Per l’Unire sembra chiuso, invece il caso del campione che non è italiano si riapre lnfinitif, altre prove ti inchiodano Documenti falsi nell’iscrizione al libro genealogico italiano: anche per questo il re del Derby è da radiare
MICHELE FERRANTE Pistola fumante» è stata l’espressione di moda nei corridoi dell’Unire in queste settimane a proposito del caso Inflnitif, il vincitore del Derby che una documentazione in possesso dello stesso ente indica come cavallo non italiano da radiare. Invece il campione dell’eclettico operatore francese Jean-Pierre Dubois è ancora al suo posto in cima all’ordine di arrivo, proprio per la mancanza di una «pistola fumante», una prova reale. Lo sostiene la commissione voluta da Guido Melzi (e presieduta da Gianluca Autorino), per esprimere un parere che si è allineato alla prima pronuncia del Tar del Lazio (ricorso d’urgenza per sospensione pagamento premi della scuderia Trofal Star, 2° nel Derby con Impeto Grif), nonostante la possibilità di un’analisi non sommaria (come quella del Tar) dei documenti che contengono altre prove. VECCHIE Il Derby è riservato a cavalli allevati in Italia. Ma Inflnitif non è italiano, al momento della sua nascita (9/5/2004) la madre Island Dream non era iscritta al Libro Genealogico italiano in quanto importata in Italia solo nel 2006 (e non entro il 2004) come confermano anche alcune comunicazioni dell’Anact (associazione allevatori). Una norma inderogabile, (prova n°2 in basso) se così non fosse Dubois avrebbe potuto attendere fino al 2010 (e non entro l’anno di nascita del puledro) per importare Island Dream, trasformando Inflnitif in un italiano di 6 anni. Invece anche la commissione Autorino sembra accettare la fragile difesa di Unire e Dubois (al Tar) che si basa sulla tesi del ritardo nel completamento della pratica. Una tesi insostenibile, l’unico responsabile della registrazione nel 2006 è Dubois. NUOVE Recenti circolari Unire (Marco Pittaluga dg area trotto) e Anact (segretario Antonio Torciere) ribadiscono l’obbligo di rispettare il termine del 31 dicembre dell’anno di nascita per la registrazione dei puledri, facendo riferimento a 4 documenti (prova n°1 in basso) da allegare, la cui mancanza o non validità fa decadere l’iscrizione stessa. Nel caso di Inflnitif due di questi documenti sono falsi, quindi l’iscrizione all’albo italiano non è valida. Il certificato di intervento fecondativo (CIF), redatto al momento dell’inseminazione, manca del fondamentale codice di colui che l’ha effettuata e riporta come proprietario di Island Dream una delle scuderie aperte da Dubois che mal avrebbe potuto possedere la cavalla, in quanto ancora di proprietà (a quella data) di Haras de la Brosse (Francia). Ma la vera bomba è il verbale di identificazione, redatto e firmato il 29 giugno 2004 da un veterinario (Gustavo Fadiga) e dal responsabile del cavallo (firma irriconoscibile), ovvero il proprietario (Dubois) o un suo delegato. Fadiga è il genero di Gianfranco Fabbri, l’ex presidente dell’Anact dal cui indirizzo è stata spedita la cartolina di denuncia della nascita di infltinitf. La firma del responsabile del cavallo potrebbe essere quella di Dubois, presente in Italia il 29 giugno per il Premio Triossi di Roma, vinto dal suo Daguet Rapide. Peccato che, il 29 giugno, nessuna lista di cavalli da identificare fosse disponibile e, quindi, Fadiga non poteva redigere alcun verbale. Un clamoroso falso con possibili risvolti penali. Il castello di carta sembra crollare, anche per un’ultima irregolarità (prova n°3). Il 29 giugno Dubois era in Italia anche per firmare l’atto notarile con cui diventava amministratore unico della attuale scuderia Bolgheri Srl (ex scuderia Bolgheri 2 Srl unipersonale) al posto di tale Chiara Baroni. Questa scuderia ha sempre incassato i premi riservati all’allevatore (inalienabili) e invece non ha allevato Inflnitif anche se porta lo stesso nome della originaria e diversa scuderia Bolgheri (ora diventata Daguet) che ha invece allevato Infinitif ma che non incassa un euro di premi all’allevatore.
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