FRANCAMENTE Quote fisse anzi variabili
Le quote fisse sono sbandierate da chi le propone come una qualitativa alternativa alla scommessa a riferimento, un gioco studiato e riservato agli scommettitorì più abili ed esperti, ai solutori dei Bartezzaghi ippici. È possibile, anzi quasi certo, che l’intento fosse davvero questo, fin quando si è capito che in campo si fronteggiavano un “banco” scarso e una “punta’” forte. Di conseguenza, i vantaggi che per definizione sono del banco avevano bisogno di un rinforzo. Basti pensare al punto del regolamento in base al quale in caso di ritiro di uno dei partecipanti la scommessa va al “tot”: un contraddizione dal momento che chi gioca conta ovviamente di vincere, però si mette in azione quando ritiene di poter giocare a una quota migliore. È arrivato quindi un aiutino un po’ subdolo: martedì non è stato possibile effettuare un’intera scommessa, esempio di 500 euro, su un cavallo a 2½, bisognava frazionare l’importo in dieci biglietti da 50 con la sorpresa però che dopo il secondo la quota era scesa: fantastico? DD
|