Corse truccate Aversa e Albenga allarme rosso
MICHELE FERRANTE Il rapimento di Equinox Bi (nessuna novità da Mirano) e lo sfogo del proprietario Mauro Biasuzzi, rilanciano la questione morale di uno sport minato nelle fondamenta, istituzioni comprese. Biasuzzi ha denunciato la collusione di operatori ippici con la malavita e dai meandri di una sparuta resistenza silenziosa trapelano nuovi elementi sull’antico fronte delle corse truccate per scommettere a colpo sicuro. Un puzzle di piccoli elementi diventa un quadro definito e se il caso Aversa è un penoso déjà vu, la "new entry" Albenga allarga il fenomeno a macchia d’olio. Ad Aversa, in febbraio, i driver scioperarono contro la camorra che dettava legge. L’Unire di Melzi blindò il Cirigliano: controlll in scuderia, dichiarazione partenti nel giorno delle corse per togliere tempo vitale ai truffatori, che hanno preso le misure e risolto il problema con un basista all’ippodromo. Alla chiusura dei partenti via alle telefonate: "Oggi non devi vincere" il succo. Chi accetta prende dei soldi (300-400 € a colpo), un manipolo di driver collusi sbarca il lunario così. Per tutti gli altri solo paura, botte e auto bruciate sono roba già vista. Segnalazioni della giuria? zero. Ad Albenga l’allarme il 20 ottobre. Un pezzo grosso dell’Unire, scandalizzato davanti alla Tv, ha imposto l’inchiesta sulla 5a corsa: svolgimento anomalo, quota della trio troppo bassa rispetto alle altre, come se i primi tre fossero stati decisi prima. Sulla pista ligure vengono scelte corse con pochi partenti e bastano 3 o 4 driver per piotare il risultato all’insaputa degli altri. Qualche anno fa a Padova (all’Unire comandava Panzironi) un presidente di giuria confessò un ricatto proveniente dalla parte alta della piramide istituzionale: "Se deferisco le corse anomale non mi fanno più lavorare" ammise. Da allora è cambiato troppo poco, stiamo ancora aspettando un antidoping che si possa considerare veramente tale.
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