UNIRE PRIMO SGAMBETTO AL GENERALE CECCHI

Purtroppo alla prima prova del fuoco il Generale Cecchi, presidente del C.d.A., è inciampato. Il convegno di Napoli aveva fatto sperare che davvero l’UNIRE potesse, come da Statuto, tornare ad essere l’Ente garante delle categorie produttive: le parole di Cecchi erano state chiare, ma probabilmente il presidente non ha avuto il tempo di calarsi nella realtà ippica, ed il risultato della prima riunione del C.d.A. ha partorito una diminuzione del montepremi delle differenziate. Quando si è detto che “i sacrifici debbono farli tutti” pensavamo che toccasse ad altre voci, in quanto finora solo il montepremi era stato toccato. Insomma ci aspettavamo che il vento potesse cambiare. Ci spiace soprattutto per il generale Cecchi, perché siamo convinti della sua volontà di rimettere l’ippica in carreggiata. Durante il convegno di Napoli si sarà certo reso conto delle difficoltà alle quali si va incontro: anni di malgoverno, di corruzione, durante i quali chi ha potuto ha arraffato, hanno rotto ogni equilibrio. Il lavoro che attende il C.d.A. deve essere paziente, certosino. Ma deve subito dare segnali del cambio di rotta: non si può iniziare con provvedimenti che richiamano sinistramente la passata gestione. Per questo, non certo senza soffrire, l’ippica ricompattata a Napoli ha deciso di dire basta: niente matinée finchè le decisioni verranno prese dall’UNIRE secondo i vecchi sistemi. E se non basterà si fermeranno anche le riunioni normali. Se si deve soffrire è bene che soffrano tutti: anche gli intermediari, perché non crediamo che senza l’ippica potranno continuare ad essere le vacche grasse di adesso.

Vogliamo anche chiarire che l’azione intrapresa non è rivolta “contro” il generale Cecchi. Anzi vuole essere un’arma a sua disposizione per consentirgli di attuare quanto dichiarato a Napoli: e cioè che l’UNIRE deve cessare di essere controparte delle categorie che producono, per tornare al suo ruolo statutario. Unione Nazionale Incremento Razze Equine, non incremento guadagni intermediari, né refugium peccatorum per i portaborse dei politici.