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Le Voci del Trotto: Addio Vivaldo ti porti via tanti sogni (17.3.08)  
Autore: roberto
Pubblicato: 17/3/2008
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ADDIO VIVALDO, TI PORTI VIA TANTI SOGNI

 

(Gianni Castelluccio)   Vivaldo Baldi se n’è andato. E con lui i sogni della mia generazione, i sogni di un’ippica fatta solo di competizione e di sport, di un’ippica capace di infiammare. Perché Vivaldo, con Sergio Brighenti, entrambi con il loro acceso dualismo, riuscirono a spostare le grandi folle di tifosi da un ippodromo all’altro, seguendo le loro battaglie sempre cruente.

Per ricordarlo degnamente voglio riproporvi parte di quello che scrissi anni fa, in un libro dedicato al Lotteria. Il titolo del capitolo era: “Il giorno di Vivaldo”. All’epoca “Diecione” aveva settantadue anni.

“C’era una volta un guidatore che infiammava i suoi tifosi per la classe, la bravura, l’astuzia con cui portava i suoi cavalli a vincere. Era un guidatore focoso ed impetuoso, coraggioso come pochi, proprio quel che occorreva per esaltare sia i Grandi Premi, di cui era sempre protagonista, sia le corsette più modeste, che con la sua presenza si trasformavano in battaglie senza quartiere, si elevavano ad epici scontri.

   Se qualcuno non l’avesse capito, stiamo parlando di Vivaldo Baldi, il guerriero delle piste, l’uomo che non si è mai arreso, neanche al destino malvagio che spesso ha cercato di buttarlo fuori. Uno scontro in allenamento, con la stanga di un sulky che gli disintegra la mascella  e gli lascia il segno per tutta la vita, deturpandogli il volto: poi un incidente automobilistico che gli distrugge un gomito, e dal quale emerge più aggressivo di prima, non lo fiaccano. Vivaldo è sempre lui,  con il sole e con la pioggia, con il vento, con la tempesta.

(…omissis) A settantadue anni suonati, non arzillo, ma veramente diritto come una quercia, con quel suo fisico asciutto ed elegante sul quale il tempo (pure lui) ha avuto paura di lasciare il segno, eccolo ancora partente, a volte con un puledro, a volte con un americano in una Tris: ed ogni volta che ciò accade, statene certi, il cavallo a lui affidato filerà diritto come un soldatino inseguito dall’urlo di guerra che quaranta anni fa  spingeva Birbone a vincere tre Lotterie, ed una ventina di anni or sono portava The Last Hurrà ad affermarsi per due volte nella più bella corsa del mondo.

Vivaldo: lo sappiamo è banale ripetere che Vivaldo equivale a dire Lotteria. Ma come si fa a non cadere in un luogo comune quando siamo di fronte ad uno che vinceva con Birbone, che faceva impazzire il pubblico con le partenze di Crevalcore, che riusciva a nascondere in un fazzoletto The Last Hurrà per farlo scattare come una molla in arrivo a beffare i grandi campioni? Il Vivaldo simbolo del Lotteria è quello che in arrivo alzava letteralmente i suoi cavalli da terra quando sembravano ormai all’ultimo respiro e li trascinava a vincere. Il Vivaldo del Lotteria è quello che venderebbe l’anima al diavolo per sopraffare gli avversari, lo stesso Vivaldo che ha suscitato amore ed odio in egual misura, ma al quale si dovrebbe fare una statua per quel che ha dato all’ippica anche in termini di spettacolo e promozione.

Perché Vivaldo “è” il Lotteria?   Per un cumulo di ragioni, non ultima quella che il Lotteria è anche Sergio Brighenti, e lui di Brighenti era il fiero avversario. Il Pilota e Diecione! L’Italia ippica che si divide, proprio come i bartaliani ed i coppiani, e l’ippica tutta che decolla al seguito delle loro furibonde battaglie.”

Vivaldo ci ha lasciati: mi piace ricordarlo come lo descrissi allora. Aggiungendo un grazie per le emozioni che ci ha regalato, e per averci avvicinato ad un’ippica vera che perde oggi un pezzo fondamentale. Addio Vivaldo, ti porti via i nostri sogni!

 
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