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Le Voci del Trotto: Ma che sorpresa il conto della serva!  
Autore: unagt
Pubblicato: 5/2/2008
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MA CHE SORPRESA IL CONTO DELLA SERVA !

         Lunedì scorso abbiamo partecipato alla riunione – assemblea delle categorie a Bologna. A parte l’assenza di qualcuno al quale probabilmente non interessa la più che probabile riduzione del monte premi (forse ha scoperto fonti alternative di entrate…), il ricorso alle manifestazioni di piazza per rendere visibile il disagio dell’ippica ci trova perfettamente d’accordo. Di ritorno a casa, abbiamo riflettuto sul nocciolo della questione. Ed ecco che cosa ne è venuto fuori.

         Melzi d’Eril, segretario generale dell’Ente, ha dichiarato di non essere sicuro di poter mantenere l’impegno di confermare il monte premi al livello del 2007 (anzi, aveva, insieme al ministro De Castro, promesso che sarebbe aumentato di 5 milioni…). Ed ha motivato il tutto con un presunto calo del gioco, dovuto, secondo lui, alla mancata apertura degli altri punti vendita. Contestiamo in primis che l’apertura di nuovi punti vendita possa far aumentare le scommesse. Immaginate un giocatore di cavalli impossibilitato ad effettuare la sua giocata per mancanza di un punto vendita? Ridicolo, chi gioca ai cavalli andrebbe pure nelle fogne pur di puntare! E contestiamo pure che il gioco non sia sufficiente a mantenere o addirittura ad aumentare il monte premi. Perché? Sono i numeri a dircelo. Giudicate voi.

Abbiamo preso in esame due giornate di corse. Su diciassette campi di corse, un misto di matinée e pomeridiane, l’ UNIRE ha impegnato un montepremi di 902.000 euro. Ne ha ricavati dal gioco 12.670.893 euro.

Naturalmente da queste entrate bisogna sottrarre un bel po’ di soldi.

Il 62% ca. ritorna agli scommettitori. E se ne vanno ben 7.855.929 euro.

Poi bisogna pagare i funzionari. Una spesa di circa 10.000 €. per riunione, pari ad un totale di 170.000 euro.

Poi c’è il 12% che va agli “intermediari”, a coloro cioè, che tengono il gioco. Via circa 1.520.000 euro.

Fatte le dovute sottrazioni, resta un attivo di 3.124.000 euro per due giornate, che fa una media (per difetto) di € 1.568.211 di utile per giornata di corse.

Ancora un ultimo taglio, perché bisogna sottrarre i soldi impiegati per il montepremi delle due giornate prese in considerazione, una media di 451.000 a giornata.

Resta un utile netto all’UNIRE di 1.000.000 euro per giornata (arrotondato per difetto).

Se tenendoci sempre per difetto, consideriamo 25 giornate al mese (tenuto conto del numero di corse non sempre eguali a giornata), possiamo dire che ogni mese l’UNIRE, da questo conto della serva, ricava non meno di 25 milioni di euro. Per dirla in vecchie lire, sono 50 miliardi. Grosso  modo: ora il problema è questo. Capire in che modo non si possa mantenere con un guadagno del genere il montepremi al livello attuale.

Le cifre fin qui riportate ci dicono che in un mese, per l’attuale montepremi, occorrono (per eccesso) euro 2.555.000 (duemilioni cinquecento cinquantacinque).

Restano all’UNIRE ogni mese in cassa (per difetto) 22 milioni di euro.

La domanda logica è questa. Dove finiscono questi soldi? Possibile che le spese di gestione li assorbano tutti? Il bilancio dice di si. Il bilancio…

Riassunto: l’UNIRE fissa il montepremi per il 2007 in 22 milioni di euro. I cavalli producono ogni anno un volume di gioco pari a 1miliardo e 800 milioni di euro. Cioè torna a chi produce soltanto poco più dell’1%. E’ morale tutto ciò?

Aggiungiamo che nell’ippica sono coinvolte almeno 50.000 famiglie di lavoratori diretti, oltre ad un indotto numerosissimo.

Tornando a bomba: siamo d’accordo per il fermo delle corse, per le manifestazioni di piazza e tutto, ma diciamo che la protesta deve essere mirata a cambiare le regole del gioco. Ed a fissare una percentuale sicura e certa degli introiti del gioco da destinare a montepremi. E’ troppo?

 
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