Il regolamento antidoping non indica i livelli fuorilegge. E si può “mascherare’ Cocaina cavalli è caos
Tanti positivi, in forte aumento: il fenomeno è tutto da definire, ma è solo inquinamento ambientale?
di Mario Viggiani ROMA - Cosa hanno in comune le mangiatoie dei cavalli da corsa, le banconote e i fiumi che attraversano le metropoli italiane? Semplice: la cocaina. Solo che qui non stiamo giocando alla risposta finale de “L’Eredità” e non c’è nessun premio in palio, anche perchè una risposta così facile non merita premio. A buttare uno sguardo sulla lista nera dell’ippica nazionale, ovvero i tanti casi di positività accertati dai controlli antidoping disposti dall’Unire ed effettuati da UnireLab, sembrerebbe infatti che le scuderie dei nostri ippodromi siano nella stessa situazione di discoteche, locali e ritrovi pubblici, dove la cocaina è ormai più diffusa di zucchero e sale, tanto per restare in tema di polveri bianche. Questo perchè ormai la percentuale dei cavalli positivi per cocaina è salita dal 10 al 30%. Solo apparentemente, però. Qui infatti entra in ballo il regolamento antidoping europeo, che non indica una soglia ufficiale sotto la quale si può parlare di “inquinamento ambientale”, termine di molto comodo, o “assunzione involontaria”. E allora si scopre che la massima parte di queste positività è formale ma non sostanziale. Nel senso che uno studio commissionato nel 2003 dall’Unire indica in 100 nanogrammi per millilitro di urina analizzata il livello di cocaina da considerare come “trattamento” nei cavalli, in 20 quello da considerare “assunzione involontaria”, mentre tutta la fascia intermedia, da 20 a 100 nanogrammi, resta una zona grigia di definizione più laboriosa. E l’80% delle positività ippiche per cocaina rientra nella fascia 0-20, con il restante 20% da suddividere nelle due fasce successive, ovvero 20-100 e over 100. Il guaio è che questi livelli, a quasi cinque anni dallo studio Unire, non sono stati ancora inseriti come soglie nel regolamento, le cui variazioni da un pezzo sono in una retta d’arrivo che però a quanto pare non presenta il palo del traguardo... Il fenomeno cocaina & cavalli ha preso piede una decina di anni fa. La “polvere bianca” può essere fatta assumere agli animali anche per via orale, oltre che per via endovenosa o nasale, la somministrazione è occasionale (nessuna dipendenza, quindi), il vantaggio principale è un innalzamento della soglia di sopportazione della fatica e dello sforzo, e per essere certi di questo vantaggio ne vanno somministrati all’incirca 10 milligrammi. Come spesso accade, c’è anche il sistema per disperdere tracce compromettenti: si ricorre al bicarbonato, che impedisce ai metaboliti della cocaina di essere rilevati nell’urina modificando il PH di quest’ultima. Ovvio quindi pensare che tante di queste positività formali, sotto i 20 nanogrammi ma soprattutto quelle tra 20 e 100, possano essere tali solo perchè cocaina e bicarbonato vengono usati di pari passo nei giusti quantitativi, e che invece le positività effettive, quelle da 100 e più nanogrammi, sono pizzicate solo perchè non tutti conoscono bene i trucchi del doping. Resta il fatto che l’assunzione di cocaina, anche se involontaria, altera comunque la prestazione di un cavallo: va bene assolvere l’allenatore che quindi non può essere ritenuto responsabile, va molto meno bene lasciare immutato un ordine d’arrivo comunque condizionato da una sostanza dopante.
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