Totem & “skill” presto sposi L'industria si prepara al lancio dei terminali per i giochi di abilità: con qualche rischio... Slot machine nei CTD esteri: un “caso” all’attenzione dei Monopoli di Stato di Nicola Tani I Totem non sono regolamentati e gli skill games sono ancora nella fase di lancio (a dir poco, visto che mancano ancora le caratteristiche delle nuove piattaforme e la decisione sulla liquidità internazionale) ma già c’è chi pensa a installare totem con i giochi d’abilità - e ovviamente, in prima battuta, il poker online - negli esercizi commerciali. E’ stato questo il senso di un intervento che il presidente di una software house ha svolto a Enada Primavera, la fiera dell’intrattenimento che si è tenuta nei giorni scorsi a Rimini, partendo dall’assunto che gli skill games non sono una minaccia né tanto meno una forma di concon’enza rispetto all’offerta di intrattenimento normalmente offerta dei gestori di apparecchi da gioco. Cosa vera nella forma ma che, tradotta nella giungla di deregulation che affligge una parte dell’industria italiana del gaming, non sarà assolutamente vera nella sostanza. Già ora, come i lettori di TS sanno, esiste una vasta area di esercizi pubblici che maneggiano con disinvoltura scommesse sportive, poker on-line (non autorizzato e diretto verso siti esteri) e casinò virtuali, consentendo ai clienti di disporre di qualunque prodotto di gioco. E’ quindi evidente, quasi inevitabile, che il lancio del poker on-line si trasformerà in un’altra occasione di allargamento della “zona grigia” del settore giochi, con tanti saluti a piani di riordino, leggi, decreti e circolari. E che il business che ruota attorno al poker telematico sia di quelli ricchi, anzi ricchissimi, lo si è detto anche a Enada il mercato straniero di questa tipologia di giochi ha nell’ambito americano l’esempio più chiaro, visto che, nel 2008 e nei soli Stati Uniti, si stima una raccolta proveniente dagli skill games di 2 miliardi di dollari. Il mercato italiano, per altro già regolamentato da parte dell’Amministrazione con apposito decreto, dovrebbe partire nei prossimi mesi con caratteristiche ben delineate ma è scontato che accanto al consueto pc casalingo e dell’ufficio con il quale si conta già di far giocare gli utenti, verrà colta l’occasione di introdurre dei “totem” - la cui regolamentazione (luogo di installazione, caratteristiche tecniche, numero di apparecchi) è, per inciso, ancora tutta da scrivere - per spostare il gioco anche negli esercizi pubblici, andando a completare l’offerta ma correndo allo stesso tempo il rischio, lo capirebbe chiunque, di dare vita a centinaia di sale poker “virtuali” non regolamentate, esattamente il contrario di quello che il Governo ha inteso in questi anni e intende ancora come luogo di “gioco sicuro”. Le modalità di gioco previste per i futuri “skill games” - dal sudoku al poker, dal tresette alla dama - saranno, lo ricordiamo, sia il “solitario”, al quale partecipa il singolo giocatore con vincite assegnate sulla base dei risultati ottenuti, sia il “torneo”, nel quale le vincite saranno invece assegnate confrontando i risultati ottenuti dai diversi giocatori. Sarà possibile sviluppare il concetto di “circuito di gioco”, in virtù del quale sarà possibile creare degli ambienti virtuali, realizzati da più concessionari che condividono la stessa piattaforma di gioco, nel quale si svolgono partite con giocatori ammessi dai medesimi concessionari. Solo se la “massa critica” di giocatori sarà davvero considerevole, infatti, il giro d’affari dei nuovi giochi on-line porterà vantaggi allo Stato, che percepirà un’aliquota del 3% su ciascuna giocata, agli operatori, che prevedono un fatturato complessivo attorno al miliardo di euro, e ai giocatori stessi, cui” tornerà” sotto forma di vincite almeno l’80% del movimento. Il prezzo di una partita oscillerà da 0,50 a 100 euro: le stime del ministero dell’Economia, allegate al decreto Bersani, riferiscono di 200mila giocatori, ed una spesa media pro capite di 2.000 euro, nel primo “vero” anno di gestione, che comincerà a decorrere dal “via” operativo, previsto probabilmente per i mesi estivi. Tornando alla zona grigia del settore giochi, è di queste ore la segnalazione raccolta da alcuni operatori e che sarà presto portata all’attenzione di AAMS circa la presenza di New Slot in centri trasmissione dati collegati a bookmaker esteri. Il paradosso è che tali macchinette sarebbero perfettamente legali, nel senso che sono correttamente collegate ad un concessionario da un lato e a Sogei dall’altro e con il famoso “bollino” Aams che garantisce l’affidabilità della macchinetta. E’ però altrettanto certo che si trovano ad operare in luoghi di gioco non autorizzati come vanno considerati, fino a prova contraria, le agenzie dei bookmaker privi di concessione o autorizzazione operative in forza di sentenze di tribunali europei e italiani. Ancora una volta, emerge come l’opera di bonifica del settore giochi portata avanti da Aams negli ultimi anni vada ancora completata: in ogni caso, non è scritto nelle convenzioni che i concessionari debbano verificare anche dove sono installate le Slot machine? A cosa servono gli impegni pubblici degli operatori e le tante campagne o dichiarazioni contro la piaga del gioco illegale, se poi qualche importante marchio del settore si muove oltre i limiti fissati dalla legge? Senza cadere in eccessi sanzionatori, è probabilmente il caso che alle segnalazioni di questo genere facciano seguito azioni concrete da parte dei Monopoli verso gli operatori non rispettosi delle prescrizioni e dei divieti contenuti nelle convenzioni. Una norma di comportamento che, se messa in atto con continuità, porrebbe fine in tempi medi agli abusi di cui è ancora ricco il comparto giochi.
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