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Lo Sportsman: Mauro Baroncini interviene sul doping (15.2.08)  
Autore: unagt
Pubblicato: 15/2/2008
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LETTERE
Mauro Baroncini
interviene sul doping

Gentile direttore, come “pioniere” della sostanza benzoilecgonina, mi sento in dovere di dire la mia, anche a nome di diversi miei colleghi. Dodici anni fa, nel lontano 1996, fui appiedato sei mesi per un caso di positività riscontrato al cavallo Totò l’Heros proprio a causa del metabolita, sopracitato, della cocaina. I giornali per primi non ebbero pietà, la Gazzetta dello Sport mi dedicò mezza pagina con tanto di foto, età e descrizione della mia carriera, spazio che non ha riscontri nemmeno se vince un Gran Premio. Cavalli e Corse arrivò a ipotizzare che i miei cavalli avrebbero potuto anche avere bustine di quella sostanza tra ferro e piede.
Dopo questa introduzione mi chiedo: cosa è cambiato in questi dodici anni? Niente i sistemi di rilevamento sono i medesimi, le seconde analisi vengono fatte nel medesimo laboratorio, quando è noto che per fare delle comparazioni bisognerebbe avvalersi di un secondo laboratorio, legalmente rìconosciuto, che confermi o smentiscano le prime. Mezzi di difesa da parte degli accusati, nessuno, solo opere di avvocati con reclami che regolarmente vengono e venivano respinti. Alcuni miei colleghi hanno addirittura cambiato lavoro visto che il danno loro arrecato e la mancanza di fiducia dei proprietari dopo l’accaduto li ha ridotti a non avere più un cavallo in scuderia. Non mi meraviglia perciò la posizione del collega Romolo Ossani, anzi mi associo visto che sino alla lettera scritta dal Conte Melzi, la nostra categoria non era al corrente di decisioni che stavano per essere prese in merito.
Vorrei però sapere come potevamo esserlo, visto che la nostra categoria apprende sempre tutto a giochi fatti, e quando si chiedono spiegazioni ”a Palazzo” buona grazia se ti rispondono al telefono. Denota, inoltre, una certa bonarietà sul caso lsmos Fp, nel quale la presunta innocenza va data per scontata data la soglia veramente minimale. Questo è quello per cui ci battiamo da anni, senza alcun riscontro, mentre ora i giudizi sono più morbidi. L’importante è che questo valga per TUTTI coloro che invece sono stati condannati a severe sanzioni disciplinari con le medesime soglie, a volte addirittura più basse.
In ultima analisi una piccola domanda: ma perché in Italia non esiste il doping per la nostra categoria? molto semplice istituirlo, cosa lo frena? Sarebbe una garanzia per tutti e tutelerebbe l’immagine di un ambiente già fin troppo bistrattato.
Riassumendo, prendo atto di quanto il Conte Melzi ha detto e mi auguro che il cammino non assomigli a quello della raccolta differenziata di Napoli, perché dodici anni sono trascorsi ma nulla è ufficialmente cambiato.
Mauro Baroncini

Quando scoppio il caso di Totò l’Heros fece scalpore. Si trattava del primo vero “colpevole” di doping alla cocaina e quindi la notizia era stata clamorosa. Da allora è passato molto tempo e quello che sembrava un caso isolato si è trasfosmato, purtroppo, in una consuetudine e il problema è stato quindi analizzato a tutto campo, scoprendone tutti i risvolti. Si è arrivati, scientificamente, a scoprire questo micidiale "inquinamento ambientale” e quindi a rivedere anche i giudizi su quello che accade. Siamo quindi arrivati al punto di oggi, alla necessità di affrontare, per tutti i tipi di doping e per tutti i soggetti coinvolti, il problema in un’ottica differente. E le considerazioni espresse nel caso di lsmos valgono quindi per TUTTI coloro che si sono trovati, si trovano o si troveranno nella stessa situazione. Da parte nostra possiamo ribadire che quella di oggi è necessaria è una “involuzione” di tutto il processo di controllo e di Giustizia sportiva, che non è funzionale e costa cifre importanti.

 
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