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Totoguida Scommesse: Sponsor&licenze "maggiori controlli" (1.4.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 9/4/2008
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Sponsor&licenze "maggiori controlli"

La tappa dell’Ept Tour a Samremo fa discutere sui limiti della pubblicità per gli operatori tecnici

di Nicola Tani

Immaginate che un grande marchio estero di scommesse, privo di licenza, divenga sponsor unico della Coppa Italia di calcio o degli Internazionali di tennis di Roma: qualcuno si potrebbe arrabbiare, magari Assosnai o i nuovi operatori delle scommesse che hanno pagato a caro prezzo licenze e diritti, o no? E’ quanto sta avvenendo, ovviamente con qualche differenza, nel settore del poker, uno dei business in maggior crescita su cui puntano gli operatori online — italiani e stranieri — per dare un senso ai propri piani di investimento nel mercato italiano del gaming. Non deve quindi sorprendere che la sponsorizzazione da parte di Pokerstars, il primo sito al mondo di poker e attualmente privo di concessione, della tappa dell’European Poker Tour (Ept) in corso di svolgimento al casinò di Sanremo abbia dato vita ad una polemica, sollevata dagli stessi operatori Aams - divisi sulla liquidità internazionale ma assolutamente compatti sul tema della pubblicità — e rivolta ovviamente agli stessi Monopoli di Stato. «Sarebbe importante — attacca Maurizio Caressa,
Amministratore delegato di King Italia - che Aams chiarisse definitivamente se anche i siti di poker “for fun” (per solo divertimento, senza soldi, ndr) siano da inserire all'interno della lista di siti inibiti qualora, ad esempio, diano la possibilità all’utente che scarica il software dedicato, di registrarsi a tornei che prevedono vincite in denaro vero oppure - attraverso links - arrivare ad una pagina che invita a scaricare il programma che consente di giocare a soldi veri». Sulla scia delle polemiche per la sponsorizzazione dell’Ept di Sanremo, Caressa sottolinea i rischi che si corrono nel consentire la promozione di siti di poker ancora privi di concessione: «Accade spesso che il supporto clienti del sito “for fin”, una volta contattato dal consumatore inviti l’utente italiano a raggiungere un indirizzo - ovviamente differente da quello inserito all’interno della lista di inibizione pubblicata da Aams - sul quale può trovare un’offerta a soldi veri con cash games. Se i Monopoli di Stato dovessero rilevare che anche solo uno di questi presupposti fosse sufficiente per applicare l’oscuramento, allora ritengo che molti siti ‘for for” entreranno presto nelle liste di oscuramento, compresi molti di quelli che hanno fatto e stanno facendo attività di promozione sul territorio. Non entro nel merito se effettivamente l’unica finalità di un software “for fin” sia quello di reclutare utenti per il proprio sito a soldi veri e lascio ad avvocati e legislatori determinate se la versione di un software di poker “for fin” gestito dalla stessa società e con il medesimo brand di un business non autorizzato in italia sia legale o meno».
Caressa si rivolge infine ai Monopoli di Stato: «Da parte dei concessionari credo ci sia piena disponibilità a collaborare con le autorità per identificare eventuali offerte da sottopone al vaglio dell’Amminitrazione. La polemica esplosa in questi giorni dà comunque il polso del nervosismo che serpeggia tra i concessionari di skill games e mette sempre più in rilievo la necessità che vengano pubblicati al più presto da piazza Mastai le circolari relative alla piattaforma tecnologica ed ai progetti dei giochi di abilità che tutti i concessionari stanno attendendo, necessarie a far partire il mercato degli skill gams made in ltalv».
Un grido d’allarme cui si unisce anche Carlo Gualandri, Amministratore Delegato di Gioco Digitale, secondo il quale: «La sponsorizzazione di Pokerstars all’Ept Tour di Santerno non dovrebbe essere tollerata. E’ evidente che il sito si fa pubblicità dietro la “foglia di fico” di un prodotto for fin: si tratta di una strategia abbastanza diffusa tra gli operatori di poker “for cash” per entrare e  conoscere nelle giurisdizioni che li considerano illegali. In questa maniera si aggirano tutti i divieti, perché - comunque lo si intenda — Pokerstars è un operatore di gioco per soldi e un marchio non autorizzato da Aams. E’ evidente che una volta che il cliente, attirato dal marketing, è nel tuo database, la maggior parte del lavoro è stata fatta. Molti siti consentono infatti di scaricare un software che poi dà accesso al prodotto “vero” attraverso il quale si giocano partite con denaro. Tra l’altro, Pokerstars ha già acquisito nelle settimane passate spazi pubblicitari su Sìcy e ciò, proprio per la natura editoriale dell’emittente satellitate e per la sua posizione nel mercato pubblicitaria, mi sembra molto più grave della sponsorship di Sanremo. E’ chiaro che non esiste un reale controllo e vigilanza sulle attività promozionali degli operatori illegali, come si può riscontrare anche in tanti altri casi. La realtà è che l’italia dovrebbe prendere esempio dalla Francia che, sul caso Unibet ha impedito alla squadra ciclistica sponsorizzata dal bookmaker svedese di correre. Tutta la pubblicità di marchi non autorizzati andrebbe proibita, come d’altronde prescrive la legge penale italiana attualmente in vigore; basterebbe applicarla. E’ inoltre estremamente importante che mercato nazionale possa partire al più presto per dare una alternativa legale ai clienti italiani, ogni ritardo consegna fette di mercato in mano agli operatori illegali».
Il dato di fondo di una materia (tanto per cambiare) confusa rimane ed è relativo alla legge 401 del 1989, che prevede sanzioni penali per chi ospiti o proponga pubblicità cli prodotti di gioco non autorizzati: doh biamo ancora considerarla vigente oppure, magan a insaputa di tutti, è stata abrogata? A TS risulta che, ancora oggi, a qualunque operatore di gioco venga chiesto da media center, concessionarie di pubblicità o dagli stessi editori (di ogni genere: radiofonici, televisivi o “cartacei”) copia della licenza rilasciata da Aams per poter promuovere il proprio marchio. Riscontriamo che non sempre è così e che, in ogni caso, nessuno fa rispettare i divieti. Un vero e proprio “classico” del nostro Paese.

 
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