In primo piano Ancora in bilico le 329 concessioni rinnovate senza gara e condannate dalla Corte Europea Ippiche storiche, partita aperta • di Nicola Tani — Contatti fra Governo e Commissione Europea: verso una soluzione di compromesso
Non la revoca immediata delle concessioni ma neanche l’attesa della scadenza naturale delle licenze prevista per fine 2011. E’ questo il risultato, secondo autorevoli fonti interpellate da TS, della prima tornata di incontri a dicembre tra il Governo italiano e le autorità europee in merito alla situazione delle 329 agenzie ippiche storiche, oggetto di una sentenza della Corte di Giustizia, che - lo ricordiamo - lo scorso 13 settembre aveva stabilito che “la Repubblica italiana, avendo rinnovato 329 concessioni per l’esercizio delle scom messe ippiche senza previa gara d’appalto (con il d.l. 28.12.2001, n. 452 convertito in legge 2 7.2.2002, n. 16), è venuta meno agli obblighi del trattato CE sulla libertà di stabilimento e libera prestazione di seivizi e in particolare ha violato il principio generale di trasparenza nonché l’obbligo di garantire un adeguato livello di pubblicità delle gare”. La Commissione aveva iniziato nel 2001 il procedimento contro l’Italia, in seguito ad una denuncia presentata da un operatore privato. La Corte aveva sottolineato che, benché i contratti di concessione di pubblici servizi, allo stadio attuale del diritto comunitario, siano esclusi dalla sfera di applicazione della direttiva 92/50, le pubbliche amministrazioni che li stipulano sono tenute a rispettare, in generale, le norme fondamentali del Trattato e in particolare il divieto di discriminazione in base alla cittadinanza ed il principio di parità di trattamento: “Ne deriva per l’autorità pubblica, un obbligo di trasparenza che le consente di assicurarsi che siano rispettati questi principi”. La partita delle 329 agenzie “storiche” - vera e propria spina dorsale della raccolta di scommesse sulle corse dei cavalli, in forza di un’esperienza e di una presenza sul territorio lunghissime - è dunque tutt’altro che chiusa: alla Commissione Europea non sono bastate le “spiegazioni” dell’Italia, che qualche mese fa aveva dichiarato - in una lettera del ministero delle Politiche Agricole a Bruxelles - che le 329 concessioni ippiche “storiche” dovessero restare in vigore fino al 2011, anno nel quale termineranno i pagamenti “spalmati” delle rate dei minimi garantiti. “La sentenza della suprema Corte - aveva scritto il capo Dipartimento del dicastero, Giuseppe Ambrosio - si innesta su una situazione nel frattempo profondamente mutata, a partire dalla riduzione della misura del minimo garantito, che costituiva una forte distorsione per qualsiasi ulteriore gara, e la concessione di una rateizzazione del residuo debito maturato, in otto rate annuali che termineranno nel 2011”. Nel ricostruire la questione, il Mipaf avevi9cordato a Bruxelles che l’Unire (l’ente delegato alla gestione delle agenzie ippiche “storiche”, ndr) ha regolamentato nel 2003 l’estinzione rateale del debito pregresso prorogando i rapporti concessori per l’intera durata del periodo stabilito dalla legge. Inoltre - sottolinea il Ministero - “una progressiva apertura al mercato delle concessioni per le scommesse ippiche è stata operata con il decreto Bersani. Al termine dei bandi, 1936 punti (211 negozi e 1925 comer ippici) su 10 mila non sono stati assegnati, a dimostrazione della saturazione del mercato. In ogni caso, tale apertura rimuove in radice la necessità di ulteriori interventi normativi”. Per questi motivi, il Mipaf conferma la “propria determinazione di dare corso, al termine del percorso citato (quindi dell’intero periodo stabilito dalla legge per l’estinzione delle posizioni debitorie, ndr), al rinnovo mediante pubblica gara, anche delle 329 concessioni, ed esprime la propria disponibilità ad apportare alla normativa vigente integrazioni e aggiustamenti che la Commissione dovesse ritenere utili per completare l’apertura al mercato delle concessioni per le scommesse ippiche”. Come finirà la vicenda? Difficile fare pronostici, anche per chi ha partecipato al confronto tra le parti nelle ultime settimane: l’Italia ha appena inviato ulteriori spiegazioni e documenti ai tecnici della Commissione ed è atteso nelle prossime settimane un nuovo contatto per definire la situazione. Chi conosce il problema dal di dentro parla di necessità di arrivare ad un compromesso, senza la revoca immediata, insomma, chiesta da alcuni operatori esteri. Ma neanche pace e serenità fino alla scadenza naturale. La soluzione più probabile, per questo, è l’indizione di una gara - con relativa nuova assegnazione delle concessioni - nel giro di un paio d’anni. Per giungere a questo, però, occorreranno atti normativi di rango pari alla legge 169 del 1998. Un’altra legge, insomma, che spieghi come e perché l’Italia rimetterà - o meglio, sarà costretta a rimettere - a bando le “celebri” 329 concessioni ippiche.
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