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Prima pagina: La Stampa 20.1.08: Pasticcio Infinitif "passaportopoli" a quattro zampe  
Autore: unagt
Pubblicato: 21/1/2008
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Derby di trotto - Già alla vigilia seri dubbi sulla nazionalità del vincitore: «Non è italiano»
L’ente ippico - È stato costretto a riaprire l’inchiesta dopo i ricorsi delle scuderie rivali

Pasticcio Infinitif
"passaportopoli"
a quattro zampe

Cavalli strmÌeri spacciati per indigeni: ombre sulla gestione Unire

CARTE TAROCCATE - Anagralè e premi: probabili irregolarità per 800 puledri all’anno
LA TROFAL STARS - «Si sa che molte fattrici non arrivano nei nostro Paese entro i tempi stabiliti»

Ora trema anche l’Unire, l’ente tecnico che gestisce tutta l’attività ippica negli ippodromi italiani. Il cavallo Infinitif, nato il 9 maggio 2004 da Pine Chip e Island Dream, di proprietà della scuderia Bolgheri srl, vincitore di 7 delle 8 corse disputate in carriera (premi incassati per oltre 350 mila euro) fra le quali il Derby 2007 (770 mila euro in palio), non sarebbe da considerare cavallo “indigeno”, cioè nate e allevato nel nostro Paese, requisito indispensabile per partecipate alla prestigiosa corsa del Nastro Azzurro. Le prove sarebbero schiaccianti, tanto che di recente l’Unire stessa ha chiesto un supplemento di inchiesta alla Commissione che in un primo tempo non aveva ravvisato gli estremi per mutare l’ordine d’arrivo del Derby. Sul banco degli imputati non salirebbe però solo i responsabili del caso Infinitif, ma l’intero sistema dell’ippica italiana, con probabili strascichi nelle aule dei tribunali.
Per ora ci ha già pensato la scuderia Trofal Stars, proprietaria del cavallo Impeto Grif secondo arrivato nel Derby, che si è rivolta al Tar per bloccare l’assegnazione dei premi di quella corsa (fra il 1 e 2 arrivato c’è una differenza di circa 200 mila euro) e promette di impugnare la vicenda anche di fronte al Consiglio di Stato e poi ancora al Tar, questa volta nel merito della questione. «Non è tanto la perdita in denaro che ci fa rabbia - dice Walter Ferrero, uno dei 7 titolari della scuderia Trofal Stars - ma il modo in cui è stata affrontata la vicenda dall'Unire. Una pantomima, avvilente. Si sa che molte fattrici di cavalli indigeni in realtà non vengono importate in Italia entro i termini stabiliti, però se uno esagera poi i nodi vengono al pettine. Qui è tutto l’ambiente che scricchiola. Se si prova a telefonare all’Unire, nessuno risponde. Siamo allo sfascio. E’ da ottobre che non ci pagano i premi, le scommesse stanno crollando e nelle scuderie cresce miseria e disperazione». Anche per questo fa rabbia che i soldi del Derby siano andati a un cavallo che probabilmente non li poteva nemmeno incassare. Anche alcune categorie ippiche, come allevatori e proprietari,- hanno deciso di rivolgersi alla magistratura.
L’intera vicenda di Inflnitif configura una sorta di «passaportopoli» equina, un disegno studiato e architettato nei minimi particolari per poter iscrivere un puledro ai più importanti gran premi di trotto in Italia, e dunque attingerne al monte- premi, senza averne il diritto. I cavalli indigeni (cui sono riservate alcune corse, fra cui il Derby di trotto) devono essere registrati all’Unire con tanto di codici di riconoscimento (i microchip, inseriti sottocute ai puledri), certificati di paternità e di fecondazione della mamma. Perché un cavallo sia “indigeno”, deve essere nato da una fattrice iscritta all’albo genealogico italiano che risulti vivere in Italia entro il 31 dicembre dell’anno di nascita del puledro stesso. Tutti questi passaggi non avverrebbero in Italia almeno per 800 cavalli all’anno, una cifra paurosa. Fra questi ci sarebbe anche Infinitif, che secondo sospetti sempre più pressanti non sarebbe un indigeno, non avrebbe quindi potuto correre il Derby (da lui vinto), sarebbe stato da radiare e non avrebbe avuto diritto di far guadagnare a proprietari e allevatori premi per oltre 500 mila euro.
Come possono accadere tante irregolarità? «Ammetto che ci sono gli estremi per dubitare sul caso Inflnitif - dice Guido Melzi, segretario dell’Unire -. Il nostro è un mondo piccolo, in cui spesso alcuni documenti vengono accettati anche in ritardo. Sono vicende al limite, ma forse qualcuno ha agito con troppa leggerezza. Stiamo indagando». L’ipotesi più inquietante fa pensare a complicità diveterinari, dirigenti ippici e funzionari dell’Area Trotto (che fa parte dell’Unire), oltre naturalmente alle specifiche responsabilità di parte. Nel caso Infinitif, non sembrano esenti da colpe Jean-Pierre Dubois (allevatore, allenatore e anche guidatore del cavallo) e il suo braccio destro Gianfranco Fabbri, uomo molto influente nel mondo dell’ippica italiana (ex presidente dell’Anact, cioè l’associazione degli allevatori che gestisce il registro dei trottatori). Già in passato Dubois era stato pizzicato dall’Unire che aveva radiato tre suoi cavalli per doppia nazionalità: Gastine (che correva anche in Canada col nome di Continental Dream!), Gourmandise e Grosbois. Non sembrano quindi così balzani I dubbi sulla nazionalità anche di Daguet Rapide, altro cavallo di Dubois, che vinse il Derby 2003 e tanti altri gran premi (Giovanardi, Marangoni, Europa, Triossi, Continentale) per oltre 1,5 milioni di euro di vincite.
«Macché superficialità - tuona Roberto Brischetto, presidente degli allevatori e titolare dell’Allevamento il Grifone nel quale è nato Impeto Grif, il 2° arrivato del Derby, e fa lo stallone Varenne -. Dietro al caso Infinitif c’è l’opera di Dubois e Fabbri. Irregolarità gravissime, frutto di premeditazione, su puledri, fattrici, scuderie, documenti sanitari e dichiarazioni di veterinari. Un’organizzazione per falsiflcare i certificati. Del resto Dubois non è nuovo a casi del genere». L’impressione è che siamo solo all’inizio di uno scandalo senza proporzioni, che va ad aggiungersi agli altri annosi mali dell’ippica italiana che hanno portato al crollo del montepremie alla presenza massiccia della malavita negli ippodromi.

