L’INIZIO DI UN'ALTRA STAGIONE Meno parole più azioni
ENNIO PA5CULLI Anno Nuovo, tempo di auguri, bilanci, propositi. Le feste sono ormai passate, ma di continui auguri ha sicuramente bisogno l’ippica italiana che è arrivata a fine 2007 con il fiatone, devastata dallo sconquasso !!1L dal ‘pasticcio’ che riguarda il vincitore del Derby di trotto, dalla positività del vincitore del Metano, dal rapimento di Equinox Bl, poi per fortuna ritrovato, dall’accorciamento della distanza del Derby di galoppo, dall’incendio all’Ajrale sul quale si può soltanto sperare che si sia trattato dell’azione di un piromane pazzo che nulla abbia a che vedere con l’ippica. Ma per il testo stiamo parlando di una delle associazioni più importanti (e potenti) collassata dall’interno; della faccenda di Ìnfinitif che comunque vada a finire lascia intendere come minimo sia irregolarità burocratiche, sia omissione di controllo a tempo debito (perché prima del Derby lrìfinitif aveva già corso diverse volte); del doping di Halling ioy per una sostanza che in qualunque modo si voglia considerare l’argomento non è lecita e va contro le regole vigenti, dunque non può essere ammessa; del trafugamento dell’”eroe” estivo del trotto italiano, episodio che forse potrebbe mettere fine all’impegno più che cìnquantennale di una delle formazioni più titolate, ricche e che più hanno investito; della polemica su un Derby... da femminucce, perché la distanza è pari a quella delle Oaks, e posizionato in un momento in cui i 3 anni all’estero stanno iniziando a correre. Beh, non buttiamoel dal quinto piano, anche perché le tragedie vere sono altre, quella della fabbrica di Torino oppure la donna picchiata a morte per strada, la situazione immondizia a Napoli (e non soltanto lì), l’incapacità dei governi, di qualunque colorazione, di agire con efficacia e lungimiranza. Ma siccome di ippica ci occupiamo, non possiamo chiudere gli occhi davanti ai nostri drammi, a una situazione che sembra lasciare pochi spiragli. Anche perché se si parla di bilanci, il segno ‘meno’ nelle scommesse è stato una costante per tutto l’anno e non sembra promettere alcunché di buono per il futuro. Il tutto fa una rabbia bestiale, pensando alla dovizia di passione e attaccamento di cui gode l’ippica, nonché al potenziale di un settore che fa girare almeno sei milioni di euro al dì, per 364 giorni l’annol Eppure, con simile patrimonio, l’ippica riesce a disperdere e scialacquare le sue risorse in mille rivoli sciagurati. Ma oltre a criticare, bisogna essere propositivi: e guardare avanti. Soltanto che vorremmo si facesse dawero. Con una programmazione sensata e mirata (per numero di corse, di campi in attività, di distribuzione del montepremi). Con un’azione e una pressione importante nei ‘palazzi” perché la rete di raccolta delle scommesse sia efficiente e non penalizzata o penalizzante. Con una finalmente rapida revisione della Tris-Quart&Quinté che abbia un costrutto, invece di costituire un balzello troppo costoso per gH scommenitori. Con corse (e quote) Tris che prestino meno il fianco a polemiche, nonché a interpretazioni maliziose. Con una televisione delle corse un p0’ meno improvvisata e acrobatica a sproposito fra i troppi campi che cerca di seguire. Con uno sguardo tempestivo al pianeta delle scommesse telematiche, per non arrivare anche lì troppo tardi. Ce ne sarebbero ancora. Invece vogliamo segnalare l’enorme passo avanti (secondo noi) dell’avere di recente finalmente messo a disposizione in tempi accettabili un elenco di cavalli positivi alla seconda analisi: speriamo non sia una mosca bianca e che si continui su questa strada, quella della chiarezza e dell’applicazione di norme che possono certo venire migliorate, ma comunque esistono e se applicate consentono un funzionamento più credibile dell’intera ippica. Soprattutto non raccontiamoci più frottole su tanti argomenti, dalla qualità delle corse alla competitività della Tris con altri giochi, dall’unità di intenti delle categorie alla classificazione degli ippodromi, ed altro ancora. Meno balle, insomma, e più olio di gomito. Ce la possiamo ancora fare.
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