L’INCONTRO DI MARTEDÌ SERA ALL’UNIRE HA SBLOCCATO LA SITUAZIONE E SCONGIURATO LO SCIOPERO IN ATTESA DI UN NUOVO CONFRONTO PER RIDISEGNARE IL COMPARTO Giudici, problema di norme e di Giustizia
MARCO TRENTINI Come evidenziato dal Comunicato delle due associazioni dei Giudici, lo sciopero previsto per questi giorni, che avrebbe portato alla cancellazione di tutte le corse in programma in Italia, è stato sospeso. L’incontro effettuato martedì sera all’Unire, al quale hanno partecipato il Segretario Generale e il Direttore Amministrativo dell’Ente e i rappresentanti dei Giudici ha portato a questo primo risultato, aprendo le porte a un riassetto complessivo della vicenda, partendo dalle assicurazioni sui pagamenti dei corrispettivi, molti dei quali arretrati addinttura di 10 mesi. Sistemata si spera, la parte economica, il discorso passa evidentemente al nodo più complesso, quello del ruolo dei giudici sia sotto il profilo di una definizione del rapporto di lavoro che sia coerente con le disposizioni di legge, che per quello che attiene all’organizzazione complessiva del comparto. «Che da sempre considero come uno dei settori fondamentali dell’ippica. Oltre alla ricerca della normalizzazione del rapporto che intercorre fra l’Unire e i Giudici di gara, è necessario fare un salto di qualità complessivo, perché gli addetti alla vigilanza sono i primi occhi sulle corse, i primi qiudici della regolarità e della trasparenza. E questo è un aspetto assolutamente importante. Ho capito che i Giudici si sono sentiti trascurati, hanno pensato che il loro problema fosse stato messo da parte rispetto a molti altri. Ma non è così, perché proprio il fatto di essere in prima linea sui campi rende importantissimo il loro ruolo e questo deve comportare un supporto importante al loro lavoro da parte dell’Unire» spiega il Segretario Generale dell’Unire che nelle oltre quattro ore di inconto ha fissato, in accordo con i giudici, alcuni passi per rendere più funzionale la catena. Il 4 febbraio avrà luogo il tavolo di confronto fra le associazioni e l’Unire, con qualche proposta interessante. «Parliamo più in generale di tutta la catena della Giustizia sportiva ippica, della quale i Giudici sul campo sono il punto di partenza. Questa catena deve funzionare in maniera armonica e per questo abbiamo deciso di mettere a confronto tutti coloro che partecipano al percorso della Giustizia, in modo da tentare di risolvere quelle problematiche che oggi affliggono il settore. Oggi c’è una difficoltà di collegamento fra i vari settori della Giustizia che porta a incomprensioni e a un funzionamento zoppicante, senza che si possano individuare i reali motivi che bloccano tutto. Oltre a uno stretto dialogo fra tutte le componenti è necessario organizzare incontri frequenti anche all’interno degli stessi Giudici di gara, in modo da eliminare quelle differenze di valutazione che oggi ne caratterizzazano l’operato. Inoltre stiamo pensando di allungare i tempi di permanenza dei Giudici sul singolo campo di gara, in modo da uniformare più a lungo possibile le varie operazioni e avere garanzia di una conoscenza più profonda anche della forma e di quanto accade in pista». I problemi della giustizia ippica sono sotto gli occhi di tutti e ieri ha destato parecchio scalpore la decisione della Commissione di Disciplina di appello di concedere la sospensiva a Giuseppe Ruocco, appiedato per 40 giorni e deferito dopo i fatti di Tor di Valle, fatti tra l’altro interamente accertati (dalla testata subìta alla reazione violenta che è seguita) da diversi funzionari Unire. Scelta che oltretutto crea un paradosso giuridico, dato che oggi due Commissioni sono chiamate a valutare in contemporanea lo stesso caso e che lo scenario (decisioni diverse o comunque un’altra possibilità di appello dopo la decisione della prima istanza) diventa praticamente illeggibile. «Non voglio entrare nel caso specifico. Ma una cosa deve essere ben chiara, che comportamenti che richiamano il farwest non possono essere giustificati per il bene di tutto il settore. Si parla di trovare nuovi proprietari, di riportare il pubblico e poi si accettano cose fuori da qualsiasi logica. E con questo ritorniamo ai rapporti fra i Giudici e le Commissioni e alla necessità di istituire un percorso che sia per la prima cosa credibile». E l’aggettivo credibile è forse il termine più preciso per trovare un obiettivo. Oggi alla Giustizia sportiva ippica manca proprio la credibilità, sotto forma di una certezza della pena che è stata da tempo dimenticata. La prassi delle sospensive sempre e comunque non è semplicemente più accettabile.
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