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Lo Sportsman: Nuovo giro, attacco al potere (24.4.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 24/4/2008
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ELEZIONI ANAC, ISABELLA BEZZERA CHIEDE MENO BUROCRAZIA E TUTELA DELLA FILIERA

Nuovo giro, attacco al potere

MARCO TRENTINI
Le elezioni dell'Anac si disputeranno venerdì. E sembrano quasi un’anomalia nel chiassoso panorama ippico italiano. Nessuna polemica, nessuno scontro, una lista unica che ripropone quasi in toto quello che è il Consiglio uscente. Isabella Bezzera si appresta quindi ad affrontare quello che sarà il suo secondo mandato, affiancata da un gruppo, nel quale è entrata anche Cristiana Brivio, che in questi anni ha lavorato in maniera univoca. «Sono stati anni difficili per il settore, ma al nostro interno tutto è filato liscio. Il Consiglio dell’Associazione ha funzionato, operando in maniera collegiale, confrontandosi e prendendo le sue decisioni. Da parte nostra abbiamo tenuto aperte tutte le porte, attendendo fino all’ultimo prima di pubblicare la lista. Se qualcuno avesse voluto presentarsi non ci sarebbe stata alcuna battaglia, saremmo andati al voto contando semplicemente i voti».
Alla vigilia delle elezioni c’è una lista “unica”, un ponte fra passato e futuro. «In questi tre anni abbiamo cercato di fare il possibile, rimanendo presenti il più possibile e cercando di evitare grossi danni. Qualcosa abbiamo ottenuto, ma più che guardarci indietro mi sembra il caso di guardare al futuro, a quello che dovremo fare, perché è di questo che l’ippica ha bisogno. Ci sono diversi aspetti che vanno affrontati e riguardano soprattutto i rapporti con l’Unire e con il Ministero e la funzionalità dell’Ente». Rapporti con l’Unire, una frase che, quando si parla di Categorie evoca qualcosa di sinistro... «Noi dobbiamo pretendere che l’Unire cambi e che si riappropri del suo ruolo. L’Ente è al centro del nostro settore, ma contemporaneamente sembra sia un corpo estraneo. Ci sono aspetti imbarazzanti come l’impossibilità di comunicare, a parte poche eccezioni, con gli uffici. É un paradosso, ma per me è più semplice parlare con il Prefetto Sottile, il Generale Cecchi o Guido Melzi d’Eril che con l’ufficio che sì occupa dei passaporti. Ogni operazione diventa lunga e spesso svolgere le pratiche diventa una vera e propria impresa. Su questo punto voglio lottare, per arrivare a far sì che, oltre a essere la casa degli ippici, l’Unire sia qualcosa di funzionale per gli operatori e non un freno tirato. Penso per esempio alla possibilità di utilizzare Settimo Milanese per creare un ufficio decentrato per i passaporti: la struttura c’è e sarebbe al centro di un’area nella quale gravitano tantissimi allevamenti. E si risparmierebbero le trafile attuali».
Il sogno di un Unire operativa è certamente condiviso da tutto il settore, che chiede da tempo anche un cambio di orientamento. «L’Ente deve riappropriarsi della gestione tecnica e operare in questo senso. Come possiamo sentirci rappresentati da una struttura che presenta provvedimenti come la circolare 95bis o criteri di programmazione che, per usare un eufemismo, contengono delle “inesattezze” tecniche evidenti. Il principale compito dell’Ente, secondo la legge, è la gestione della parte tecnica, ma non mi sembra che ciò possa accadere e, anzi, purtroppo molte decisioni sono andate in direzione contraria. Oltre all’aspetto tecnico l’Unire deve riprendere il ruolo di guida istituzionale del settore, un ruolo che presuppone autorevolezza e forza. Credo che Sottile, Cecchi e Melzi abbiano tutte le possibilità di riuscire in questa impresa e di puntare a questo risultato, ma per riuscirci serve un cambio di mentalità al Mipaf». Arriviamo al Ministero e di conseguenza tocchiamo anche due tasti dolenti, quello delle provvidenze e quello dell’iva. «È incredibile che alcuni dei problemi dell’ippica derivino dal Ministero. Basterebbe imparare dagli altri Paesi, che difendono la filiera ippica come una pantera difende i suoi cuccioli. Da noi, unici in Europa, è passato l’aumento dell’lva e in questo momento le provvidenze agli allevatori sono ferme perché i burocrati del Ministero hanno trovato qualcosa che secondo loro potrebbe anche provocare problemi con la Comunità europea. Il bello è che le provvidenze sono state stilate dalle categorie insieme all’Unire e che negli anni passati nessun rilievo è stato mosso dall’Europa. Insomma, invece di fare come i francesi o gli irlandesi che tutelano al massimo gli interessi della filiera ippica anche con battaglie clamorose, i nostri del Ministero sembrano mettere i bastoni fra le ruote. Tutto ciò deve cambiare, perché ripeto per l’ennesima volta che l’ippica, e in particolare l’allevamento, è un prodotto di alta qualità agricola, che dà lavoro e sfrutta in maniera ottimale il territorio. E che quello che viene dato all’ippica, sotto forma di provvidenze o montepremi, instaura un circolo virtuoso, che porta a migliorare ancora e dare lustro al nostro Paese. Non si può rischiare che la burocrazia, nell’Unire o al Ministero, rischi di rovinare tutto. Il caso provvidenze non deve proprio esistere e per quanto rigurda l’lva ci aspettiamo una soluzione a breve».
Rapporti con le istituzioni ma anche all’interno del settore. «Abbiamo capito tutti che con l’attuale rappresentanza delle categorie il nostro potere contrattuale è pari a zero. Siamo divisi, rissosi e ci presentiamo ad uno ad uno a tirare la giacca a chi è all’Unire. Così non si ottiene nulla. E allora torno a proporre una federazione di categorie, nella quale ogni associazione possa portare una o due persone in modo da formare un organismo ristretto e compatto, che poi possa rappresentarci nel confronto con le Istituzioni. Così facendo ognuno di noi manterrebbe le sue prerogative, ma poi si parlerebbe con un’unica voce».

 
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