VERGOGNA! Se è vero che c’è crisi nell’ippica è crisi legata certamente alla mancanza di soldi. Calo del gioco conseguenza della cattiva politica dell’UNIRE politicizzata, che ha speso più del dovuto per provvidenze a pioggia, collaborazioni costose ed inutili: esempio scandaloso la trasmissione affidata a Bruno Vespa. Un programma che non ha portato all’ippica un solo spettatore in più, trasmessa su di un canale per i soli iniziati e costato un occhio della testa. Vergogna. Si è speso in termini di promozione, ma anche qui hanno guadagnato solo i prescelti al servizio, con pubblicità (sic!) che non è mai arrivata al grosso pubblico. Vergogna. Si è sperperato il denaro pubblico elargendolo sotto forma di provvidenze agli ippodromi che avevano più peso politico e più “raccomandazioni”, senza tener conto di quelli la cui la resa era maggiore. Vergogna. I proventi del gioco, unica benzina per far camminare l’autobus dell’ippica, sono stati distratti solo e sempre dal montepremi, benzina unica per poter effettuare le corse, dirottandoli nelle più svariate direzioni. Vergogna. Il peso politico delle Agenzie sulle decisioni dell’UNIRE è evidente: i minimi garantiti, voce primaria nel bilancio di previsione, vengono “abbonati” improvvisamente, e l’UNIRE non si è attivato neanche per recuperarli attraverso le garanzie bancarie. La scusa che gran parte di esse erano fasulle non giustifica, ma aggrava la responsabilità dell’Ente. Vergogna. Ed ora siamo al punto che per tutte le decisioni, anche quelle tecniche, vengono prese dopo il nulla osta dei delegati alla raccolta delle scommesse. Vergogna. Le provvidenze agli allevatori, unico Paese al mondo, vengono elargite indistintamente a tutti i cavalli, fino al termine della carriera: il concetto della qualità, con il quale si riempiono tutti la bocca, in questo caso non ha valore. Vergogna. L’UNIRE di recente formazione, senza la presenza di Panzironi, considerato a furor di popolo il maggior responsabile di tutte queste anomalie che hanno affossato l’ippica, aveva aperto il cuore alla speranza di un cambiamento di rotta. L’arrivo di Melzi, uomo di grande esperienza e cultura ippica, poteva e doveva essere garanzia di una svolta per la quale tutte le componenti avrebbero dovuto partecipare alle trasformazioni. Dopo aver “usato” le categorie come leva per arrivare all’UNIRE, Melzi ha palesemente tradito le promesse. Belle parole, fumo negli occhi, ma tutto resta come prima, con gli ippici esclusi dalle decisioni che li coinvolgono, e con la divisione in figli e figliastri segnata dalla politica e dallo strapotere finanziario degli intermediari. Vergogna. Che cosa resta da fare? Noi proponiamo ai proprietari di cavalli mediocri di fare quanto desiderano l’UNIRE e gli allevatori: in nome della qualità, oltre all’astensione dai matinée evitino di dare i partenti nelle corse di categoria E-F-G. Lascino che corrano solo i buoni cavalli. E vediamo se saranno capaci di raccogliere un gioco tale da garantire il montepremi. |