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Prima pagina: Libero 5.2.08: Il caso lnfinitif e i pruriti della Gazzetta  
Autore: unagt
Pubblicato: 5/2/2008
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Disinformazione
Il caso lnfinitif e i pruriti della Gazzetta

La rosea insiste da tempo sulla telenovela del cavallo italo-francese. Ma con troppe dimenticanze

ANTONIO TERRANEO
••Non c’è niente da fare. A leggere quotidiani nazionali paludati e prestigiosi l’ippica non sta vivendo un grave periodo di crisi. I problemi che su queste pagine denunciamo quasi quotidianamente non sembrano proprio esistere. Il calo delle scommesse equine i cui ultimi dati sembrano la temperatura di Mosca (-9%), lo spropositato prelievo erariale sulle scommesse (fino al 40% sulle puntate) che rendono “fuori mercato” il sistema finanziario attraverso il quale il comparto si alimenta, la (dis) organizzazione dell’Unire, i ritardi sui pagamenti, la qualità (?) del servizio televisivo e della tris non sono argomenti ritenuti degni di grande spazio. Mentre tutto va a rotoli la Gazzetta dello Sport è tornata (per la centesima volta) sul caso lnflnitit. La rosea sembra attanagliata da uno strano prurito che non trovi pace se non pubblichi la telenovela Inflnitif, per il quale noi attendiamo i risultati dei tribunali prima di emettere sentenze. Strano. Mentre fino a poco tempo fa il giornale dedicava una pagina intera al mondo delle corse (la seconda, poi diventata la penultima) oggi se la cava con qualche trafiletto, salvo poi allargarsi a dismisura, quando c’è da puntare l’indice sul caso lnflnitif e sulle sue “presunte irregolarità”. Poco conta che in prima istanza il Tar abbia dato un parere favorevole al cavallo italo-francese, ma ancora più strano, poco conta che Varenne il cavallo più forte di tutti i tempi, abbia generato 153 figlioli anziché 150, il limite massimo previsto dal nostro ordinamento.
LE NOTTI DI VARENNE
Ora non credo che il grande campione, preso da un’irrefrenabile istinto “scopareccio”, la notte esca da solo per montare qualche cavallina dando libero sfogo al suo status di stallone e quindi, carte e calcolatrice alla mano, qualche pasticcio Brischetto, che lo gestisce come stallone, deve pure averlo commesso. Va notato che lo stesso Brischetto è il primo a essere parte in causa nella storia di Inflnitif, in quanto allevatore del secondo arrivato nel Derby, Impeto Grif e che, in caso di squalifica del puledro di Dubois, incasserebbe il premio del primo classificato nel Nastro Azzurro.
La Gazzetta inoltre - all’interno dello Zibaldone sul caso Inflnitif— spara a zero, indicandolo come “complici” di Dubois, lo stalloniere Marco Folli e Gianfranco Fabbri, l’uomo che, nel vecchio consiglio degli allevatori, ha condotto l’opposizione obbligando alle dimissioni l’expresidente Brischetto. L’allevatore torinese è uno dei più attivi nel guidare il tentativo di scissione dell’Anact, con la veste del moralizzatore stile Savonarola. Ma pare anche essere pronto a violare le regole quando conviene (per Varenne come per Toss Out).
Tornando alla stampa, vorrei far notare che la Gazzetta ha dedicato un trafiletto al “caso” Varenne. Eccolo: «Ieri una segnalazione secondo cui l’Unire ha aperto un’inchiesta sulla produzione 2007 di Varenne che avrebbe generato 153 figli anziché il massimo dei 150 consentiti. Il segretario dell’Ente, Guido Melzi, non esclude la possibilità di controlli ma smentisce l’esistenza di un’inchiesta. I gestori di Varenne sostengono che la lista del 2007 contenga 150 figli di Varenne». Niente male, un esempio di equilibrio. Tra l’altro viene data la parola ai “gestori di Varenne” (Brischetto), cosa che non è mai stata fatta con Dubois nonostante i 15 articoli a tutta pagina dedicati dalla Gazzetta ad lnflnitif.
IL PADRE AMERICANO
Peraltro in questo caso La rosea, che ci ha abituato a un’analisi accurata e serratissima di tutti i documenti possibili e immaginabili su lnflnitif, non fa neanche lo sforzo di scaricare da internet la lista dei 153 puledri di Varenne dei quali è stata denunciata la nascita e verificare che Brischetto non ha detto la verità.
Per concludere, a proposito di verità, va segnalato che InfinitIf è figlio di Pine Chip, stallone americano non iscritto allo stud book transalpini. Ci spiegate perché ciò non è mai stato fatto presente nella interminabile arringa, che in nessun modo il puledro poteva essere considerato francese? Tutto questo a prescindere da considerazioni di carattere puramente sportivo: si vuole punire, per questioni esclusivamente burocratiche l’imbattuto dominatore della “I Generation” di gran lunga superiore a quell’Impeto Grif, casualmente allevato dallo stesso Brischetto, che si troverebbe in bacheca un nastro Azzurro non meritato sul campo.
Visto che la questione è stata ribattezzata passaportopoli equina, ricordiamo che nel calcio la vicenda anologa che ha riguardato la nazionalità di decine di calciatori non ha certo portato alla radiazione degli atleti e delle squadre di appartenenza, ma ha semplicemente generato una sanzione amministrativa.

 
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