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Le Voci del Trotto: "I" come ippica, Italia ed immondizia (14.1.08)  
Autore: unagt
Pubblicato: 14/1/2008
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“I” COME IPPICA, ITALIA ED IMMONDIZIA

 

                        L’Italia potrebbe essere una dei Paesi più ricchi del mondo. I cittadini tra i più agiati, senza problemi nè crisi, se solo la politica non avesse rovinato tutto prima per l’incompetenza poi per l’avidità e la disonestà della classe dirigente.

Incompetenza: un Paese ricco di terre fertili e di coste e spiagge meravigliose avrebbe dovuto valorizzare queste caratteristiche, potenziarle al massimo. I politici hanno invece distrutto le ricchezze naturali, invidiateci dal mondo intero, scientemente puntando sull’ industrializzazione, un modo per lucrare e rubare a spese dei cittadini e dello Stato. Hanno svuotato le campagne dai contadini che, con l’aiuto del Governo, avrebbero reso l’Italia Paese, oltre che autosufficiente, anche esportatore di prodotti agricoli: li hanno inviati nelle città a fare gli operai e successivamente i disoccupati nelle fabbiche inutili e passive. Risultato: campagne abbandonate ed incolte, ex contadini diventati disoccupati per professione, e l’Italia che deve importare quanto avrebbe potuto produrre ed esportare.

Ancora incompetenza: le nostre spiagge, i luoghi turistici, paradisi terrestri, obsoleti, in stato di abbandono e che non attirano nessuno per mancanza di organizzazione e di confort. E vicino a noi la Croazia e le terre dell’ex Jugoslavia arricchitesi con un flusso turistico sia di massa che di elite. Un’ occasione di ricchezza per l’Italia completamente mancata.

Disonestà: sono davanti a tutti gli scandali dei politici collusi con la camorra, indagati dalle Procure di tutt’Italia, ma sempre ai loro posti ad accumulare denaro a spese dei cittadini. Sotto gli occhi di tutti la esemplare vicenda dell’immondizia in Campania. Lo scaricabarile tra i vari Commissari governativi ed i Ministri è quanto di più disgustoso vi possa essere. Ma sono sempre lì a godersi l’aberrante spettacolo di cui sono registi.

L’ippica riflette perfettamente la situazione attuale. Era ricca quando a governarla erano gli ippici che pensavano a migliorare le prestazioni dei cavalli (naturalmente, senza ...additivi) ed a fare in modo che il gioco fosse sufficiente a mantenerla ed a dare allo Stato quanto gli spettava senza dover elargire nessun contributo. E bastavano due Enti tecnici (ENCAT e Jockey Club) con pochi impiegati ad organizzare tutto. Pensate, i premi erano pagati entro pochi giorni, e spesso, su richiesta, il giorno dopo la vincita! Lo Stato non doveva mai intervenire in soccorso, e si limitava a prendere quanto gli spettava. I politici ad un certo punto hanno scoperto la vacca da mungere, e le si sono avventati contro famelici. Hanno trasformato l’organizzazione in un carrozzone dove hanno trovato posto i loro portaborse a digiuno di ippica, hanno imbottito all’inverosimile di raccomandati incompetenti anche i posti squisitamenti tecnici, hanno prodotto danni e debiti per foraggiare ippodromi ed intermediari (agenzie ecc.) che hanno poi usato come serbatoi di voti, mettendo l’ippica al servizio dei loro sporchi interessi. Così, spariti gli enti tecnici, l’UNIRE s’è gonfiato, e nonostante il numero spropositato di impiegati, è diventato un ectoplasma incapace, muto e sordo. Non risponde ai quesiti, non risponde al telefono, non interviene a far rispettare le regole se non contro chi è piccolo e non conta niente. Salvo a nascondere grandi illeciti fatti da chi ha un peso politico. Guardate i nomi dei commissari e dei presidenti che si sono succeduti negli anni: ce n’è qualcuno che possedesse “particolare competenza ippica” come recita lo Statuto? Solo e soltanto uomini fidati dei vari Ministri e dei vari colori governativi, messi lì con lo scopo di vedere quanti posti potevano rubare agli ippici a favore dei raccomandati. E di ciò hanno profittato i furbi, che capita l’antifona, si sono poi impossessati anche delle Associazioni dove hanno prodotto gravissimi danni. Come? Cambiando le regole a proprio esclusivo vantaggio. Ed allora abbiamo visto moltiplicarsi le nascite dei cavalli, con conseguente inflazione sulle piste, montepremi depauperato dalle provvidenze agli allevatori (non ai meritevoli, ma a tutti), ippodromi coperti d’oro per opere mai realizzate o solo di facciata, agenzie ippiche che praticamente comandano l’ippica senza rischiare nulla, decidendo calendari, orari, veri padroni del settore, al punto che se all’UNIRE qualcuno non riga a dovere sanno come farlo fuori.

Insomma l’ippica come l’immondizia in Campania. Ed allora cosa dovremo aspettare per ribellarci? Come la spazzatura che ha ricoperto la Campania ha prodotto la rivolta di Pianura che ha fatto conoscere all’Italia il vero volto dei Bassolino, dei Pecoraro, dei Russo Jervolino, che cosa farà scattare la rivolta ippica per far venire allo scoperto i nomi eccellenti dell’ippica? Auguriamoci che il 2008 ci porti questo regalo...

 
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