IL PRESIDENTE - ISABELLA BEZZERA Troppi schiaffi adesso basta
Fra quelli che lunedì saranno in piazza Mastai a Roma per manifestare davanti ad Aams (l’altro ieri è stata richiesta l’autorizzazione alla Questura) non ci sarà l'Anac. Ma la posizione degli allevatori di galoppo è tutt’altro che morbida. «Non sono certo contraria a quanto afferma l’intercategoriale. Anzi le motivazioni, il possibile calo del montepremi e le disfunzioni dell’Unire, sono assolutamente condivisibili. Quello che non mi trova d’accordo è l’organizzare uno sciopero preventivo e soprattutto il fatto che comunque non si tratta di un’azione globale di tutto il settore. Se dopo il 20 mi diranno che il montepremi calerà sarò la prima a volermi fermare, ma non solo per un giorno. Perché a quel punto il settore dovrebbe dire stop a oltranza» le parole di Isabella Bezzera, presidente degli allevatori del galoppo, che è arrivata, come molti, al punto di rottura. Un finale al quale si arriverebbe dopo tanti anni di schiaffi, anche duri... «Sarebbe una decisione dura, anche difficile da attuare. Ma siamo stremati e non possiamo più subire passivamente tutto quanto ci viene fatto. Hanno cominciato inserendo le scommesse sportive nella nostra rete di vendita. E mi chiedo se sia stato proprio cosi regolare utilizzare le agenzie ippiche per vendere altro rinunciando a riconoscere anche solo una sorta di "avviammento" a noi. Diciamo che siamo stati dei "polli" a non ottenere nulla allora, ma quanto accade oggi ancora più paradossale. Perché nell’ultimo periodo le Finanze e Aams stanno operando nei nostri confronti addirittura una sorta di "concorrenza sleale", visto che per tutti gli altri giochi sono state ridotti i prelievi mentre per le scommesse ippiche non è stato fatto nulla. Con ciò hanno penalizzato notevolmente l’ippica che oggi propone prodotti di gioco che "costano” di più agli scommettitori rispetto ad altri. E su questo punto chiedo ufficialmente a tutti gli ippici di riunìrci per verificare se si può fare qualcosa, anche un’azione legale, perché non è accettabile che l’ippica venga messa in un angolo per fare posto ad altri giochi».
Bezzera: «Errori loro, costi nostri» MARCO TRENTIN L’ippica non interessa e allo Stato rende meno di altro: questo il principio apparente delle decisioni. «Sembra quasi ci sia un disegno preciso per ridurre l’ippica a un fenomeno marginale. Ma questi signori che guardano solo alle scommesse non sanno cosa c’è dietro il nostro mondo, non si rendono conto della quantità di lavoro e di risorse che l’ippica fa girare. Voglio solo dare qualche dato. Per mantenere i 35/4Omila cavalli presenti sul nostro territorio (in corsa, fattrici, yearling e stalloni), e parlo di farli mangiare e preparare i box quindi di produrre fieno, paglia, orzo, avena e quant’altro, vengono utilizzati circa 85/90 mila ettari di terreno. Per fare un confronto l’intera coltivazione dei pomodori nel nostro Paese impiega circa 60mila ettari di territorio. Ma se parliamo del problema del pomodoro si scatena l’inferno, mentre per i cavalli nessuno si muove. Eppure queste cifre dovrebbero essere note al Ministero delle Politiche Agricole, che dovrebbe tutelare prima di tutto l’agricoltura, della quale il cavallo è come visto un ingranaggio importante in ogni senso. E qui parliamo di migliaia di addetti e di un indotto significativo». Isabella Bezzera prosegue nella “storia” e torna ovviamente ai minimi garantiti. «Non li avevamo chiesti noi e non li abbiamo gestiti. Non entro nel merito di eventuali colpe, del perché o per chi sia andata a finire così, ma il risultato è che sono stati scontati con le nostre risorse. Adesso siamo alla seconda puntata. È stata creata una nuova rete e ci hanno detto: con questa e con tutte le novità sarete autosufficienti. Ma dove sono finite? La rete non è completa e in pratica non c’è nulla di realizzato. Il risultato è che il gioco sta calando e che quindi mancano le risorse. Ma anche in questo caso che colpa ne abbiamo noi? Insomma sono state prese delle decisioni sopra le nostre teste, non abbiamo mai avuto la possibilità di incidere e anche le idee per il rilancio non sono state realizzate. Noi da parte nostra abbiamo dato, allevando ottimi cavalli e vincendo corse importanti anche all’estero: adesso basta. E come se non bastasse ci è arrivata anche la mazzata dell’Iva al 20%, che favorirà solo l’aumento del sommerso deprimendo un mercato agricolo come quello degli yearling presentati alle aste».. Una posizione dura e precisa, che non può non essere sottolineata... «Torno all’inizio del discorso e dico che dopo aver subito tutto ciò non possiamo accettare che ci facciano anche pagare il conto. Correre sempre per meno è inutile, allora se arriveranno quelle risposte che nessuno si augura di sentire, tanto vale dire basta».
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