la qualità del nostro parco cavalli. Purtroppo oggi si contano sulle dita di una mano gli indigeni competitivi a livello internazionale.

         Il rimedio? Semplice se si sa quello che si vuole.

Se ci interessa solo fare record con i due ed i tre anni, continuiamo pure su questa strada, che però ha contribuito in maniera notevole alla disaffezione degli appassionati, al calo pauroso del gioco, al prosciugamento delle risorse.

Se vogliamo essere competitivi dai quattro anni in poi, per i Grandi Premi che contano, dobbiamo invece risparmiare, attraverso i programmi, i puledri, dando loro il tempo di maturare e di diventare “cavalli”. Rinunziamo alla marea di grandi premi per due e tre anni, facciamo che al Derby si arrivi freschi, e che da quel momento in poi, e non prima, vi siano a disposizione somme importanti. Potremo allora assistere a competizioni internazionali con gli indigeni protagonisti alla pari con gli esteri, e non saremo più come ora, vittime di invasioni, terra di conquista.

         E, giacchè siamo in argomento, rivediamo i contributi, le sovvenzioni, gli sprechi. Premiare gli allevatori va benissimo. Sono loro che fanno nascere i cavalli, il loro contributo è essenziale. Ma che il premio allevatorio sia un “premio” davvero, riservato a chi produce qualità, a chi merita, non una sovvenzione per tutti. E’ giusto sicuramente riconoscere fino alla fine dei tre anni una sorta di “premio di produzione”, perché fino a quella età il puledro non ha ancora espresso le sue potenzialità. Ma dai quattro anni in poi, riserviamolo ai centrali ed ai Grandi Premi, solo ai buoni cavalli. Oggi si premiano i buoni ed i cattivi, senza distinzione, così non si incentiva la qualità. E non è giusto.   

 
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