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Il corriere dello Sport: Diaz Ruiz, fretta di vincere (3.3.08)  
Autore: unagt
Pubblicato: 4/3/2008
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Ennesima scoperta dell’allenatore D’Aua, il 22enne argentino è subito andato a segno

Diaz Ruiz, fretta di vincere

di Antonio Lupo
MILANO - Ha conquistato il pubblico di Varese con due affermazioni squillanti. Lui, Jorge Gustavo Ruiz Diaz, arrivato fresco dall’Argentina con una valigia colma di progetti e speranze. A segno con Bella Baia, nella seconda esibizione, sicuro, attento, mulimetrico sul traguardo. E poi la Tris, sabato con Valartic, sempre alle Bettole, anche quella una piccola magia, come Ruiz Diaz sa costruirne, rimanendo estraneo alle schermaglie che sfrangiano il gruppo e tolgono il respiro a chi troppo si affanna da principio ritrovandosi senza più nulla da dire alla fine.
Lui, Jorge Gustavo, ha forza nelle braccia e mente lucida. Lui, Jorge Gustavo, spunta da varchi impensabili e sul più bello ti castiga. Senza paura, senza pensarci troppo quando deve farsi largo ed esibirsi in slalom che fanno trattenere il fiato. Nel suo paese era conosciuto come un giovane temerario, un kamikaze dalla stoccata micidiale. E ora qui da noi è pronto a stupire.
«Mi è stato segnalato da un amico - spiega Luciano D’Auria, che si coccola la sua nuova star - Ero in Brasile, sole, relax. Mi dice, l’amico, che in Argentina c’è un fantino destinato a diventare qualcuno. Appena 22 anni, e già con lo stile di un big. Era gennaio, corro a Buenos Aires, sono curioso. Ruiz Diaz ha la faccia da scugnizzo, ma in sella ci sa stare. Talento, serietà, voglia di apprendere i segreti del mestiere e le sue piccole astuzie. Con 126 successi da allievo nel 2006, e seconda monta del top trainer italo-argentino Roberto Pellegatta. Tanti cavalli in scuderia, ma anche il cammino ostruito dalla presenza dell’astro Gustavo Calvente, jockey che non ha eguali in Sudamerica. Così è venuto con me in Italia».
Da George Doleuze a Gianfranco Dettori, da Marcel Depalmas a Santiago Soto, da Mirco Demuro a Dario Vargiu, fino a Ruiz Diaz. D’Auria talent scout, scopritore di “fruste’ che hanno lasciato il segno.
«Doleuze era un geniaccio, ti stregava coi suoi ricami. Dettori era il “mostro”, straordinario non soltanto da noi ma anche in Inghilterra. Depalmas a 18 anni era già famoso per l’Arc vinto con Soltikoff Ma quello che non dimenticherò mai è Soto, il Derby con Houmayoun, energia e classe allo stato puro. Un cumulo di rimpianti adesso che non c’è più. Eravamo legatissimi. Ruiz Diaz mi ricorda Santiago, meno irruente, meno portato ad usare la frusta. Ma la stoffa c’è e anche l’estro, il coraggio, le motivazioni giuste per andare lontano».

 
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