L’indigeno «straniero»

FALSI
DOCUMENTI
I cavalli italiani (gli unici che possono correre il Derby di trotto) devono essere identificati da puledri su moduli dell’Unire che riportano i codici di riconoscimento. A volte queste registrazioni vengono fatte in ritardo e retrodatate. Il certificato di fecondazione delle fattrici deve riportare il codice dell'autore (veterinario), con data e luogo. Anche questi dati sono spesso redatti in ritardo.
NEL CASO INFINITIF
L’identificazione del cavallo sarebbe stata fatta il 29 giugno 2004, quando non esistevano nè i moduli dell'Unire nè la lista ufficiale dei puledri da registrare. 

LA FATTRICE
FANTASMA
Affinché un cavallo sia italiano la sua mamma deve risultare in Italia entro il 31 dicembre dell’anno di nascita del puledro, il che non sempre avviene per poter così «scegliere» la nazionalità di un cavallo secondo le esigenze del mercato. I proprietari delle fattrici devono essere iscritti all’albo degli allevatori, invece spesso le fattrici vengono importate da proprietari senza qualifica.
NEL CASO INFINITIF
Island Dream, madre di lnfinitif avrebbe dovuto risultare in Italia entro il 31 dicembre 2004 invece vi sarebbe importata solo nel gennaio 2006.

I PREMI DESTINATI
ALL’ALLEVATORE

E’ allevatore di un cavallo (e incassa gli inalienabili premi-allevatore) il proprietario della fattrice alla nascita di un puledro.
NEL CASO INFINITIF
La quota dei premi inalienabili destinata agli allevatori sul totale del premi vinti da lnfinitif è stata incassata da una scuderia (Bolgheri Srl) che non può considerarsi allevatrice del cavallo.

 
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