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QS - Quotidiano Sportivo: CTD e punti remoti Aams in campo (22.2.08)  
Autore: unagt
Pubblicato: 22/2/2008
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Dura circolare agli uffici regionali "Denunciare e far chiudere quegli esercizi che infrangono la legge"

CTD e punti remoti Aams in campo
Operaton sul piede di guerra: in una lettera l’allarme sulla raccotta abusiva

•di NicolaTani —

Aams scende in campo contro la raccolta abusiva di scommesse operata da CTD esteri e punti di commercialirzazione di ricariche telematiche. Con una durissima circolare inviata qualche giorno fa agli uffici regionali e alle sezioni distaccate, la Direzione per i Giochi dei Monopoli invita a «denunciare tutti i casi di attività non autorizzata alle competenti Procure e Questure, informando anche le Avvocature distrettuali dello Stato».
Nel caso dei centri trasmissione dati collegati a bookmaker stranieri, sottolinea la nota Aams, gli ostacoli alla libertà di stabilimento lamentati da operatori Ue sono caduti, in quanto «la legislazione italiana in materia di concessioni per la raccolta di giochi pubblici (con l’emanazione del cosiddetto decreto Bersani, ndr) si è con formata ai principi comunitari, eliminando qualsiasi preclusione alla partecipazione di soggetti esteri a tali procedure».
La Corte di Cassazione, nella sentenza del 28 mano 2007, ha affermato che l’articolo 38 del decreto Bersani «fissa i principi essenziali di una disciplina che appare ampia e articolata, in grado certamente di modificare per il futuro il complesso quadro di riferimento che ha dato origine alle osservazioni critiche della Corte di Giustizia».
Secondo la suprema corte italiana, nell’interpretazione della sentenza Placanica, occorre muovere dalla chiara affermazione che «la libertà di stabilimento e di prestazione di servizi non sono state compresse a causa della previsione di un regime concessorio in quanto tale. Tale regime è sostenuto da ragioni di ordine pubblico e sociale e può essere compatibile con quelle libertà in quanto risulti rispondente ai principi di non discriminazione, di necessità e di proporzione».
Tali principi, secondo l’Amministrazione dei Monopoli di Stato, sono stati certamente osservati nella procedura di selezione organizzata alla fine del 2006.
Pertanto, sono venute meno nell’ordinamento nazionale le condizioni che - secondo la sentenza Placanica della Corte di Giustizia Europea - comportavano la disapplicazione delle sanzioni penali nei confronti di soggetti privi di concessione o autorizzazione:
«Tale attività - prosegue la circolare - lede sia gli interessi dei legittimi concessionari nazionali ed esteri, nei confronti dei quali effettuano anche concorrenza sleale, sia gli interessi erariali, in quanto gli esercizi in questione non provvedono al pagamento del prelievo previsto dalla legge».
Ma anche i punti di commercializzazione, che vendono ricanche per conto di concessionari Aams, vanno perseguiti, dal momento che in realtà, con vari espedienti, effettuano illecitamente raccolta di scommesse, pur privi di autorizzazione e concessione e che quindi - analogamente ai centi-i collegati a operatori esteri - «infrangono le norme previste dal codice penale e dalla legge 401 del 1989. L’attività in questione è gravemente lesiva della missione istituzionale e degli interessi dell’Amministrazione in quanto, per scopi illeciti utilizza i marchi e i loghi di Aams finalizzati al contrasto della diffusione del gioco irregolare».
La circolare di piazza Mastai - che contiene anche un modello standard di denuncia, nel quale si chiede alle Questure di chiudere immediatamente l’esercizio oggetto della verifica - segue di pochi giorni una dura lettera di protesta inviata all’Amministrazione dai principali operatori incaricati della raccolta di giochi pubblici, tra cui Sisal, Lottomatica, Cogetech, Eumbet, lntralot
Italia, Ladbrokes Italia, Merkur (ma non Snai).
Venerdì 8 febbraio, è stata consegnata alla Direzione Centrale per i giochi una dura lettera per sollecitare al più presto l’intervento dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato nei confronti dei centri trasmissione dati italiani e stranieri, minacciando - in caso contrario - l’avvio di azioni legali a tutela dei propri investimenti. Al centro della preoccupazione degli operatori, la diffusione dei punti di commercializzazione, l’attività dei CTD Stanley e la situazione relativa agli Index Point. Secondo i “big” del gioco pubblico italiano, sono in corso attività illecite - e concorrenzialmente scorrette - che costituiscono una distorsione delle regole cui i concessionari hanno aderito al momento della firma della convenzione.
Per quanto riguarda i punti di commecializzazione, nella lettera si parla del reato di intermediazione e di una raccolta derivante dal “telematico spurio” che supera il 15% dell’incasso del mercato delle scommesse sportive, con una cifra annua che si aggira attorno ai 300 milioni di euro. Altrettanto preoccupante - anche alla luce della recentissima sentenza della Corte di Cassazione - la realtà dei CTD inglesi, in particolare di quell collegati a Stanley, la cui rete - attualmente composta di circa 400 punti vendita - sfugge completamente al controllo dell’Erario italiano.
Infine, per quanto concerne gli Index Point, i concessionari si chiedono perché, a fronte di una concessione, venga dichiarata una rete di 8.000 punti sul territorio. Gli operatori, evidentemente esasperati dalla situazione che stanno riscontrando sul territorio, si dichiarano nella missiva anche pronti a presentare ampia documentazione fotografica e documentale sui fatti denunciati (una strategia già percorsa in passato e che ben poca efficacia ha avuto però presso l’Amministrazione) e chiedono a piazza Mastai un incontro al fine di conoscere se le attività in questione siano da ritenersi legittime o meno. La risposta, poi, è arrivata attraverso la stessa circolare inviata dall’Amministrazione ai vari Ispettorati regionali. Nessun altro segnale o proposta di incontro tra le parti, mentre gli animi - per usare un eufemismo - restano ancora tesi.

 
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