Cassazione: c’è attesa per la futura udienza
• di Mauro Grimaldi Di solito mi indispettisce chi racconta la trama di un film - o ancora peggio svela l’assassino - prima ancora che tu lo abbia visto. Ma ogni tanto, come in tutte le cose, va fatta un’eccezione. Il tema è l’udienza di fronte alla Corte di Cassazione che si sarebbe dovuta celebrare l’8 aprile, ma che è stata rinviata a data da destinarsi. Ioggetto della discussione riguarda una vecchia vicenda relativa alla chiusura di un Centro Stanley. Fino a qui niente di nuovo. Laspetto interessante, però, è il periodo a cui risalgono i fatti, cioè l’anno 2004. Uno scenario, quello dell’epoca, oggi radicalmente trasformato e che porta ad una serie di considerazioni. Questo a beneficio di tutti perché, anticipando la solita propaganda pronta a strumentalizzare queste situazioni, mi sembra corretto che il lettore sia in grado di valutare l’ambito in cui verrà assunta la decisione e i relativi effetti. Riepilogo brevemente i fatti. Nell’estate del 2004, a fronte di una denuncia di un concessionario statale, veniva chiuso, nella città di Rieti, un Centro Stanley ed il suo gestore, il signor Leoncini (tanto per dare un nome ai protagonisti della storia), venne condannato in primo grado alla pena di 4 mesi di reclusione con il beneficio della condizionale e poi assolto in appello. Ora mi sembra inutile richiamare i riferimenti normativi, sia nazionali che europei, su cui poggia l’assoluzione. Quello che, in questa sede va evidenziato è che tutte le decisioni giurisprudenziali partono da un unico riferimento, cioè dai vincoli posti dal bando di gara del 1999 che, come è ormai noto a tutti, escluse dalla partecipazione i più importanti operatori comunitari se, ed in quanto, costituiti sotto forma di società di capitali le cui azioni erano quotate sui mercati regolari. Difficile, sul punto, trovare delle giustificazioni, vero è che la Corte Europea cassò questo tipo di impostazione data al settore dallo Stato italiano. Su questo passaggio si è sviluppata tutta la vasta giurisprudenza che ha segnato il percorso nelle aule dei tribunali che tutti conosciamo. Nel frattempo sono successe anche altre cose, tra cui, tra le più rilevanti, vanno segnalate la sentenza Placanica ed il Bando Bersani. Ed è proprio il bando con cui è stata ridisegnata la nuova rete di vendita dei giochi pubblici a rappresentare una sorta di solco tra la prima fase storica dell’avvio delle scommesse sportive e la fase attuale. Il nuovo bando, infatti, ha recepito tutta una serie di disposizioni comunitarie tese a superare gli ostacoli - presenti nel precedente bando - alla libertà di stabilimento. E’ noto a tutti come a seguito delle procedure di selezione, molte società estere - che rappresentano i maggiori operatori europei del settore - sono risultate assegnatarie di punti vendita per i giochi pubblici. Sul punto si potrebbe anche riaprire un diverso scenario sulla disapplicazione delle sanzioni penali, ma quello che vorrei evidenziare è che vanno valutate, e giudicate, in maniera diversa le vicende che rientrano nel periodo precedente al Bando Bersani da quelle che si sono sviluppate successivamente ad esso. Ora il contenzioso che discuterà la Cassazione a breve, si spera, - i cui fatti risalgono al 2004 - avrà come base di giudizio tutta la giurisprudenza antecedente al Bando Bersani ed è probabile verrà confermata la sentenza del giudice di secondo grado. Questo non vuole dire che chi opera la raccolta del gioco fuori delle regole concessorie abbia, da queste decisione, una sorta di salvacondotto. Anzi, da questo momento in poi, si apre uno scenario completamente diverso, sia per quanto attiene al contesto normativo, sia per i soggetti di riferimento che sono scesi in campo. Quest’ultimo aspetto non va sottovalutato. Fino ad oggi i giudici hanno deciso, il più delle volte, in assenza di un vero e proprio contraddittorio ovvero di fronte ad un Avvocatura dello Stato probabilmente troppo sola per arginare l’aggressività degli avvocati della controparte. Da oggi invece le aule dei tribunali saranno più affollate, con la presenza dei maggiori operatori statali e dei principali sindacati di categoria. Un confronto che sconfinerà, molto probabilmente, anche nel mondo della comunicazione - altro punto di forza della strategia di “resistenza” operata fino ad ora contro le norme di riferimento del mercato nazionale - dove non sarà più possibile strumentalizzare le varie vicende a proprio favore. Ormai si gioca a carte scoperte. Capiremo a breve se le varie minacce ed accuse, che fanno parte del linguaggio colorito fin qui utilizzato, abbiano o meno un fondamento. Un vecchio proverbio africano, che mi è capitato di leggere recentemente, dice (pressappoco) che quando accusi una persona indicandola con un dito, ricordati che altre tre dita sono rivolte verso di te.
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