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Lo Sportsman: L'Odissea di Michele Canali  
Autore: roberto
Pubblicato: 14/3/2008
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L'ODISSEA DI MICHELE CANALI

Nas in casa per un doping

MARCO TRENTINI
Quattro ore con i Carabinieri dei Nas in casa. E quello di Michele Canali non è un caso isolato, perché sono parecchi i casi di proprietari, allenatori e gentlemeri che hanno ricevuto le visite degli investigatori a seguito di una positività dei cavalli in corsa. Interventi a tappeto, spesso dalla portata decisamente spropositata rispetto all’accaduto. Ma soprattutto, come nel caso di Canali, completamente fuori luogo. Perché Michele è un gentleman che si è limitato a salire in sulky per pochi minuti a un cavallo. «Quando sono arrivati a casa mia erano circa le sei di sera e sul momento ho pensato a uno scherzo. Quando ho visto i Carabinieri in divisa con il mandato di perquisizione ho capito che si trattava di una cosa seria. Erano gli uomini dei Nas di Bologna, inviati su richiesta del procuratore di Forlì nell’ambito di un’indagine relativa alla positività di un cavallo che avevo guidato a Cesena. Un cavallo al quale ero salito in sulky all’ingresso in pista, con il quale avevo vinto e che al termine della corsa avevo riconsegnato al suo team. E il bello è ch si tratta di un doping nel quale è stata riscontrata la presenza di un antinfiammatorio, probabilmente per un errore nei tempi di sospensione. Un caso banale insomma» spiega Canali, che dopo qualche giorno ha ritrovato il sorriso e la voglia di guidare.
Il gentieman emiliano prosegue il racconto, evidenziando l’assurdità di quanto accaduto. «I Carabinieri hanno solo fatto il loro dovere e hanno perquisito a fondo la casa, dalla cantina al soffitto, comprese le macchine mie e di mia moglie. A un certo punto mi hanno chiesto se i cassetti avevano un doppio fondo e lì, francamente, ho cercato di fargli capire che non si trovavano a casa di un delinquente. Comunque hanno cercato dappertutto e alla fine è stato steso il verbale nel quale hanno evidenziato di non aver trovato nulla, dicendomi che in 30/40 giorni sarei uscito dall’indagine».
Quattro ore con i Carabinieri impegnati in una perquisizione in casa non possono essere un’esperienza piacevole. «No, decisamente no. Ma non per i militari, che, ripeto, hanno solo compiuto il loro lavoro. il metodo che è sconcertante: come si fa a ordinare tre perquisizioni, la mia, quella a casa del proprietario e dell’allenatore, per un doping a un antiinfiammatorio? Non si trattava di una sostanza “pericolosa” e nel mio caso, e penso anche in quello del proprietario, cosa potevo sapere di un cavallo che avevo solo guidato? Credo che si tratti di un grave errore, che nasce dall’ippica, ovvero dalla catena della disciplina dell’Unire, che dovrebbe segnalare alle Procure solo i casi “veri” specificando oltretutto i ruoli di chi è implicato nella vicenda».
Cinque Carabinieri in azione e un’indagine della Procura implicano un grande dispendio di energie. «E di risorse, di quelle che poi paghiamo noi contribuenti. Di quelle risorse che dovrebbero essere impiegate nella lotta al doping vero e non in una caccia alle streghe che non porta vantaggi e che anzi crea solo impressioni negative sul settore». Se Michele Canali avesse detto addio all’ippica nessuno avrebbe potuto dargli torto... «Per fortuna ho una passione tale da sopportare anche questo. E per fortuna mia moglie,
che conosce la mia passione, si è limitata a definirla “a questo punto un po’ pesante”. Adesso ci scherzo sopra, ma alle dieci e mezza, qundo.finalmente ho potuto mangiare con mia moglie e i bimbi, non ero certo contento». La caccia alle streghe sul doping sembra l’argomento del giorno. Lo stesso che ha portato al famigerato servizio di Striscia. «Semplicemente scandaloso, una vergogna. Non mi voglio nascondere dietro un dito e negare che ci sia il doping nell’ippica, ma quello che ho visto, insieme a milioni di italiani, non è la verità, Hanno proposto immagininormali”, nel senso che si trattava di pratiche quasi certamente lecite, e una testimonianza nascosta per dire che tutti i cavalli sono drogati. Ma non è così: le mele marce ci sono ma si tratta di una piccola percentuale rispetto a tutti quelli che dalla mattina alle 5 alla sera stanno con i cavalli, La lotta al doping è sacrosanta, ma non si fa così e neppure inviando i Nas a tappeto a casa di chi non può avere nulla a che fare con l’accaduto». Un fatto increscioso e non isolato, perché sono diversi i casi in cui la scena si era già ripetuta, nelle case di diversi proprietari, qualcuno anche di notte. Non si parla di elementi a contatto con la malavita, ma di persone comuni che hanno avuto solo la sfortuna di avere sotto i loro colori un cavallo trovato positivo a un esame antidoping per una sostanza della quale non conoscevano neppure l’esistenza. E che in qualche caso hanno pensato di avere avuto la sfortuna di entrare in questo settore.

 
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