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Lo Sportsman: Dall'Olio fra realismo e speranze (18.2.08)  
Autore: unagt
Pubblicato: 18/2/2008
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LA POSIZIONE DEL PRESIDENTE DELL’UNAGT DOPO LA CONVOCAZIONE DEL MINISTRO E LA RINUNCIA ALLA MANIFESTAZIONE
Dall’Olio fra realismo e speranze

Enrico Dall’Olio è il presidente dell’Unagt, una delle sigle che lunedì avrebbero dovuto scendere in piazza a Roma per protestare. Una protesta che era anche e soprattutto una rivendicazione del diritto di sopravvivere e che è stata “congelata” alla notizia della convocazione diramata dal Ministro Paolo De Castro che porterà le Categorie mercoledì al Mipaf. «La convocazione ci ha dato un po’ di speranza e dobbiamo dare fiducia al Ministro. Aspettiamo quindi di vedere cosa ci dirà e quali provvedimenti, oltre alla nomina del Consiglio, potrà annunciare».
La protesta aveva ragione solide e soprattutto “storiche”. «Il 2007 doveva segnare la linea di confine fra la fine del periodo di emergenza e quello del rilancio, ma per noi è stata un’altra pagina di storia amara. C’è stata la batosta dei ”minimi garantiti” che ha creato la più grave crisi economica e morale della storia del nostro settore e abbiamo sperato sinceramente con con il cambio di gestione all’Unire, fortemente voluto da tutti, si potesse uscire da questa situazione. Ma dopo aver tamponato l'emergenza, mantenendo il montepremi a 218 milìoni contro i 175 previsti da Panzironi, avrebbe dovuto partire il piano di rilancio di un mondo alla deriva. Una deriva “tecnica” che mette in gravi difficoltà noi operatori per i problemi del doping, della giustizia sportiva, dei contratti di lavoro, di ippodromi, spesso degradati, della regolarità delle corse. Fattori che hanno dato una pessima immagine del nostro settore, soprattutto per il pubblico, e che contribuiscono a rendere il nostro prodotto poco “commerciale” provocando quindi il calo delle scommesse».
Dall’Olio si professa “realista” e sottolinea la situazione nella quale si trova oggi l'ippica italiana. «Siamo gestiti da un’Unire nella quale burocrazia e politica la fanno da padroni, creando una staticità che non le permette (con 220 dipendenti) di dare a noi operatori nessun tipo di risposta. E soprattutto non ci consente di essere davvero competitivi di fronte a concorrenti che si muovono veloci, pronti a occupare tutti gli spazi. E sottolineo alcuni aspetti che contribuiscono a creare per noi una situazione grave dal punto di vista economico. Per primo il costo della rete di raccolta, che arriva al 12%, mentre in Francia si parla del 6% scarso e anche negli altri Paesi non si parla di più dell’8%. Ci sono poi gli ippodromi, ai quali vanno 135 milioni di euro. Inoltre le spese di funzionamento dell’Ente che ammontano a circa 110 milioni e senza un’operatività apprezzabile. Nonostante tutto siamo arrivati, dopo mesi di lotta, ad avere un montepremi di 218 milioni, ma con la prospettiva di fare meglio in attesa della nuova rete prevista dal Decreto Bersani. E qui è arrivata l’ultima mazzata, perché la nuova rete non è ancora pronta e le proiezioni parlano di un “buco”. I dati elaborati dalla nostra commercialista portano a una previsione di bilancio, per il capitolo del montepremi, di 180 milioni di euro».
Fattori che rendono sempre più arduo trovare una soluzione. «Il fatto che sia caduto il Governo aveva alimentato l’idea di qualcuno che al momento mancasse un vero interlocutore politico e che la protesta fosse quindi inutile. Ma visti gli ultimi fatti è dimostrato che era sacrosanta. Faccio presente inoltre che i Monopoli hanno incassato oltre 100 milioni di euro proprio grazie alla rete “Bersani”, soldi che sono stati creati dall’ippica e che dovrebbero essere disponibili per tappare i buchi creati dagli errori commessi proprio da questa gente. E allora dovevamo spingere forte e far capire che devono sbrigarsi a fare tutto quello che serve, a diminuire il prelievo che oggi non è competitito con quello delle scommesse sportive, a fare partire tutte le iniziative che sono indispensabili. Bisogna continuare a fargli capire che con il loro atteggiamento stanno affossando l’ippica. Dobbiamo cercare in tutti i modi di cambiare questo ambiente, che così com’è non ha un futuro. Per questo ogni guidatore, allenatore, allevatore o proprietario dovrebbe sganciarsi da una logica fatta di sigle di associazioni e pensare a quella che è una situazione drammatica unendo le forze. Non possiamo accettare di essere in ostaggio della politica che ha dato vantaggi a qualcuno ma che allo stesso tempo sta mettendo una pietra tombale su di noi. Aspettiamo mercoledi e continuiamo a sperare non solo che l’emergenza venga tamponata, ma anche che arrivino questi benedetti segnali di rilancio. E in una situazione come questa anche quelli che contestavano la nostra presa di posizione devono rendersi conto di come siamo messi, devono capire che continuare così ci porta alla morte e che è inutile mettere la testa sotto la sabbia o credere a promesse di chi è strumento di interessi che non coincidono con quelli del settore. Quando lo avranno capito qualcosa potrebbe davvero cambiare». MT

 
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