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Lo Sportsman: Quote troppo basse per i vincenti nelle corse di trotto (20.3.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 21/3/2008
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A PROPOSITO DI ..

Quote troppo basse
per i vincenti
nelle corse di trotto

Le scommesse semplici sono la base del gioco sull’ippica. Anche se si possono sollecitare e raggiungere volumi più ampi sulle scommesse di combinazione (per esempio trìo oppure quarté, quinté; o anche su una “martingala” di eventi predisposti, come sarebbe la V6), che promettono vincite più alte, è dimostrato che dove viene a mancare il movimento sulle giocate di base, in particolare sul vincente, non si riesce a rimediare con gli altri tipi di scommessa e alla lunga il sistema crolla: questo meccanismo si è già verificato nell’ippica di Paesi come l’Olanda, la Germania, il Belgio (ora in ripresa, dopo essere fallito), la Svezia, che si è salvata ma ha attraversato una crisi difficile.
Adesso, già da un po’, ma sempre in misura crescente, la cosa sta riguardando l’italia, specialmente il trotto, mentre il galoppo sotto questo aspetto si salva senz’altro di più. Prendiamo i campi di trotto della giornata di martedì 18. A Montegiorgio su 9 corse, ben 7 hanno registrato un favorito dalla quota inferiore a 1,8 come vincente; di questi 5 hanno vinto (pagando fra 1,18 e 1,79): se un giocatore avesse scommesso 10 euro su ciascuno, alla fine avrebbe incassato 77,3 euro contro 70 giocati, una vincita ridicola, considerato che si sono azzeccati 5 vincenti su 7, percentuale superiore al 70%. Per proseguire l’esame, un’altra corsa del San Paolo aveva un favorito da 2,30 che si è imposto; nella rimanente, la quota più bassa era invece 3,60 ed è stata vinta da un concorrente a 48 contro 1, mentre nelle prove in cui sono stati sconfitti gli altri favoriti sotto la pari, successi per un cavallo a 41 a 1 e per un altro a 16. In sostanza, o hanno vinto cavalli nettissimi oppure quelli “impossibili”. Giocando i 9 favoriti, sempre 10 euro ciascuno, si sarebbero incassati 100,30 euro, vincita 10,30, prendendo la bellezza di 6 cavalti su 9, cioè i due terzi, se si preferisce il 66 per cento.
Peggio a Milano. Qui su 9 corse i sono stati 5 favorìti sotto la pari al tot, dei quali ben 4 battuti: con lo stesso metro utilizzato per Montegiorgio, se un giocatore avesse scommesso 10 euro su ciascuno di questi cinque favoriti, avrebbe perso 34,1 euro. Nelle altre corse di San Siro, un favorita appena sopra la pari (2,16) che ha vinto; due sotto 1½ (per la precisione entrambi 2,47), ambedue battuti; e infine la TQQ con 19 partenti in cui la quota minima era 4,14; in compenso, non ha vinto alcun cavallo “impossibile” (due solo vincenti oltre 10 a 1). Giocando i 9 favoriti, sempre 10 euro, l’incasso sarebbe stato di 37,5 euro, perdita 62,5: e questo è più ovvio della limitatissima ipotetica vincita di Montegiorgio, avendo preso solo 2 cavalli su 9.
A Trieste pure 9 corse. Favoriti sotto la pari 6; di questi, 4 vincitori, con quota fra 1,18 (due volte!) e 1,80; giocandoli tutti e sei per i famosi 10 euro, incassati 57 euro, cioè con una perdita di 3 nonostante si siano presi 4 vincenti su 6, cioè i due terzi, se si preferisce il 66 per cento. Inutile ogni commento. Nelle altre corse del Montebello, un favorito da 246 (era la Tris cosiddetta del caffé, con 17 partenti e con l’ultimo numero) che ha vinto; altri due sotto 1½ (per la precisione 2,20 e 2,32) entrambi battuti; c’è stato un vincitore da 80 contro 1, un altro da 24, due “controfava” a segno, insomma quasi come a Montegiorgio cavalli già “arrivati” oppure “impossibili”. Giocando i 9 favoriti, incasso di 81,6 euro, perdita 8,4 euro, malgrado il successo di 5 favoriti su 9, cioè oltre la metà. E questo è l’esito più negativo fra i tre campi presi in considerazione.
C’era anche Napoli in attività: e le corse di Agnano si discostano nettamente. Su 8 corse, un solo favorito sotto la pari, che ha perso; hanno vinto soltanto 2 cavalli con la quota più bassa (rispettivamente 2,58 e 2,62); giocando gli 8 favoriti, incasso di 52 euro, perdita 28, ma risultato accettabile, considerato che si sono presi soltanto 2 cavalli su 8, vale a dire il 25 per cento. Questo dimostra che se le quote minime sono più alte, le perdite vengono se non altro contenute, mentre con quote bassissime, pur prendendone tante (anche più della metà, come a Trieste) si rischia perfino di perdere,
Dice: ma uno non è mica obbligato a giocare i favoriti, visto che a scommetterli sempre non c’è convenienza, soprattutto a queste quote. Ineccepibile. Ma qui non si sta suggerendo il sistema per vincere alle corse (ammesso che esista) si sta invece cercando di inquadrare una situazione, cioè il preoccupante calo della quota media del favorito, un fenomeno alla lunga deleterio perché non restituisce allo scommettitore abbastanza quattrini per rigiocarli in una successiva puntata.
Quali possibili rimedi? Il primo è il rilancio del gioco a quota fissa, peraltro ormai quasi inesistente, sia per un indirizzo voluto dall’ippica italiana e (a nostro parere) non lungimirante, sia per responsabilità degli allibratori. Non è abolendo il gioco a quota fissa che si è risolto qualche problema: semmai, nell’eventualita (remota...) di un rilancio, il controllo su tale settore dovrebbe diventare efficace, a difesa di tutti.
Il metodo più complesso, ma certo necessario, dato che la stragrande maggioranza del gioco sull’ippica è ormai riversato sul totalizzatore, è quello di riuscire ad aumentare l’incertezza delle corse. Di esse, una percentuale rimarrà in maniera fisiologica scontata (almeno nelle previsioni) per la presunta superiorità di qualche cavallo; ma molte potrebbero diventare più aperte. Come? Prima di tutto è necessario una mirata diminuzione del numero delle corse, non esagerata e drammatica per quantità, ma funzionale a una migliore programmazione e distribuzione del materiale: già così, una parte dølle corse diventerebbe più equilibrata, evitando che le scuderie possano scegliere la più propizia fra troppe opzioni a disposizione, il che naturalmente genera quote basse.
Poi, qualcosa si può fare anche sulle “chiamate” delle proposizioni: per esempio, “per vincitori da... a...”, il che, senza credere che risolva ogni problema, può contribuire a costruire qualche corsa più omogenea.
E soprattutto il sistema più efficace sarebbe creare meeting tipo quelli di Vincennes ma dimensionati in proporzione, che richiamino a confrontarsi i cavalli di categorie analoghe, in previsione magari di accedere compagnie superiori. E qui servirebbe anche un’autentica classificazione degli ippodromi. Chiaro che l’argomento è da sviscerare in modo più approfondito. Ma qualcosa bisogna fare per invertire la tendenza: altrimenti, se uno esce dall’ippodromo (o dall'agenzia) avendo perso dopo aver indovinato 5 vincenti su 9 giocati, quale motivo potrebbe mai avere per tornarci? EP

 
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