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Lo Sportsman: Il generale Polid'oro (22.4.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 22/4/2008
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Il generale Polid’oro
Senza peli sulla lingua, l'allevatore racconta la sua ippica

MARIO BERARDELLI ROMA
«Non sono venuto perchè io se devo protestare non lo faccio a parole ma con i fatti». Abbiamo conosciuto Franco Polidori quasi quarant’anni fa ed è stato sempre così: diretto, immediato, forse anche burbero e poco accomodante, ma sempre sincero e corretto, chiaro soprattutto e in particolare divorato dalla passione. «Non mi piace per niente la situazione dello sport che tanto amiamo. Non funziona nulla, gli uffici dell’Ente, i programmi, la burocrazia è ineffìciente, inutile fare esempi, noi proprietari e allevatori siamo messi in difficoltà estrema e continuamente, troppa invadenza della burocrazia e della politica. Noi ippici non contiamo nulla. Com’era giusto lo slogan ‘l’ippica agli ippici”!», Per rinunciare ad assistere alla corsa del “suo” Senlis, Franco deve essere stato proprio arrabbiato, tuttavia quando lo intercettiamo si sentono chiari in sottofondo i rumori di festeggiamenti, la gioia dunque è grande forse come la passione, che sarà rimasta malgrado tutto. «Purtroppo, ti devo dire, e anche tanta, lo so che non finirà mai e avrà sempre il sopravvento».
Ci tranquillizza, non lo perderemo ma facciamo tesoro del suo grido di protesta che non è, badate bene, isolato, è di tanti che hanno realmente a cuore le sorti del nostro comparto, tecnicamente parlando. Quello di Franco Polidori è un appello, che tutti coloro che amano il turf si adoperino al fine di non disperdere inutilmente la grande passione che agita molti, tantissimi, dei nostri operatori. «Lo spirito degli anni ‘70, quello ci vorrebbe, l’ippica disponeva di un team di persone di primissimo rango, ci vorrebbero di nuovo...», E tuttavia dovrebbero avere a disposizioni situazioni istituzionali che permettessero loro di operare adeguatarnente, aggiungiamo noi. Caro Franco, tenuto lontano dalla rabbia, una gioia dunque soltanto televisiva... «Si, ma eravamo in casa con amici cari, un bel gruppo e non sai che entusiasmo, un urlo continuo ha accompagnato la retta d’arrivo di Senlis, i festeggiamenti sono durati
fino a sera».
È la passione che in Franco Polidori ha radici lontane e ha sempre convissuto anzi, noi che lo conosciamo sappiamo anche che ha sempre avuto il sopravvento sulla sua altra valenza ippica, quella di presidente di Snai per tanti anni. Franco ha sempre separato con fermezza le sue due funzioni, era prima allevatore appassionato e poi anche delegato ippico alla raccolta delle scommesse. Nel consiglio dell’Anac è stato sempre uno dei più duri e puri nella ricerca ostinata della qualità come unica ricetta per vincere e i fatti hanno dato ragione a lui come ai tanti altri nostri allevatori che ci hanno regalato un quindicennio da sogno, piaccia o non piaccia ai detrattori. Polidori ne è stato protagonista con Electrocutionist, con Prince Kirk e con Senlis. La cosa curiosa - ma questa, amici, è l’ippica- è che ha venduto tanto la madre di Eectrocutionist come quella di Senlis prima della loro esplosione. Fa parte del gioco.
La sua vicenda allevatoria parte da Grosseto dove appunto sul finire degli anni ‘60 in partnership con Mario Mencarelli e altri amici dà vita all’allevamento Pegasus Italia. Un’esperienza non delle più felici e per colpa di nessuno, Franco era uno che doveva agire da solo, lo ha capito, ha mantenuto intatta la sua passione anzi si è caricato di più e ha saputo rinnovarsi, è stato in grado di compiere un percorso importante che lo ha portato al successo consacrato. «Ho puntato sulla qualità a tutti i livelli, devi possedere un lotto di fattrici buone sulla carta, ora ne ho 22, devi andare alla ricerca del sangue autenticamente pregiato quando scegli gli stalloni. Non hai idea del conto che dovrò pagare a ottobre, non ci voglio pensare ma è necessario se vuoi essere sul serio sul mercato internazionale con i tuoi prodotti, se vuoi davvero venderli anche nelle aste europee e non solo. Devi poi allevare i tuoi yearling nei posti migliori. I miei tornano dall’lrlanda, dove stanno anche le fattrici, alla fine di dicembre e vanno in consegna da Cristiana Brivio che è bravissima, lo dicono i risultati, e li alleva e li prepara per le varie aste». Già, le aste, e allora come spieghi che ti ritrovi ancora tra le mani Senlis: per fortuna? «No, per scelta, consentimi questo merito. Quando sono venuti a visitare i miei puledri gli esperti della casa d’aste francese volevano assolutamente anche Senlis e io non glielo volevo dare, lo volevo tenere per me. Ho detto loro che lo avrei passato, ne avevano presi altri, solo con una riserva di 250.000 euro, un prezzo molto congruo ma se, come prevedevo, non fosse stato venduto, non avrei pagato loro nessun diritto. Andò così e il cavallo restò da noi per andare nelle scuderie di Mil che è bravissimo, guai a chi me lo tocca, diventerei cattivo».
Puoi star tranquillo, Mil fa parte del nostro retroterra culturale, è un esempio preclaro per chiunque volesse iniziare a fare il trainer. Fa un certo effetto avere avuto anche la madre di un cavallo che si alleva... «Dovrebbe essere la regola del vero allevatore che seleziona in corsa le sue fattrici, non soltanto le acquista. Piuttosto io sono convinto che High Chaparral sarà il nuovo Galileo, ci credo fermamente e come si dice in gergo sono pieno di figli di High Chaparral».
Senlis farà la distanza? «Vuoi forse farmi fare un programma senza che ne abbia parlato con Mil, cui spetta la decisione? Sono trappole da ragazzi, queste. All’inizio della settimana faremo una riunione con Mil e decideremo. Se vuoi giocare ti passo una serie di opzioni che possono andare dalla Poule al nostro Derby fino al Jockey-Club francese. Divertiti e comunque la distanza la dovrebbe fare...».
Ah, ecco un primo indizio che ci fa pensare, sempre giocando, che rivedremo Senlis alle Capannelle. Ci sarebbe una quarta ipotesi, l’offerta cui non si può dire di no...«Preferirei non arrivasse, spero proprio di non dover dire di sì».
Senlis, come mai questo nome? «È un paese a tre chilometri da Chantilly, un omaggio all’ippica francese, un nome ippico se preferisci...».

 
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