LA LETTERA Futuro dell’Unire Qualcuno aiuti Melzi a capirsi Si Caro Libero, ho creduto sinceramente alle idee di riforma di Guido Melzi (commissario straordinario dell’Unire ndr) fin dalle prime interviste rilasciate alla stampa. «Quest’uomo la pensa come me e come tutti gli ippici» mi sono detto quando ha asserito «La televisione dell’ippica deve essere rilanciata, è fondamentale se si vuole invertire lo stato di crisi e riconquistare il terreno perduto». Parole sante, bravo. Ma quando un furtivo bando ferragostano mobilitò ogni giornalista ippico in circolazione, i colleghi sciamarono a frotte verso l’Unire, nuova stella cometa della comunicazione ippica. L’adesione al bando per la ricerca del nuovo direttore fu plebiscitaria. L’attesa spossante. Da agosto si finì a Natale per sapere il nome del vincitore, la cometa si perse per strada e prima di raggiungere la grotta del nascituro si fermò a fare benzina presso la sede dei Ds. Che a sua volta aveva nel frattempo chiuso bottega (meglio Botteghe) proclamando un “rompete le righe” rimbalzato su tutti i giornali tranne che su quelli che legge l’invisibile ed introvabile segretario Soverchia. Rimasto fedele ai simboli di gioventù. Sorpresa. La cometa che doveva portare il nuovo depose il pacchetto e dentro c’era il vecchio che tornava. Il nuovo direttore sarà quello vecchio. Niente di personale e auguri di buon lavoro al neo-vecchio direttore. Quel che è strano è che Melzi ha già preso le distanze dal risultato del suo bando e le responsabilità di Soverchia sono state diluite con quelle della portavoce di De Castro, anch’essa inserita nella commissione esaminatrice. Attenzione Melzi. Sarà vietato d’ora in poi prendere le distanze da se stessi: perché la scelta di quel direttore ti rappresenta per intero, lui sarà il portavoce delle tue imprese, lui illustrerà la strada della tua riforma. Che, credimi, per essere così vitale e indispensabile al settore, appare ora fin troppo confusa. Si sappia almeno, dalla prossima settimana che la nuova televisione del passato è FIGLIA TUA e di SOVERCHIA. L’unica cosa che è da decidere è chi avrà fatto da papà e chi da mamma, ma questo, come direbbe il Tar, non è rilevante. GIUSEPPE MOSCUZZA (r.l.) Premesso che, una volta tanto, condividiamo appieno quanto scritto dall’amico Moscuzza, ci sia consentita soltanto una piccola considerazione. Ci piacerebbe capire con che criterio sono state esaminate le domande in questione: non vorremmo che, ancora una volta, la meritocrazia abbia dovuto inchinarsi a una bieca logica di spartizione politica. |