Halling, trionfo nel Merano al doping? Lo dicono in Francia, da noi mistero I proprietari transalpini dei cavalli piazzati hanno ricevuto la notifica della positività del vincitore. Nessun altro riscontro MATTEO PIERELLI «Telefonatemi al massimo fra 10 minuti, devo sbrigare velocemente una faccenda». Da quel momento, sono le 18.45 circa di ieri, il silenzio. Il telefono di Paolo Favero prima squilla a vuoto, poi arriva il classico «il cliente non è raggiungibile» e poi ancora torna a squillare senza che nessuno dall’altra parte risponda. E così le voci che circolano da parecchio tempo nell’ambiente sulla positività di Halling Joy (di cui Favero è allenatore) dopo la vittoria nel Gran premio di Merano del 30 settembre rimango tali e la notizia non è da considerarsi ufficiale, visto che nel nostro Paese le pratiche sui cavalli trovati positivi ai controlli antidoping, ormai da anni, non sono più comunicate dall’Unire. Il motivo? Questione di privacy spiegano, peccato sia l’unico caso nel panorama dello sport italiano. Questa volta l’indiscrezione arriva dalla Francia ed è rimbalzata in Italia alla velocità della luce e tutto perché i proprietari dei tre cavalli (i transalpini Zarkali, L’As se Pembo e Kan Nejd) che hanno seguito sul traguardo Halling Joy, hanno reso noto di avere ricevuto la comunicazione del doping dell’italiano, con la conseguente probabile scalata in avanti di un posto nell’ordine d’arrivo di una delle corse a ostacoli più prestigiose d’Europa, che quest’anno ha festeggiato la 68° edizione davanti a 10.000 spettatori. Mistero fitto dunque e pure per questo sarebbe stato interessante sapere (e doveroso per correttezza nei suoi confronti) cosa pensasse e cosa avesse da dire in proposito l’allenatore di Halling Joy, la cui vittoria era stata accolta con grande entusiasmo da tutto l’ambiente dei saltatori visto che finalmente, dopo 15 anni, i lMerano era tornato tutto italiano (l’ultimo era stato Miocamen nel 1992). Invece Favero, che si avvia a vincere lo scudetto degli allenatori d’ostacoli per la terza volta dopo quelle del 1994 e del 2006, non è stato più rintracciabile e così la notizia resta priva di ufficialità in Italia, dove i casi accertati di doping sono numerosi, anche nei gran premi. Ma per la questione della privacy nulla viene a galla e questo è un evidente segnale di scarsa trasparenza, che toglie ulteriore credibilità ad un settore sempre più alla deriva.
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