LETTERA APERTA ALL’ING. BIASUZZI Caro ingegnere, innanzitutto le vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà per quanto le è accaduto. Condividiamo in pieno tutto quanto ha dichiarato alla stampa: sulla prima pagina del “Trotto” abbiamo letto le sue amare riflessioni sull’ippica di oggi, ed abbiamo apprezzato la sua analisi cruda sulla realtà che ci circonda. Anche lei attribuisce la responsabilità di tutto a coloro che hanno voluto aprire le porte dell’ippica anche a chi non avrebbe mai dovuto entrarvi, ed a chi ha incoraggiato l’allevamento con provvidenze assolutamente deleterie, danneggiando a lungo termine chi, come lei, è allevatore “vero”. Sovvenzioni a cavallo nato, premi al traguardo anche a chi produce cavalli di ultima categoria, e fino al termine della carriera. La fuga dei proprietari ha significato l’attuale crisi per chi nell’allevamento ha gettato fatica, sudore, soldi e competenza. Vedere in giro, e con la pretesa di comandare, ancora quella gente che ha fatto dell’associazione allevatori un pascolo personale, deve essere per lei e per i veri allevatori un motivo di grande tristezza. E comprendiamo quindi la sua voglia di “espatriare”, che collima con la terribile parola del grande Eduardo De Filippo che consigliava ai giovani napoletani onesti di fuggire. Caro ingegnere, detto questo, non ce ne voglia se ci permettiamo di sussurrarle una cosa che pensiamo da tanto tempo. La nostra voce, con quella di qualche associazione che per anni si è battuta per combattere questo malcostume ippico, ha avuto poca forza proprio per l’assenza ed il silenzio di persone importanti come lei ed altri suoi colleghi. Se ci fossero stati vicini come avremmo desiderato, se si fossero impegnati come noi, certo il loro peso avrebbe potuto frenare la discesa precipitosa che ci ha portato nell’attuale baratro. Noi avremmo voluto che i veri allevatori come lei avessero dato il loro contributo per salvare l’ippica, avremmo voluto che ai vertici dell’associazione che vi rappresenta vi fossero stati quelli che davvero sanno come si alleva un cavallo da corsa. Ed invece la vostra assenza nelle battaglie che contano ha determinato il disastro al quale stiamo assistendo. E quando a caro prezzo si cerca di porvi rimedio, ripudiando la linea dell’assistenzialismo, ecco che ritornano in campo gli “Attila” del trotto a riportare tutto come prima, peggio di prima. La domanda che ci poniamo è questa. Meglio fuggire e disinteressarsi dell’ippica italiana, lasciandola nelle mani di chi, distruggendola, non capisce che distruggerà se stesso, o continuare a combattere una battaglia che, con l’appoggio dei veri allevatori, dei grandi allevamenti, avrebbe molte più probabilità di successo? Lasciamo a lei la risposta… |